(Adnkronos) – “La medicina interna è la madre di tutte le specialità, dalla medicina interna sono gemmate a poco a poco tutte le altre branche della medicina. Questo ha fatto sì che intorno agli anni ’70 la medicina interna perdesse un po’ della sua forza propulsiva a vantaggio delle specialità. Allora la popolazione era giovane e usciva dalla guerra, le patologie erano “mono patologie” e quindi lo specialista aveva gioco facile. Oggi non è più così”. Lo afferma Nicola Montano, medico internista al Policlinico di Milano e presidente eletto della Società italiana medicina interna (Simi). “Adesso la popolazione è cambiata molto: chi allora aveva 40 anni oggi ne ha 80-90. Stiamo parlando di persone con più patologie per le quali non basta più il singolo specialista ma serve il medico internista che di fatto è un direttore d’orchestra perché è il medico che dà il via al processo di cura per poi chiuderlo”. Montano non ha dubbi: “La medicina interna si occupa del paziente nella sua totalità, fa diagnosi, si prende in carico circa il 70% dei pazienti che sono ricoverati in ospedale per molteplici patologie. Quindi l’internista deve avere una visione di insieme su tutte le malattie e deve cercare di coordinare anche l’azione dei vari specialisti rispetto alle varie patologie che il paziente presenta”.
Quanto agli obiettivi della Simi, “lavoriamo su tre fronti – conclude l’esperto -: ricerca, formazione dei giovani internisti senza dimenticare la parte legata alla professione del medico internista, ovvero a tutte quelle problematiche che hanno a che fare con lo svolgimento della nostra attività nell’ambito del sistema sanitario”.