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Sintesi sull’origine dei Bruzi e dei Lucani (Calabria e Basilicata)
Nella prima immagine, pittura murale di un guerriero lucano in una tomba a Pestum. Nella seconda: rappresentazione ideale di Donna Brettia, che incita i Bruzi alla rivolta contro il giogo lucano. Nella terza immagine, un guerriero bruzo.

 

(2ª parte)                                                                     

Nell’articolo precedente ho accennato alle comuni vicissitudini che si intrecciano e si sovrappongono nella storia e nell’origine di due popoli: Lucani e Bruzi o Bretti. Perciò mi propongo di accennare all’argomento in maniera parallela. L’origine di questi due popoli è sicuramente di stirpe sannitica, entrambi appartenenti al ramo Irpino. Tra questi, la compagine più numerosa e agguerrita, i Lucani, verso il VI secolo a. C. scesero in Lucania, quel che poi sarà la Basilicata di oggi. Dirigendosi verso il Sud-Ovest, i Lucani fecero pressione su altri popoli italici, già stabiliti sul luogo (Ausoni, Morgeti, Itali, Enotri e Siculi) e caratterizzati da un idioma Sannitico comune, l’Osco, e sugli Italioti, abitanti delle diverse are e città della Magna Grecia. In un primo tempo, i nuovi arrivati (i Lucani) tendevano a convivere pacificamente con le poleis magnogreche e le popolazioni italiche già stanziate. Ma, verso il V sec. A. C., finirono per avere il sopravvento, in particolare a Posidonia, che battezzeranno Paistom e che poi con i Romani diverrà Paestum. Più a Sud (Calabria), i Bruzi costituivano un popolo nomade di stirpe indoeuropea, anche loro di lingua osca. Questi erano un popolo fiero e bellicoso dedito alla pastorizia. I loro insediamenti erano costituiti da tanti piccoli nuclei, distanziati in maniera regolare e a breve distanza fra loro. Ogni tanto, in alcuni punti strategici, sorgeva un loro centro fortificato chiamato Oppidum. Questo era un luogo (sorte di forum) sicuro dove si tenevano le riunioni importanti, si prendevano decisioni per la sicurezza comune e dove risiedevano gli appartenenti alla classe dominante: guerrieri, magistrati e sacerdoti. Non è chiara la relazione fra Lucani e Bruzi. Secondo la tradizione, mentre gli altri popoli italici spinti dai Lucani ripararono nell’odierna Sicilia, i Bruzii o Brettii furono costretti, dagli stessi Lucani, ad una funzione subalterna, addirittura servile. Infatti vi è chi interpreta il loro nome “Brettii” con significato di schiavi, in lingua osca. Comunque, veritiero oppure no, se i Bruzi furono subalterni ai Lucani, ciò durò ben poco. Infatti, i Lucani, nella loro ostinatezza di voler controllare tutto il Bruzium, una volta assoggettati i Bruzi e scacciati gli Ausoni, Enotri, Itali, Morgeti,e Siculi, dovettero per forza di cose confrontarsi con le città magnogreche del Bruzium, le quali erano solidali fra loro, organizzate e pronte a difendersi. Ma i Lucani non mollarono e, nella loro impresa contro le città magnogreche, armarono i Bruzi fino ad allora tenuti in stato di servitù come pastori. Ciò determinò una serie di vittorie, ma non sufficienti per avere il controllo della regione. I lucani si allearono, quindi, con Dionisio I di Siracusa, nel comune intento di neutralizzare la potenza militare delle città magnogreche. Alla fine, i Lucani ebbero un controllo relativo sulla regione. Ma sorse un problema: i Bruzi, ormai armati, mal sopportavano di essere assoggettati ai Lucani. Non vollero perciò deporre le armi. A questo punto varie sono le tradizioni. La prima è che i Bruzi, una volta concluso il conflitto con le città magnogreche, si rivoltarono ai loro antichi Signori, fino ad ottenere la libertà e una Patria. L’altra versione, più ideale e romantica, fa risalire la rivolta all’iniziativa di una donna chiamata Brettia, la quale diede il nome al popolo (Bretti) e alla regione (Brutium).

 

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Molti storici considerano Brettia la prima donna guerriera occidentale: sarebbe stata lei a guidare cinquecento giovani ribelli contro i Lucani e le città magnogreche ancora inespugnate. I Bruzii, da popolo ormai libero, si organizzarono in una lega e decisero di fondare una loro capitale. Il luogo prescelto fu un punto strategico che venne identificato sul colle Pancrazio attuale, colle che dominava una vallata dove, con molta probabilità, sorgeva un villaggio italico fondato nell’VIII sec. A. C. Si tratta dell’antico agglomerato di Kos o Cossa, “Grotta” (da cui Consentia e poi Cosenza) per le abitazioni scavate nel tufo. Vi è un’altra interpretazione sull’origine di Cosenza. Kos, o Cossa, era una città-fortezza, occupata da seicento mercenari africani al soldo di Dionisio I di Siracusa, alleato dei Lucani. Lo scontro tra Bruzi e i mercenari è ricordato come “La battaglia della Rocca Bretica,  in onore della leggendaria donna guerriera che guidò i Bruzi alla vittoria sui mercenari africani di Dionisio I di Siracusa e dei Lucani. Con questa vittoria fu sancita la pace con i Lucani, pace che passò alla storia come la “Pace di Donna Brettia”. È sul colle dove sorgeva la città fortezza di Kos, o Cossa, che venne eretta la capitale dei Bruzii, che vollero chiamare Consentia (l’attuale Cosenza). Il nome prescelto deriva dal “consensum” di tutte le tribù bruzie e dagli stessi lucani che aderirono  alla “Confederatio Bruttiorum”. La città, che sorgeva alla confluenza di due fiumi, Consentia, da quel momento coniò la propria moneta e per i suoi abitanti iniziò un periodo fiorente. Gelosi della propria indipendenza che difesero accanitamente, a spada tratta, i Bruzii erano ormai riconosciuti come una piccola potenza in rapida ascesa. Purtroppo, nel 270 a. C., Roma bussò alla porta. Il Brutium e la Lucania furono annessi a Roma, diventando la Regio III Lucania et Bruttii o Brittii. Sin dai primordi, fiero e tenace, il Bruzium ha issato a propria insegna la libertà e la dignità di un popolo che, attraverso i secoli, ha conservato nell’intimo valori ancestrali che gelosamente ancora oggi osserva e tramanda.

(Continua)       

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