venerdì 22 Novembre 2024 | 16:02

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Siamo il paradiso dei ladri di automobili. Ora basta! 

“Ladri di biciclette” (1948, per la regia di Vittorio De Sica) e soprattutto “Ladri di automobili” (1955, per la regia di Abner Biberman) sono due film che hanno previsto e anticipato un fenomeno allarmante che sta dilagando a macchia d’olio in tutto il Canada. Nel Paese degli aceri, infatti, la triste realtà ha ormai superato la finzione cinematografica. Un’altra gatta da pelare per il governo Trudeau, sempre più logoro e fiaccato da un’emorragia di voti implacabile, anche tra gli elettori più giovani (tradizionalmente allergici al Partito Conservatore). I dati sono impietosi e non lasciano margini di interpretazione. Da quando, nel 2015, il governo liberale ha preso le redini del Paese, si è registrato un aumento medio del 34% dei furti d’auto in tutto il Canada, con punte del 122% in Ontario e del 120% nel New Brunswick. Negli ultimi mesi, il fenomeno ha raggiunto apici inimmaginabili e inaccettabili: nel 2022, infatti, in soli 12 mesi, i tassi di furto di autoveicoli, sono addirittura aumentati del 50% in Québec, del 48,3% in Ontario, del 34,5% nelle Province Atlantiche e del 18,35% in Alberta. Si stima che ogni anno in Canada vengano denunciati 90.000 furti di veicoli (uno ogni 6 minuti). Di questi, 15.000 in Québec e 12.000 solo a Montréal. In alcune regioni, la criminalità organizzata agisce senza scrupoli, aggredendo i malcapitati e violandone le abitazioni. I lauti proventi servono poi a finanziare altre attività illegali, come il riciclaggio di denaro sporco e il traffico di armi, droga e prostituzione. La maggior parte dei veicoli rubati vengono esportati e venduti in Africa e in Medio Oriente.

 

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E qui entra in gioco il Porto di Montréal, diventato ormai una zona franca per i trafficanti: solo l’anno scorso, la Polizia di frontiera ha sequestrato 1.050 veicoli rubati, contro i 57 di tutti gli altri porti del Paese. Ma migliaia di auto hanno lasciato senza colpo ferire il molo montrealese. Il 18 gennaio scorso, stipate in container che hanno viaggiato su 18 diverse navi cargo, 251 tra auto e Suv, tutte di marche prestigiose e per un valore stimato di 22 milioni di euro, sono stati sequestrati nel Porto di Gioia Tauro, in Calabria, dove erano in transito. Alla fine è un affare per tutti: gli osservatori, che identificano i veicoli, possono guadagnare fino a 100 $, i ladri circa 20.000 $ (al netto di 700 $ per acquistare su Amazon tutto il kit necessario per l’hacheraggio!) e gli esportatori fino a 80.000 $. A rimetterci, oltre al governo liberale in termini di credibilità, sono i contribuenti canadesi, già colpiti dalle scure dell’inflazione galoppante e dei tassi di interesse alle stelle. Nel 2022, per la prima volta in assoluto, il furto d’auto è costato al settore assicurativo più di 1 miliardo di dollari, un salasso che si traduce inevitabilmente in un aumento della retta mensile per tutti gli automobilisti. In Ontario, in particolare, le richieste di risarcimento per furti d’auto sono aumentate del 329% nella prima metà del 2023, per un totale di perdite di oltre 700 milioni $. L’Insurance Bureau of Canada stima che ciò costi a ogni conducente dell’Ontario 130 $ in più all’anno (105 $ a quelli del Québec). Una bomba sociale che è già diventata una questione politica. Giovedì 8 febbraio, a Ottawa, si è tenuto un vertice tra leader governativi, forze dell’ordine e dirigenti dell’industria automobilistica per fare il punto su quella che viene sempre più percepita come una vera e propria emergenza nazionale. Dopo aver stanziato 28 milioni per rafforzare i controlli della Canada Border Services Agency (CBSA), il governo ha annunciato che inasprirà le pene previste dal Codice Penale. I Conservatori hanno già fatto alcune proposte concrete e condivisibili: l’incremento da sei mesi a tre anni del carcere obbligatorio per i ladri d’auto recidivi (con l’aggravante della criminalità organizzata), la cancellazione degli arresti domiciliari in caso di condanna per furto di autoveicoli, nuovi ‘scanner’ per scandagliare i container e 75 agenti di frontiera in più nei 4 principali porti del paese (Montréal, Halifax, Vancouver e Prince Rupert). Misure precise e più che giustificate contro chi attenta alla nostra sicurezza economica, ma soprattutto alla nostra libertà e, più in generale, alla democrazia canadese. Il governo intervenga al più presto, con provvedimenti netti e draconiani, se necessario, prima che un’emergenza nazionale non si trasformi in una vergogna internazionale.

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