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QUALE

QUALE!!! È stato questo il grido di dolore lanciato da Brigitte una settimana dopo la Festa della Mamma, quando ha visto dalla finestra del portone due poliziotti suonare il campanello alle 07:00 di domenica mattina. Brigitte è la madre di quattro figlie ormai adulte che non vivono più a casa dei genitori a Montréal. Una di loro lavora per degli organismi sportivi ed è appassionata di corsa, ciclismo e passeggiate, tanto che spesso preferisce camminare piuttosto che prendere l’autobus o la metro.

 

 

Sabato scorso è uscita con degli amici che la conoscono bene. Sono andati a ballare. Sono andati via insieme quando la discoteca stava per chiudere. Erano quasi le 02:00. La temperatura era gradevole. Non c’erano più mezzi pubblici. Un amico si è persino offerto di accompagnarla a casa. Ma lei ha scelto di camminare, come le piace fare. Vive nella Piccola Italia. Alle 03:00 si trovava all’angolo tra rue Jean-Talon e boulevard Sain-Laurent. Era quasi arrivata a casa, visto che il suo appartamento si trova vicino al mercato Jean-Talon. I suoi genitori, Brigitte e François, vivono a quattro chilometri di distanza. Ha tre sorelle. Le quattro ragazze non sono soltanto vicine di età, ma anche molto legate tra loro. Ogni domenica si riuniscono a casa dei genitori per incontrarsi e condividere dei momenti piacevoli. Fabienne, questo è il suo nome, è solita andare a piedi a questo appuntamento settimanale.

 

 

Ovunque ci troviamo sull’isola di Montréal, a Laval, sulla Riva-sud, in periferia e anche altrove nel paese, la realtà è sempre la stessa. Conosciamo tutti i benefici del camminare, ma anche i suoi aspetti pratici. Uno dei principali limiti è il fatto che bisogna camminare sul ciglio della strada, quindi vicino alle auto e al pericolo che questo comporta. In effetti, un pedone non può letteralmente competere con un’auto, un camion o un autobus. E nemmeno con una bicicletta.

 

 

Eppure le nostre leggi risalgono a un’epoca in cui la civiltà era meglio regolamentata. Il Codice della sicurezza stradale impone ai pedoni l’obbligo di utilizzare il marciapiede dove ce n’è uno. I pedoni devono rispettare il semaforo quando ce n’è uno, prima di attraversare un incrocio. Il pedone ha la precedenza sulle strisce pedonali rispetto ad automobili e biciclette. Eppure, negli ultimi cinque anni, il 40% in più di pedoni è stato ucciso da automobili, camion, autobus, camion da neve, motociclette e ciclisti. Quando un pedone viene investito da un veicolo che viaggia a 60 km/h o più, ha – tenetevi forte – il 100% di probabilità di rimanere ucciso. Eppure le soluzioni ci sono. Perché, non dimentichiamocelo, siamo tutti pedoni un momento o l’altro.

 

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Tanto per cominciare, il famoso segnale per il pedone deve essere programmato in modo che qualsiasi pedone possa capirlo. Un semplice pulsante insignificante senza spiegazioni non ne incoraggia affatto l’utilizzo. Inoltre, occorre rivedere la riconfigurazione degli incroci a rischio. Come vediamo in Europa, delle barriere eleganti – dopotutto sanno vivere – vengono installate per assorbire eventuali uscite di strada delle autovetture. I veicoli pericolosi per le loro dimensioni o il loro peso devono essere dotati di dispositivi che ne limitino la velocità in prossimità dei pedoni.

 

 

Troppo spesso, in un’epoca di grave carenza di manodopera, vediamo dei conducenti che sembrano mostrare poca preoccupazione per i pedoni. Fabienne stava aspettando il semaforo verde all’incrocio tra Jean-Talon e Saint-Laurent alle 3:00 di notte. Non sapeva che Vi Truong Ngo aveva bevuto. L’urto della sua vettura con quella che stava attraversando l’incrocio ha avuto l’effetto di scaraventare l’auto su Fabienne, la cui testa ha sbattuto violentemente per terra. Quando le sue tre sorelle sono andate a trovarla all’obitorio, sembrava che stesse dormendo. Alla fine, sua madre ha saputo QUALE. Noi, invece, non sappiamo QUALE sarà la prossima vittima tra tutti noi, se non agiamo subito.

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