(Adnkronos) – ‘Vino e veritas’, benefici, rischi e giusta misura nel consumo di alcolic
i’ è il titolo della nuova puntata di Bio Medical Report che, attingendo dal noto detto latino, affronta una questione delicata e di estrema attualità internazionale, che lega i proverbiali effetti salutistici di un buon bicchiere di vino al presunto rischio di assunzione quotidiana di alcolici. “Fin dall’antichità – ha spiegato l’immunologo Mauro Minelli, coordinatore scientifico della rubrica e responsabile per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina Personalizzata – sono note le proprietà terapeutiche del vino. Lo stesso Plinio il vecchio le ricordava, con riferimento alla capacità di questa bevanda di fornire energia e riscaldare il corpo, di stimolare l’appetito e di favorire il sonno”. Tante le storie e le tradizioni, ha ricordato Minelli, che “riportano l’uso che del vino è stato fatto nei secoli, anche dalla Medicina”.
“La fermentazione alcolica – ha precisato l’immunologo – è la caratteristica fondamentale del vino e consiste in una serie di trasformazioni chimiche operate dai lieviti che dal glucosio producono etanolo ed anidride carbonica con il rilascio di energia sotto forma di calore. Oltrepassare le dosi significa costringere il fegato ai tempi supplementari per poterlo smaltire con aggravio conseguente della salute complessiva del nostro organismo.”
Alcol e fegato è il terreno di specializzazione di uno dei più famosi clinici italiani, e cioè Giovanni Gasbarrini, professore emerito di Medicina Interna e già presidente della Società Italiana di Alcologia, il quale ha ricordato che “un consumo moderato, anche quotidiano di vino in un soggetto sano, senza patologie dovute a specifico consumo di alcol, non ha controindicazioni, anzi può essere salutare, diverso ragionamento – ha osservato – per chi accusa malattie a carico di fegato, pancreas e, più in generale, dell’apparato digerente, perché in questi casi il bere vino è assolutamente controindicato. Va categoricamente evitato nelle donne in gravidanza, perché l’alcol può essere complice dello sviluppo di encefalopatie nel nascituro.
Il dibattito in sede europarlamentare che, alla fine, ha sottratto i vini italiani dal ritrovarsi in etichetta il marchio infamante di bevanda cancerogena, è stato commentato anche da alcuni produttori di vini di qualità. Vincenzo Nacci, produttore di terza generazione, ha raccontato che “il vino non è solo una bevanda, ma è un collante sociale, un pretesto di convivialità, un alfiere della cultura locale”, mentre l’ammiraglio Oreste Tombolini, anch’egli produttore, ha illustrato a Biomedical Report i benefici dell’invecchiamento del vino nelle botti a suon di musica. Tombolini accompagna l’affinamento in bottaia con i canti gregoriani, nella convinzione di un ruolo importante che la musica avrebbe nella produzione di vino di qualità.
Infine, Giuseppe Caforio, ex parlamentare italiano, suggerisce “l’inconsistenza delle bordate ai danni del vino di cui qualcuno si è fatto interprete in Europa, commentando che alla fine, fortunatamente, tutto si è concluso ‘a tarallucci e vino’ come recita un noto proverbio”.