Québec – Procede spedita l’azione di governo di François Legault che, dopo aver depositato il disegno di legge n.9 che riforma il sistema di immigrazione, il 14 febbraio ha ‘raddoppiato’ con una seconda proposta di legge: quella che mira ad offrire alle famiglie la possibilità di iscrivere i propri figli alla scuola materna già a 4 anni. Un’altra promessa-faro della campagna elettorale cachista, depositata all’Assemblea Nazionale giovedì scorso dal Ministro dell’Istruzione, Jean-François Roberge. La riforma mira a modificare la Legge sull’istruzione Pubblica, in modo che entro il 2023 tutte le scuole, pubbliche o private, possano offrire la nuova classe “indipendentemente dal settore economico” in cui vivono i bambini. Attualmente, solo le scuole che si trovano nelle aree svantaggiate (con l’indice di “sofferenza” compreso tra 8 e 10, su una scala di 10), prevedono l’offerta di queste classi. Rispetto, però, ai proclami in campagna elettorale, sono schizzati i costi: da 250 milioni a quasi 700 milioni all’anno. Senza contare le spese per la costruzione delle aule. I genitori non saranno obbligati a mandare i loro figli alla scuola materna già a 4 anni: potranno optare per gli asili, oppure decidere di lasciare i propri figli a casa o dai nonni. Molto critica l’opposizione: il Parti Québécois (PQ) ha bollato il progetto come “né voluto, né auspicabile, né fattibile”, con il governo che si sarebbe dovuto limitare a sviluppare gli asili (Centri della Piccola Infanzia, CPE). La portavoce del Partito Liberale (PLQ) in materia di educazione, Marwah Rizqy, ha accusato il governo di Legault di “cecità ideologica” volendo andare avanti a tutti i costi con il progetto, quando avrebbe dovuto e potuto concentrarsi sullo sviluppo delle scuole materne per i bambini di 4 anni nelle aree svantaggiate. Per la portavoce di Quebec Solidaire (QS) in materia di istruzione, Christine Labrie, il governo sta soltanto cercando di “realizzare una promessa elettorale”, piuttosto che promuovere il successo educativo dei bambini. Perplesse anche le Commissioni scolastiche: soprattutto quelle di Montréal lamentano non poche difficoltà a trovare ulteriori aule per accogliere le nuove classi. E, secondo un sondaggio reso pubblico il 13 febbraio scorso, nemmeno i genitori vedono di buon occhio l’iniziativa: un sondaggio realizzato dall’istituto Léger per l’Association québécoise des centres de la petite enfance (AQCPE) dimostra che gli asili (CPE) restano la prima scelta per una percentuale significativa di genitori. A parità di costo e possibilità di accesso, infatti, il 49% dei genitori dichiara di preferire l’asilo per il figlio di 4 anni, mentre solo il 19% si dichiara favorevole alla scuola materna. “Il governo deve prendere atto di questi risultati”, ha tagliato corto Geneviève Bélisle, direttrice esecutiva dell’AQCPE. (V.G.)
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