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Sandro Mauro in compagnia della figlia Senna
Sandro Mauro, orgoglio italo-montrealese dell’IndyCar racing

Uno sguardo alla poliedrica storia di Sandro Mauro: valido imprenditore, appassionato cuoco autodidatta, fantastico padre single e brillante capo meccanico del Dale Coyne Racing Team, scuderia di punta dell’IndyCar racing

 

La squadra dei meccanici del Dale Coyne Racing Team presso il circuito di Indianapolis

 

MONTRÉAL – Sacrifici, passione, perseveranza: tre pregnanti parole, coordinate che ci permettono di cogliere il senso dell’intensa e variegata vita di Sandro Mauro, italo-canadese nato e cresciuto a Montréal ma di origini – profondamente sentite – meridionali che, dopo 25 anni senza corse, ha deciso di tornare alle sue radici, alla sua passione per i motori. E lo ha fatto in grande stile: il 25 dicembre del 2023 si è trasferito a Chicago per iniziare la stagione 2024 come capo meccanico del Dale Coyne Racing Team, storica scuderia dell’NTT IndyCar Series, più nota come IndyCar, il maggiore campionato automobilistico per vetture a ruote scoperte.

 

Noi de Il Cittadino Canadese l’abbiamo incontrato per una piacevole chiacchierata prima dell’Indianapolis 500, una tra le competizioni più importanti e seguite al mondo, che si correrà domenica 26 maggio.

 

“La mia passione per le auto è nata quando avevo 12 anni”, ha esordito Sandro Mauro. “Mio cugino Carlo era un meccanico e mi piaceva andare a vederlo lavorare. Con lui e insieme a suo padre guardavamo la Formula 1. Non mi perdevo mai una gara, ogni domenica ero sempre davanti allo schermo, anche quando si correva la mattina presto. Alain Prost, Nigel Mansell e soprattutto Ayrton Senna erano i miei piloti preferiti, erano i miei eroi ed ero affascinato dalla vettura McLaren MP4/8 guidata dal brasiliano”. Da allora, un ancora giovanissimo Sandro pensava già di voler costruire auto da corsa una volta adulto. All’età di 18 anni, è andato in California per frequentare una scuola specializzata in motori e, passo dopo passo, ce l’ha fatta. Ha iniziato la sua carriera nell’IndyCar 500, lavorando per diverse squadre: Player Forsythe Racing, Tasman Motorsports e Chip Ganassi Racing; in seguito, in Formula 1, per la Williams e la Prost.

 

Sandro Mauro e il suo team durante un controllo della monoposto

 

Ha deciso di rientrare in Canada, a Toronto, dove ha lavorato per Mazda. Ha, poi, dato uno stacco al mondo delle quattro ruote, per intraprendere nuove esperienze private e lavorative. Nel 2005 è tornato a Montréal e ha avuto sua figlia, Senna, proprio il cognome del suo idolo, il leggendario pilota verde oro; nel 2009 ha tenuto uno show televisivo per due anni intitolato Can Your School Rock su Global; nel 2010 ha avviato un’impresa di costruzione e, nel periodo della pandemia, ha aperto un profilo Instagram (@cookingwith_sandro) e un sito internet (www.cookingwithsandro.ca), entrambi con molto seguito, in cui ha mostrato le sue insospettabili e sconosciute al pubblico doti culinarie, coltivate da sempre come autodidatta.

 

Tutto questo fino a novembre 2022, allorché il suo miglior amico, Peter, del team Aston Martin Aramco Cognizant di F1, ha avuto un infarto ed un ictus che lo hanno reso invalido. “Quel giorno ha cambiato la mia vita. Mi sono promesso, in suo onore, di tornare nel mondo delle corse”. Con tutta la sua forza di volontà, ha inviato innumerevoli candidature fino a quando, il 20 dicembre 2023, ha ricevuto la tanto agognata e-mail. Era di nuovo in pista. Da capo meccanico. “Questa nuova avventura è per Peter – ha aggiunto con molta amarezza mista a toccante emozione – e spero di dargli la spinta per poter lottare”. L’unica nota triste è stata l’allontanamento dalla sua adorata figlia diciassettenne Senna che, “nonostante la sua giovante età, ha compreso e appoggiato la mia scelta, ha condiviso i miei ideali e mi ha incoraggiato ad accettare”.

 

L’abbiamo ascoltato nel coinvolgente racconto del suo lavoro, dei compiti che svolge in quanto capo meccanico: “Io mi occupo del front-end, ovvero la parte anteriore delle monoposto, dove si siede il pilota, la cabina di pilotaggio. Ma anche delle sospensioni anteriori, di tutta l’elettronica presente nel piantone dello sterzo e di tutto ciò che ha a che fare con il telaio”. Sandro, da innamorato esperto di motori, ha messo in risalto come i  progressi tecnologici – l’introduzione di unità di potenza ibride e di miglioramenti della sicurezza come il dispositivo HANS – hanno rivoluzionato lo sport, rendendolo più veloce, più sicuro e più avvincente che mai – sottolineando – “che la velocità raggiunta dai piloti professionisti è un’impresa di ingegneria moderna, a testimonianza della potenza e della precisione dei veicoli da corsa di oggi. In Formula 1, le auto possono arrivare ad una velocità di 350 km/h, mentre in IndyCar, a volte, ci si spinge oltre i 400 km/h”. Per questo motivo, nel suo mestiere “non ci può essere assolutamente margine di errore in quanto la vita di qualcuno è in gioco. La sicurezza dei piloti è al primo posto. Poco o nulla è lasciato al caso ed è per questo che ci sono almeno sei meccanici per auto”.

 

Abbiamo anche parlato del team in cui sta lavorando, il Dale Coyne Racing Team Dale Coyne Racing Team: “Siamo come una grande famiglia e lavoriamo tutti a stretto contatto. Io e i miei meccanici ci occupiamo di due vetture, la numero 51 e la  numero 18. Ad oggi il nostro parco piloti è formato dagli esperti e veterani, Jack  Harvey e Colin Braun; la prima donna a vincere una grande gara a ruote scoperte in Nord America, Katherine Legge; il nostro giovanissimo talento cristallino di appena 19 anni, Nolan Siegel. Si tratta di un gruppo compatto dotato di fantastiche qualità sia personali che professionali”.

 

La nostra mission, in quanto giornale che promuove la lingua e la cultura del Belpaese nel continente americano, ci ha spinto a contattare Sandro, che, significativamente, ha voluto concludere l’intervista affermando che “nel team ci sono tante persone italiane tra cui diversi ingegneri. Quando ne abbiamo la possibilità, parliamo italiano e per me questo è motivo di particolare orgoglio perché sono fiero delle miei origini. Prima di essere canadese, io sono italiano e questo lo sarà per sempre”.

 

Continua così, Sandro, autentica bandiera italo-canadese!

 

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