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Siete buoni genitori? Non è merito vostro, lo dice la scienza

(Adnkronos) –
C’è chi non si sente tagliato per il mestiere di padre o madre. E chi invece lo vive quasi come una vocazione, come se fosse nato per accudire i figli. In entrambi i casi potrebbe non essere una sensazione campata per aria. Essere un genitore buono o cattivo può dipendere anche da una questione di geni che si trovano ‘nell’hub della genitorialità’ all’interno del cervello e potrebbero contribuire a determinare le doti da mamma e da papà. E’ l’ipotesi suggerita da un team di scienziati che ha approfondito la questione in uno studio sui topi.  

 

Secondo la ricerca, firmata da Anthony Isles e colleghi dell’università di Cardiff, e pubblicato sulla rivista ‘Plos Genetics’, nei roditori ci sono alcune evidenze di un fenomeno insolito nei mammiferi chiamato ‘imprinting genomico’ e del fatto che influisce sul comportamento genitoriale. I mammiferi ereditano due copie di ogni gene – una da ciascun genitore – e solitamente ciascuna copia è espressa equamente nella cellula. Con i geni cosiddetti ‘imprinted’, invece, viene espressa solo una copia, quella ereditata dal padre o dalla madre. Per confermare che questi geni svolgono un ruolo nella genitorialità, il team ha utilizzato i dati di sequenziamento dei neuroni nell’hub genitoriale nell’ipotalamo dei topi.  

E ha scoperto che i geni imprinted sono particolarmente comuni tra i geni espressi in queste cellule, incluso Magel2, che in precedenza non era collegato alla genitorialità. Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che i topi privi di una forma attiva di Magel2 erano genitori disattenti che creavano nidi scadenti. Le nuove scoperte mostrano che l’imprinting genomico svolge un ruolo importante nel controllo del comportamento genitoriale nei topi.  

È interessante notare, affermano i ricercatori, che ricerche precedenti avevano anche dimostrato che se i cuccioli di topo perdono la versione paterna di Magel2, emettono meno vocalizzazioni ultrasoniche, che usano per attirare l’attenzione della madre. Insieme, questi risultati supportano l’idea che l’imprinting genomico si sia evoluto per coordinare le attività genitoriali tra una madre e i suoi cuccioli.  

“Il nostro studio – concludono gli autori – dimostra l’importanza dei geni imprinted come gruppo nei circuiti neurali che controllano il comportamento genitoriale nei mammiferi. Questi risultati implicano che i genomi materno e paterno possono manipolare in modo differenziale le cure parentali per i propri fini, modellando così l’evoluzione del comportamento genitoriale nei mammiferi”. 

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