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Siccità Italia: emergenza da affrontare con interventi strutturali

La siccità provocata dagli ormai inarrestabili cambiamenti climatici sta mettendo a durissima prova l’intero settore agroalimentare italiano, con ricadute sull’occupazione e un forte impatto sul lavoro. Di fronte ad eventi che non si possono più definire straordinari, non si può pensare che la soluzione, è il caso di dirlo, arrivi dal cielo. Sono necessari interventi strutturali. Infatti la rete idrica italiana trattiene e rende disponibile appena l’11% delle acque piovane. Il problema è sì dovuto alla scarsità di acqua e neve e alle temperature sempre più alte, ma anche da programmazioni infrastrutturali e capacità di intervento sul tema dell’acqua su cui il Sistema Paese Italia non ha sempre brillato. A ciò si aggiunge che c’è una diversificazione di competenze tra tre Ministeri (Agricoltura, Transizione Ecologica e Infrastrutture) che non agevola il coordinamento degli interventi necessari a garantire che ci sia, anche in momenti di siccità, una tenuta del sistema idrico nazionale.

Le leggi vigenti prevedono che ci sia una scala di priorità nell’utilizzo dell’acqua: per uso civile (per garantire ai cittadini di avere la risorsa idrica), per l’agricoltura e per l’industria. Ciò a dimostrare e comprendere perché ogni azione di contrasto che verrà attuata trova la sua ragion d’essere in questa scala prioritaria che fondamentalmente tende ad utilizzare l’acqua per gli usi civici e per garantire cibo alla popolazione.

In questi giorni si fa un gran parlare sulla necessità di intervenire con la dichiarazione dello stato di emergenza. È bene sapere che vi sono due fattispecie: lo stato di emergenza e lo stato di calamità. Ed è giusto che viaggino assieme, perché c’è necessità di garantire con lo stato di emergenza l’azione coordinata della protezione civile nelle regioni portando l’acqua là dove serve (anche per l’abbeveraggio del bestiame che è certamente elemento fondamentale per la salute e il benessere degli animali), mentre con lo stato di calamità si consente di superare i vincoli e i limiti della legge che prevede il ristoro dei danni alle aziende agricole tramite il Fondo di Solidarietà nazionale. Occorrerebbe spingere gli agricoltori all’obbligo assicurativo, perché questo è l’unico elemento che garantisce un prodotto assicurativo che funzioni e una capacità di intervento del mondo delle assicurazioni superiore alla capacità di intervento che lo Stato ha nel risarcire i danni. Attualmente lo Stato italiano ha individuato una serie di azioni di contrasto alla grave crisi siccitosa: strutturali, programmatorie e risarcitorie. Per le azioni strutturali è stata promossa un’azione ricognitiva volta a verificare gli invasi su cui è possibile realizzare investimenti di efficientamento in tempi brevi, oltre che l’esistenza di ogni tipo di ostacolo alla realizzazione degli investimenti già programmati nel settore idrico (civile, agricolo, industriale) e a programmare la realizzazione di nuovi invasi nelle aree del Paese in cui la carenza di acqua è ricorrente.

Quali azioni programmatorie, saranno assunte iniziative, anche legislative, per coordinare al meglio l’utilizzo delle risorse in condizioni di scarsità idrica tra settori produttivi e territori. Per le azioni risarcitorie, in coordinamento con le Regioni, è stata avviata un’azione ricognitiva volta alla verifica del reale fabbisogno in termini di indennizzi ai settori colpiti. In particolare, per il settore agricolo è necessario verificare, per ogni settore produttivo ed areale, la reale portata del fenomeno, tenendo conto che i cereali autunno-vernini (frumento tenero e duro) sono in fase di raccolta, mentre riso e, soprattutto, mais, soia e ortofrutta, sono nella fase del ciclo produttivo in cui è massimo il fabbisogno irriguo. Per quanto riguarda poi la possibilità di elaborare un piano straordinario, il Ministero agricolo italiano, con i recenti programmi di finanziamento nazionali tramite fondi europei e nazionali, ha destinato ingenti risorse agli interventi sulle infrastrutture irrigue collettive, per l’ammodernamento ed efficientamento del servizio di irrigazione collettiva, per l’incremento delle disponibilità di acqua, per l’efficientamento delle reti e relativi sistemi di gestione e monitoraggio. Questi fondi hanno intercettato, in particolare, il fabbisogno di intervento nella fase del trasporto dell’acqua irrigua e di efficientamento del servizio idrico di irrigazione collettiva. Anche il PNRR contribuisce all’attuazione di questa strategia con riferimento all’efficientamento del sistema irriguo con uno stanziamento di oltre 800 milioni di euro. È dunque chiaro che l’emergenza va affrontata con un mix di strumenti fra i quali devono prevalere gli interventi a carattere strutturale visto che i fenomeni siccitosi faranno parte del nostro futuro in maniera costante.

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