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Sanità, ingegneri clinici: “Su nuove tecnologie in Pnrr ascoltare professioni”

Ascoltare le professioni che lavorano in prima linea nella sanità per utilizzare al meglio le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sul fronte del rinnovamento tecnologico e digitale. E’ l’appello lanciato dall’Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic), riunita a Milano per il suo 21esimo Convegno nazionale.  

“Il messaggio che intendiamo lanciare oggi – afferma Lorenzo Leogrande, presidente del meeting – è che le nostre società scientifiche sono pronte a dare il loro contributo per definire meglio i prossimi passi operativi. Nel prossimo periodo dovranno essere messi a punto i passaggi di identificazione finale dei fabbisogni reali, le distribuzioni e gli atti burocratici e formali per poter mettere mano a questa imponente opera di ammodernamento che entro il 2024 dovrà portare a una spesa di circa 1,2 miliardi di euro. I tempi in realtà sono stretti”, quindi “riteniamo che siano proprio i professionisti coinvolti in prima fila la voce da ascoltare prontamente per quella razionalizzazione di cui sentiamo tutti il bisogno, affinché questa misura del Pnrr generi effettiva qualità nei servizi ai pazienti”. 

“In uno dei passaggi più importanti (e discussi) del Pnrr – ricordano gli ingegneri clinici – si prevede un investimento in infrastrutture tecnologiche e digitali ospedaliere ‘tramite l’acquisto di 3.133 nuove grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico caratterizzate da una vetustà maggiore di 5 anni'”. Tuttavia, “non risulta chiaro a molti osservatori ed esperti come sia stata definita la numerica di 3.133 nuove apparecchiature – osserva Giovanni Guizzetti dell’Aiic – Evidentemente, quando si parla di Tac, risonanze magnetiche, acceleratori lineari, sistemi radiologici fissi, gamma camera/Tac, mammografi ed ecotomografi, si va a toccare argomenti di fortissimo impatto mediatico. Però a noi interessa soprattutto comprendere come siano state definite queste cifre, quali siano le effettive età-soglia per definire le obsolescenze operative, e quali sono poi le fasce tecnologiche e le prestazioni di riferimento. Nell’insieme ci sembra che questo investimento sia importante, ma conserva dei punti di poca chiarezza. E’ quindi un argomento da osservare con attenzione e da razionalizzare, con il contributo dei tanti operatori coinvolti nel comparto”. 

Durante la sessione congressuale dedicata all’argomento – riferisce una nota Aiic – sono intervenuti esponenti di varie società scientifiche, tra cui Antonio Orlacchio (Sirm, Società italiana di radiologia medica e interventistica), che ha evidenziato come l’ammodernamento debba essere “mirato e razionalizzato”, e posto in stretta “relazione con la presenza e la formazione del personale dedicato”.  

Vittorio Donato (Airo, Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica) e Laura Evangelista (Aimn, Associazione italiana di medicina nucleare) hanno sposato “con entusiasmo” gli investimenti previsti. “Per la radioterapia oncologica questi fondi sono una boccata di ossigeno – dice Donato – Dai censimenti realizzati da Airo sappiamo che l’Italia si trova in una situazione a volte drammatica, con macchine che hanno più di 10-12 anni. Occorre quindi mettere mano a un rinnovamento del parco macchine, puntando alla sua realizzazione sulla base di valori condivisi di equità e trasparenza sul territorio”. 

“Anche la medicina nucleare ha accolto la notizia di questo investimento con entusiasmo – rimarca Evangelista – Basandoci sui dati Aimn sappiamo che nel nostro ambito abbiamo già 924 macchine da cambiare con urgenza. Ma siamo consapevoli che l’entusiasmo non è sufficiente e si deve trasformare in investimenti razionali ed effettivamente utili”. 

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