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Qatar 2022, Macron a Doha per Francia-Marocco: c’è anche una ‘partita’ sugli spalti

(Adnkronos) – La semifinale tra Francia e Marocco non si giocherà solo sul campo ma anche sugli spalti. Nonostante le critiche sull’organizzazione dei Mondiali in Qatar e ora lo scandalo di corruzione nel Parlamento europeo, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, si recherà Al Bayt Stadium per assistere alla partita. Dal principio il presidente francese, per dribblare le critiche, si è salvato in corner spiegando all’inizio dei mondiali “che non bisogna politicizzare lo sport” e che “questi temi andavano posti al momento dell’attribuzione dell’evento”. 

La partita tra Francia e Marocco può rappresentare per Parigi l’occasione per riallacciare definitivamente i rapporti con Rabat, che sono storicamente e fortemente legati, ma anche quelli con Doha. Un paese con una rilevanza economica importante, il suo pil è passato dai 20 miliardi di dollari dell’inizio degli anni 2000 ai 169 miliardi nel 2021. E il Qatar per la Francia significa Psg (il cui impatto economico sulla regione parigina secondo uno studio del Cdes nella stagione 2018-19 viene stimato in 182,2 mln e che crea direttamente e indirettamente 2.150 posti di lavoro) ma non solo.  

I primi rapporti tra Francia e il Qatar risalgono alla fine del XIXesimo secolo ma è soprattutto negli anni ’70 che i rapporti tra i due paesi subiscono una forte accelerazione. Il Qatar, che si sente stretto tra l’Arabia Saudita e l’Iran, vuol prendere anche le distanze dal Regno Unito. Il primo accordo di cooperazione economico tra Parigi e Doha viene firmato nel 1974 e permette in particolare di rafforzare la presenza del gruppo energetico francese Total nel Paese. Negli anni successivi entrano anche altri gruppi francesi come Technip, Sodetec, Airbus, che venderà aerei di medio e lungo raggio, e Dassault, che fornirà all’esercito del Qatar i Mirage. All’inizio degli anni’80, evidenzia ‘Le Monde’, si stima che le forze armate del Qatar sono equipaggiate all’80% di materiale francese.  

Dopo anni di tensioni negli anni ’90, i rapporti tra i due Paesi tornano ad intensificarsi negli anni 2000. Nel 2003, in particolare, l’opposizione della Francia all’invasione in Iraq rafforza il legame tra il Governo francese guidato da Dominique de Villepin e la famiglia Al Thani. La partnership tra Francia e Qatar si accelera con l’arrivo di Nicolas Sarkozy all’Eliseo. L’emiro Hamad al-Thani, che è il primo capo di Stato estero ricevuto dal neo presidente della Repubblica francese, firmerà in quell’occasione un contratto da 16 miliardi di dollari per l’acquisto di 80 Airbus A 350. Con la prima visita di Sarkozy a Doha nel 2008 arriva anche una modifica alla convenzione fiscale tra i due paesi, una specie di contropartita per il maxi contratto, che esonera i qatarioti delle imposte sui dividendi e sulle plusvalenze immobiliari. Questa nuova convenzione segna l’ingresso in pompa magna del Qatar nel cuore del capitalismo francese. Il Qatar inizia ad investire in vari settori: nel calcio con il Psg, nell’equitazione con il Prix dell’Arc de Triomphe, nel settore alberghiero con il Royal Monceau e il Carlton di Cannes, nell’audiovisivo con il lancio di Al-Jazira Sport che poi diventerà Bein Sports, nelle periferie francesi e nel settore industriale francese. 

Nei primi anni 2000, ricorda ‘Le Monde, l’emirato entra con discrezione nel capitale del gruppo Lagardère che è un posto di osservazione importante del mondo degli affari francese (salirà poi al 13%). Alla fine degli anni 2010 il Qatar diventa un protagonista importante del capitalismo francese: l’emirato detiene l’1% del gruppo di lusso Lvmh, il 2% di Total, il 3% di Suez Environnement, il 5% di Veolia e il 6% del gruppo di costruzione Vinci. 

L’ingresso del Qatar nel capitale del Paris Saint Germain farà molto discutere in Francia. Al centro delle polemiche il famoso pranzo all’Eliseo del 23 novembre 2010, nove giorni prima dell’attribuzione del Mondiali al Qatar, al quale hanno partecipato Sarkozy, Michel Platini che era allora il numero uno dell’Uefa e Tamin Ben Hamad Al Thani che era allora il principe ereditario. “Il presidente francese – sottolinea ‘Le Monde’ -avrebbe negoziato il suo voto e quello del celebre numero 10 francese a favore di Doha, in cambio dell’acquisizione del Psg? E’ quello che si chiede la Procura, che ha aperto, a fine 2019, un’inchiesta giudiziaria per ‘corruzione attiva e passiva’”. 

Una cosa è sicura. Sotto l’era Sarkozy, rileva il quotidiano francese, “il Qatar è il Jolly della politica araba in declino. A disagio con i sauditi, poco pratico di Marocco e Algeria, l’inquilino dell’Eliseo si allea con Hamad Ben Jassem Ben Jabr Al Thani, il Talleyrand di Doha, per spingere interessi comuni sulla sponda sud del Mediterraneo. E ripristinare lo splendore della diplomazia francese in questa regione. Dopo la vicenda degli infermieri bulgari, il Qatar aiuta a risolvere la crisi libanese del 2006-2008, facilita la riconciliazione di Parigi con Damasco e intercede presso Hamas, il movimento islamista palestinese, rapitore del caporale franco-israeliano Gilad Shalit. Parigi porta il suo peso internazionale e la sua voce al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Doha, le sue leve regionali e il suo libretto degli assegni”. Una sinergia tra Parigi e Doha che avrà anche un peso rilevante con l’intervento miliare in Libia nel 2011. 

Con l’arrivo di Francois Hollande all’Eliseo, la Francia cerca di ‘normalizzare’ i rapporti con Doha (“gli investimenti qatarioti sono i benvenuti ma con alcune condizioni”) ma gli interessi dei gruppi francesi fanno in modo che le cose non cambino più di tanto. “Le aziende francesi – ricorda ‘Le Monde’ – non vogliono perdere l’opportunità che rappresenta il Mondiale, un cantiere gigantesco di oltre 200 miliardi di dollari: Vinci ottiene la costruzione della metro di Doha, Alstom quella del Tram di Lusail”. Con la guerra in Siria e il sostegno del Qatar ai movimenti islamisti radicali i rapporti con la Francia si raffreddano. “Dal 2017, sotto Emmanuel Macron, si è instaurata una specie di sfiducia tra i due Paesi. La firma di alcuni importanti contratti mantiene certamente un’impressione di continuità. Il Qatar aggiunge 12 Rafale ai 24 ordinati nel 2015, ai tempi di François Hollande. Un consorzio Sncf-Ratp ottiene la gestione e la manutenzione della metropolitana di Doha e del tram di Lusail. E il presidente rinuncia a tornare sui vantaggi fiscali concessi al Qatar, che aveva però promesso di fare durante la sua campagna elettorale”. 

Macron, invece di guardare a Doha, privilegia gli Emirati Arabi Uniti. Con l’embargo commerciale e diplomatico da parte dei suoi vicini del Golfo tra il 2017 e il 2021 la Francia sceglie, come gli Stati Uniti, una posizione di neutralità ma, osserva ‘Le Monde’, “in questi tre anni ad altissima tensione i qatarioti hanno vissuto male la luna di miele tra la Francia e gli Emirati”. Negli ultimi due anni, comunque, l’aiuto di Doha sul dossier libanese, il suo ruolo chiave nell’evacuazione dell’Afghanistan e soprattutto il suo posizionamento sostanzialmente filo ucraino nella guerra nell’est dell’Europa “hanno rimesso in carreggiata il rapporto con Parigi”. 

 

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