IL PUNTO di Agostino Giordano
Per fare uno sgarbo a Matteo, il Tar ci mette una pezza: la lista Fassina, a Roma, e la lista dei Fratelli d’Italia, a Milano, sono state riammesse alle elezioni del 5 giugno. Sì, perché il 5 giugno si rivota, per le amministrative in 1.300 comuni, tra cui città di spicco come Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino e Trieste. E uno si chiede, incuriosito, chi abbia governato queste città negli ultimi 5 anni. A Roma ha sgovernato un chirurgo come Marino, in quota Pd/ex Pci, amante degli Usa, sbertucciato in bici e contestato in Consiglio, fino alla prematura defenestrazione dal Campidoglio, per mano della sua stessa maggioranza. A Milano ha governato un certo Pisapia, verde fino alla punta del naso, sostenuto dal Pd/ex Pci, che ha collezionato flop a catena e che da sei mesi ha fatto perdere le tracce, forse per far dimenticare la propria fallimentare stagione. A Napoli ha sgovernato un certo De Magistris, magistrato, in quota Idv/Di Pietro, sostenuto dalla sinistra: un caso lampante sul come la magistratura non sappia governare città anomale, figuriamoci quelle normali! A Torino, ha fatto il sindaco un certo Fassino, addirittura ex segretario Pd/Pci. A Bologna, un altro Pd/ex Pci, un certo Merola; a Trieste, un certo Cosolini, sostenuto dal Pd/ex Pci. Come si può vedere, 6 casi di amministrazioni in salsa rossa. Personaggi-flop – quelli di Roma, Milano e Napoli- che hanno fatto vergognare gli stessi loro sostenitori e che ha fatto mordere le mani, ancora una volta, a chi non è andato a votare. Bene, direte voi, quest’anno, almeno a Roma, Milano e Napoli, a) l’elettorato astensionista si presenterà in massa a votare; b) l’elettorato di sinistra si guarderà bene dal ri-votare Pd-ex Pci / Verdi e Rif.Com.; c) i sondaggi saranno tutti dalla parte del centrodestra; d) il centrodestra si presenterà unito e compatto. Negativo, su tutta la linea. L’elettorato astensionista non sembra aver cambiato idea; l’elettorato di sinistra rivoterà Pd/ex Pci; i sondaggi danno per favoriti Pd e Grillini; il centrodestra si presenta diviso, ipercritico, non compatto. A Roma, se vince la Raggi, sarà un voto di protesta nudo e crudo; e tra le altre cose, la Virginia, secondo programma, farà spostare i romani in funivia, si utilizzeranno solo pannolini lavabili e si potrà pagare con denaro alternativo; dopo l’era Marino, si pensava che fosse finita la follia neroniana. A Milano, Sala, il candidato Pd, non sarebbe neanche candidabile perché ancora non dimissionario da presidente-Expo, ma la magistratura nicchia. Voi, a questo punto, per la nausea che vi provoca questo mio scritto, avrete dell’elettore italico un’immagine quantomeno arlecchinesca. Ma non è tutto. A rendere ancora più surreale questa parziale tornata elettorale è Renzi Matteo – Premier per caso e segretario-Pd a tempo – che scambia le amministrative con il Referendum di ottobre, quasi a voler anticipare i tempi, quasi a trasformare il 5 giugno in un pre-Referendum sulla sua persona e la sua strana riforma costituzionale. Sa che ottobre è dietro l’angolo, sa che i sondaggi danno in forte vantaggio il fronte del ‘No’ e gioca d’anticipo. Occupa la Rai-Tv su tutti i canali e a tutte le ore, chiude format a lui ostili, si fa intervistare da ‘giornalisti-tappeti’. E ogni giorno una promessa, una più stravagante dell’altra. Famoso il suo bonus di 80 euro alle fasce più deboli: bene, lo Stato adesso li rivuole indietro. Famosa la sua promessa di pochi giorni fa, con un tweet: i marò (tornati dall’India non per merito suo) sfileranno il 2 giugno. Contrordine: i marò non saranno alla parata del 2 giugno. Firmato Renzi. Che vergogna! Si può votare per Renzi e per il partito che rappresenta? Berlusconi è stato chiaro: “Votate per la democrazia! (…) Renzi
rischia di diventare padrone d’Italia”.