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Pupo: “Canto il mio amore per l’Italia”

di Vittorio Giordano

Montréal – È uno dei cantautori italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo: sei volte al Festival di Sanremo (l’ultima volta nel 2010; le precedenti apparizioni nel 1980, 1983, 1984 e 1992), paroliere e conduttore televisivo, i suoi brani (‘Su di noi’, ‘Ciao’, ‘Lo devo solo a te’, ‘Forse’, ‘Firenze S. Maria Novella’, ‘Un amore grande’, ‘Gelato al Cioccolato, tra gli altri) sono stati tradotti in inglese, tedesco, francese e spagnolo. Dopo più di 5 anni – l’ultima sua esibizione risale al 3 maggio 2013 in coppia con Toto Cutugno – Pupo (all’anagrafe Enzo Ghinazzi) sarà di nuovo in Québec per una cena-concerto che si terrà venerdì 5 ottobre, alle 19, al Centre Embassy Plaza di Laval. Massimo 800 posti, per un concerto ‘intimo’, quasi a tu per tu, per pochi fortunati. Sarà un’esperienza irripetibile. Ad aprire lo spettacolo sarà Biagio, cantante italo-americano del New Jersey, che canterà 2/3 brani remixati in versione dance-music. Oltre ai venti milioni di dischi venduti nel corso della carriera artistica, Pupo ha ottenuto 11 dischi d’oro e, con l’album ‘Più di Prima’, la vittoria della Gondola d’oro nel 1981. È un grande esponente della musica popolare italiana, oltre ad essere salito agli onori della cronaca mondiale per “una vita sciagurata e meravigliosa”, come lo stesso artista l’ha definita (tra debiti, donne e gioco d’azzardo). Non solo autore dei suoi testi: Pupo ha scritto parecchie canzoni anche per amici e colleghi, come ad esempio la celeberrima “Sarà perché ti amo”, cantata dai Ricchi e Poveri nel 1981. Dagli anni ’90 si è dedicato più alla televisione, sia come conduttore di varietà e quiz, che come ospite fisso di programmi: ‘Quelli che il calcio’, ‘La Fattoria’, ‘Affari tuoi’ e ‘Reazione a catena’ sono solo alcuni dei tanti. Appassionato di calcio, Pupo tifa per la Fiorentina e l’Arezzo. Senza dimenticare il sociale: nel 1981, insieme a Mogol e Morandi, ha fondato la Nazionale Italiana Cantanti.

Pupo, tu che hai un bel rapporto con gli italiani all’estero, cosa ti aspetti da Montréal?

“Ho un bel rapporto soprattutto con gli italiani in Canada, perché la mia prima tournée internazionale, che risale al 1978, esattamente 40 anni fa, fu proprio a Montréal e a Toronto. Quindi ho un affetto ed un legame molto, molto forte con gli italiani che vivono in Québec e in Ontario. Torno sempre con grande piacere. Per questo motivo, mi aspetto la solita calorosa accoglienza …”.

Il 3 maggio del 2013 ti sei esibito a Montréal con Toto Cutugno. Hai un ricordo particolare di quel concerto?

“Forse a Montréal vi sentite più italiani perché è una città più europea rispetto a Toronto. Cinque anni fa eravamo a Place des Arts e di quello spettacolo ricordo due momenti precisi. Nella seconda parte, quando Cutugno stava cantando ‘Solo Noi’, la canzone di Sanremo del 1980, lo osservavo al pianoforte da dietro le quinte, e ripensavo alla mia esibizione all’Ariston, nello stesso anno, con “Su di noi”. Ho avuto una brivido, la pelle d’oca, le lacrime agli occhi: dopo quasi 40 anni eravamo ancora lì, insieme, a cantare le nostre canzoni in giro per il mondo. E poi ricordo il momento in cui Joey Saputo, presidente della squadra di calcio della città, l’Impact, e ora anche patron del Bologna, mi ha consegnato la maglia con il mio nome stampato sulle spalle”.

Poi tu te ne intendi di calcio: sei uno dei fondatori della squadra di calcio dei cantanti. Hai mai pensato di organizzare una partita in Canada?

“Ogni anno c’è il progetto di venire a giocare di sabato a Montréal e di domenica a Toronto per una mini-tournée, ma l’idea poi naufraga perché alcuni importanti cantanti non sono disponibili. E non sarebbe bello venire in Canada con dei cantanti poco conosciuti all’estero. La verità è che non siamo ancora riusciti a mettere insieme i cantanti giusti. Mi darò da fare per organizzare una partita in Canada. Meglio tardi che mai. Noi siamo un pò invecchiati, sono arrivati molti giovani. È una grandissima realtà di volontariato e di solidarietà: speriamo di portarla presto anche a Montréal”.

Sei cantautore, paroliere e conduttore tv. Quale canzone e programma tv dedicheresti agli italiani nel mondo?

“In assoluto, la canzone è ‘Italia amore mio’, seconda al Festival del 2010, che ho cantato con Emanuele Filiberto ed il tenore Luca Canonici. Magari non è tra le canzoni di maggior successo del mio repertorio, ma parla del mio grande amore per l’Italia. È un cavallo di battaglia dedicata a tutti gli italiani all’estero. E poi, naturalmente, “Firenze Santa Maria Novella”, la canzone che parla di Firenze come città-simbolo della cultura italiana. Insieme a poche altre città come Roma, Venezia e Napoli, Firenze sintetizza al meglio la storia e l’arte italiana. Tra le trasmissioni televisive che ho condotto, mi viene in mente “Napoli prima e dopo”: un grande festival della canzone napoletana, una canzone storica e conosciuta in tutto il mondo, che rappresenta non solo l’Italia ma un modo particolare di scrivere musica e di cantare”.

“Canada wonderland” è l’album live che hai realizzato nel maggio del 1991. Un’altra testimonianza del bel rapporto che hai col Canada…. 

“La prima volta che arrivai in Canada era il 1978 e avevo 23 anni: a Montréal ho conosciuto da vicino quelle che una volta erano le realtà tipiche della italianità in Canada. Sono stato spesso a cantare in un parco a Toronto che si chiama “Wonderland” e lì un giorno decisi di registrare questo disco dal vivo: l’entusiasmo che si respirava, la voglia di musica italiana era talmente grande che l’ho voluto immortalare in un disco che poi si è rivelato uno dei miei album più venduti”.

Le tue canzoni sono tradotte in inglese, francese, tedesco e spagnolo. Sei famosissimo anche in Russia e nell’Europa dell’est. Da dove nasce questo feeling con l’estero, anche con i non-italiani?

“Direi che dipende da alcune coincidenze fortunate che, negli anni ’80, hanno fatto esplodere un certo tipo di musica italiana nel mondo, anche nell’est. Dopo i concerti in Canada, infatti, andrò in Ucraina e in Russia. La mia musica, come quella di Al Bano, di Toto Cutugno e dei Ricchi e Poveri, è identificata dagli stranieri come la musica italiana, come il pop italiano tradizionale, per il ritmo, la melodia e le parole, che spesso sono facili da ricordare. Poi il perché di un successo è difficile da spiegare, a volte. Se tutto fosse scientifico e replicabile, allora sarebbe facile per tutti arrivare al successo”.

Negli anni ‘80 e ‘90, cantanti come te riempivano le sale di italiani all’estero. Oggi con Rai Italia e le tecnologie digitali, come cambia il rapporto col pubblico?

“L’incontro dal vivo resta qualcosa di particolare. La musica e il mondo dello spettacolo, a tutti i livelli, si regge in piedi perché il guardarsi negli occhi, il poter far accadere qualcosa di speciale durante il live, rappresenta quella variante che giustifica ancora il fatto che la gente paghi un biglietto per assistere ad un concerto. Per esempio, un importante manager di Montréal, per festeggiare i suoi 50 anni, è venuto in Italia e, come regalo, ha voluto un mio concerto. Ha imbarcato amici e familiari e li ha portati tutti a Firenze. Anche lui può andare su YouTube e ascoltare 100 volte al giorno Pupo, ma se vuole guardarmi negli occhi mentre canto, ci devo essere io”.

Ti aspetti tanti giovani italiani, quelli di terza e quarta generazione, tra il pubblico in Canada?

“Di recente sono stato a Cosenza e a Roma, ad agosto ho fatto più di 20 concerti. I giovani che vengono e cantano ‘Su di noi’, ‘Gelato al cioccolato’, ‘Firenze Santa Maria Novella’, sono tantissimi. Qui da noi c’è una riscoperta della musica anni ‘70 e ‘80 anche tra i giovani. Mi auguro che anche in Canada, anche se è più difficile, i genitori ed i nonni ci diano una mano a trasmettere questa cultura popolare italiana attraverso la musica. Dobbiamo far capire ai giovani che queste canzoni hanno segnato un’epoca”.

Sempre più giovani lasciano l’Italia. La musica italiana esprime questo disagio?

“Oggi nelle radio italiane va di moda la musica rap, con testi che raccontano proprio il disagio giovanile. Le canzoni non puntano più sulla melodia, ma sui testi, e non sono più esportabili all’estero. Le mie canzoni degli anni ‘80 hanno una melodia abbinata a parole semplici, molto più orecchiabili anche all’estero. Oggi la musica italiana che funziona in Italia non ha nessuna speranza di avere successo anche all’estero, a parte qualche caso come Andrea Bocelli o i tre tenori de ‘Il Volo’”.

Un appello articolato in 3 parti: invita genitori e nonni, giovani e fans non-italiani al tuo concerto.

“Invito i miei fans storici, nonni e papà, a venire al mio concerto perché passeremo una serata in cui i ricordi ci faranno emozionare e, attraverso la musica, ci sentiremo un po’ più giovani. Ai giovani italiani dico di non dimenticare, don’t forget, che sono nati da genitori italiani: aiutateci a diffondere la musica storica italiana. Ai non italiani, dico: se volte scoprire e vivere dal vivo una musica che si concilia con la serenità e la gioia di stare insieme, venite al mio concerto. Mi raccomando, vi aspetto!”.

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One thought on “Pupo: “Canto il mio amore per l’Italia”

  1. Italia amore mio ….ww gli italiani nel mondo con la nostra cultura la nostra arte e la gioia di vivere tipica della nostra terra a cui sempre rimangono attaccati i nostri emigranti …

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