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Quattro novembre: una tappa significativa nella storia d’Italia

Il 4 Novembre 1918 l’Italia usciva vittoriosa dal Grande Conflitto Mondiale. Il sogno di tanti martiri risorgimentali di un Italia redenta, unita e sovrana nei suoi confini naturali si avverava. Il prezzo pagato comportò un immane Sacrificio di vite umane (seicentomila caduti, un milione di feriti e quattrocentomila mutilati). Oggi, il 4 Novembre è dedicato alla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, in riferimento alla Vittoria della Grande Guerra il 4 Novembre 1918 e alla Solenne Cerimonia del 4 Novembre 1921; data in cui avvenne la traslazione della salma di un milite italiano sconosciuto, da Aquileia a Roma, le cui spoglie furono tumulate all’Altare della Patria, a rappresentare e rendere onore a tutti i soldati italiani caduti, non identificati e senza nome, durante la Grande Guerra. Di qui l’appellativo della Salma di MILITE IGNOTO. Sin dal primo dopoguerra del Primo conflitto mondiale, questa ricorrenza ha attraversato varie fasi della storia d’Italia. In un primo tempo, nel 1919, fu istituita quale Giornata dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate.

 

Nel 1921, la ricorrenza, in quanto scenario della sepoltura del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria a Roma, accentuò il suo significato sulla vittoria conseguita contro l’Impero austroungarico; si parlò di Vittoria Alata e di patriottismo. Per questo motivo, la Grande Guerra venne anche definita 4ª Guerra di Indipendenza nazionale, nonché completamento del Risorgimento. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la ricorrenza gradualmente assunse un significato meno patriottico e tornò ad essere la celebrazione ufficiale delle Forze Armate italiane e dell’Unità nazionale, portata a termine grazie alla vittoriosa guerra contro le forze austriache, liberando Trento e Trieste. La Giornata, pur rimanendo giorno festivo fino al 1976, divenne “festa mobile” la prima domenica di novembre, incidendo sempre meno sull’anniversario di una vittoria e sull’aspetto patriottico e nazionale. L’evento, una volta famoso e con connotazioni eroiche “sacrali”, attraversò un continuo e graduale declino.

 

Nella prima immagine, la tomba del Sommo Poeta, Dante Alighieri a Ravenna; nella seconda immagine, un elmetto italiano della Prima Guerra Mondiale di un fante ignoto, presso il Museo del Risorgimento; nella terza immagine, il Sacello del Milite ignoto vegliato dalla Dea Roma all’Altare della Patria.

Dal 2000, però, il 4 Novembre ha riacquisito una certa importanza nelle rievocazioni della Penisola. Purtroppo, malgrado ciò, oggi le funzioni delle Forze Armate assumono aspetti diversi rispetto al passato, quando erano strumento di difesa e di presidio dei confini naturali nazionali in tempi di pace o di forza offensiva nei periodi di guerra. Per queste ragioni, oggi la tradizionale giornata celebrativa in onore delle Forze Armate assume un significato che travalica la storia nazionale, i confini territoriali ed altri settori della nostra società, allontanandosi sempre più dal contesto e dal significato originario che intendeva celebrare. È meditando su tutto ciò che bisognerebbe invece considerare il 4 Novembre una data inscindibile dalla storia del Popolo italiano. A prescindere da tutto. L’Italia di Vittorio Veneto non rappresenta solo una vittoria su un altro popolo, conseguita da tutto il Popolo italiano, dalle Alpi alla Sicilia; essa rappresenta piuttosto l’epilogo di una fase unificatrice suggellata col sangue dei propri figli. Tutto questo capirono i responsabili del famoso Treno tricolore che trasportò la Salma del Milite Ignoto a Roma. Per questa ragione, il 4 novembre 1921, essi decisero  di non traslare, come previsto in un primo tempo, la salma al Pantheon, bensì in un luogo altamente significativo per l’Unità d’Italia: esposto al sole, ossia all’aperto e alla vista di tutti.

 

Il luogo scelto fu il Vittoriano, che, con la Sepoltura del Milite Ignoto, sublimò la sua Alta Valenza Simbolica e rafforzò il Valore Patriottico, quale Simbolo di Unità e di Identità Italiana. Per queste stesse ragioni si pensò di celebrare l’evento accomunandolo alle solenni cerimonie del 600º anniversario della morte del Sommo Poeta Dante Alighieri. Tutte le città italiane ricordarono l’evento, in particolare la città di Ravenna, luogo di sepoltura di Dante. Per l’occasione venne restaurato il tempio sepolcrale del Poeta e vennero sostituite le porte di legno con porte in bronzo, donate dal municipio di Roma, ricavate dalla fusione di un cannone austriaco catturato durante la guerra. Infine, il 20 Settembre, a Roma, si fece coincidere la celebrazione dell’evento dantesco con la Festa Nazionale dedicata a Porta Pia. Nel 1921 ricorreva il 50° anniversario di Roma Capitale d’Italia. La fine del potere temporale dei Papi, tanto pensata da Dante, era diventata tutt’uno con l’Unità Nazionale. Si attese proprio il 1921 per far coincidere questi Eventi significativi della Storia d’Italia. Ricordiamo che il Vittoriano era stato inaugurato dieci anni prima, nel 1911, in occasione del 50° anniversario della Proclamazione del Regno d’Italia con Torino Capitale. Questo lo spirito che celebrò il 4 novembre del 1921. Questo lo spirito con cui annualmente si dovrebbe rinnovare una fede e un ideale. Non solo una vittoria, ma una fase significativa della Storia Patria, vista come tassello essenziale ed epilogo di tante aspirazioni, tanti sogni; al sogno di Dante, di un’Italia Unita, Indipendente e Libera. “Sì com’a Pola, presso del Carnaro, ch’Italia chiude e isuoi termini bagna”.

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