(Adnkronos) – La salute psichica e l’esposizione alla violenza: la percentuale di minori stranieri in carico ai servizi per maltrattamento è tre volte maggiore rispetto a quella rilevata nella popolazione minorile. La violenza familiare e sociale caratterizza spesso il contesto di provenienza di molti minori presenti nel nostro Paese. Per molti di loro la migrazione è subita adeguandosi al progetto della famiglia e replicando i modelli culturali di appartenenza; in questi contesti possono nascere conflittualità che possono tracimare in violenza diretta e assistita soprattutto a danno delle donne. A lanciare l’allarme è la Società italiana di pediatria in occasione del 78esimo Congresso nazionale della Sip in corso a Torino.
Essere bambine e ragazze appartenenti a famiglie migranti, prive di risorse e in condizioni di irregolarità e inserite in contesti di marginalità – evidenzia la Sip – è una zavorra pesante sulla strada dell’autodeterminazione e sicuramente un fattore di rischio per l’esposizione a violenza diretta o assistita. A ciò si aggiungono i matrimoni forzati e le mutilazioni genitali femminili. Secondo dati del Gruppo nazionale di lavoro bambini migranti della Sip (Gnlbm) circa duemila ragazze nate nel nostro Paese sono costrette a sposarsi ogni anno nello Stato di origine, in molti casi per matrimoni precoci e forzati. In Italia – conclude la nota – si calcola inoltre che su una popolazione totale di 76.040 ragazze di età compresa tra 0 e 18 anni provenienti da Paese a tradizione escissoria dal 15% al 24% siano a rischio di essere sottoposte a mutilazioni genitali femminili.