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Può un robot sostituire un giudice?

Recentemente sono stato in un aeroporto dotato di biglietterie automatizzate che permettono ai passeggeri di accedere all’area dei controlli di sicurezza dove il nostro ba-gaglio a mano viene sottoposto ai raggi X. Sfortunatamente, il dispositivo non è stato in grado di “leggere” il codice a barre sulla mia carta d’imbarco e lì vicino non era presente nessuna persona che potesse farmi passare. Sono dovuto quindi tornare al banco passeggeri, che era a dieci minuti a piedi, con il rischio di perdere l’aereo. Questo è solo un esempio di come tutti noi, in qualità di utenti di un servizio, ci troviamo di fronte al giudizio senza appello di un computer, o di una macchina. Tutti abbiamo vissuto la spiacevole situazione in cui proviamo ad effettuare una prenotazione o a completare una richiesta al computer, che si rifiuta di ricevere le informazioni richieste perché mal programmato. Anche se queste brutte esperienze sono frustranti, continuiamo comunque a utilizzare computer di tutti i tipi. Tutto ciò mi fa pensare a un altro evento. Mi trovavo in aula davanti a una giudice, riconosciuta per la sua capacità di decidere rapidamente chi, secondo lei, ha ragione e chi, invece, ha torto. Fin dall’inizio del dibattimento, disse di aver letto tutti gli atti e, attraverso le sue domande e i suoi commenti, si capiva che si era fatta un’opinione abbastanza precisa sulla decisione che avrebbe preso. Il problema, ovviamente, è che non aveva né ascoltato i testimoni, né letto gli atti che sarebbero stati presentati come prova. Durante il resto del processo, ha cercato solo di prendere in considerazione le prove che supportavano l’opinione che si era fatta frettolosamente all’inizio dell’udienza. E così ho perso, anche se i miei testimoni erano molto più credibili di quelli della controparte. Sono stato costretto a ricorrere in appello, per avere finalmente ragione. 

 

Come possiamo notare, sia la macchina che l’uomo presentano delle lacune sostanziali. Ma allora voi mi direte: se gli esseri umani commettono errori così macroscopici, perché non affidarsi alle macchine, che almeno sono più economiche e più veloci? I progressi non si fanno mai attendere. In Estonia è stato sviluppato un sistema informatico in grado di sostituire i giudici nelle cause inferiori ai 7.000 dollari. I cittadini, assistiti da avvocati, rispondono alle domande poste dal computer, che poi riassume le informazioni raccolte tramite un questionario informatico. A quel punto, gli avvocati possono correggere le rispettive versioni dei fatti. Quello che accade subito dopo è un «assaggio» di ciò che ci riserva il futuro. Il computer analizza le informazioni raccolte, le confronta con il contenuto di tutte le sentenze precedentemente emesse e determina quale sarebbe la decisione più probabile che prenderebbe un essere umano. È davvero questo ciò che ci riserva il futuro, in termini di amministrazione della giustizia?

 

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Prima di tutto, diciamo che il giorno in cui il computer sostituirà un giudice è ancora lontano. Aggiungo che non è affatto auspicabile che questo giorno arrivi. Questo cambiamento non avverrà dall’oggi al domani. Sarà graduale e costellato di esperienze più o meno riuscite. È chiaro che ci sono dei casi in cui un computer può decidere su determinate questioni. Avviene già per alcuni programmi governativi. Basti pensare ad alcuni pagamenti effettuati dal governo durante la pandemia. Quello che chiamiamo robot per sostituire un giudice è, in realtà, un programma informatico in grado di rispondere a un bisogno particolare. Oggi si usa piuttosto l’espressione ‘intelligenza artificiale’ per descriverla. Un programma informatico di questo tipo è progettato per poter analizzare una quantità considerevole di decisioni già emesse da giudici veri e quindi di prevedere la decisione che, nel caso specifico, sarebbe presa da un giudice vero. Sviluppi di questo genere possono essere utili e persino necessari. Il sistema giudiziario del nostro Paese è stato trascurato per troppo tempo. Ogni giorno leggiamo sui media storie tristi di processi rinviati per mancanza di personale e persino di casi in cui i criminali vengono semplicemente rilasciati, con tutta la sofferenza che ciò comporta per le vittime. Dal canto loro, gli avvocati risolvono un numero considerevole di casi. Questo succede, in parte, perché conoscono bene la giusrisprudenza applicabile al caso specifico e quindi sono in grado di prevedere il probabile esito di una controversia. In effetti, solo una piccola percentuale dei casi affidati agli avvocati non viene risolta e finisce in tribunale. Purtroppo, anche se si tratta di una piccola percentuale di casi, questo si traduce in un numero molto elevato di cause. Per questo motivo non vedremo il robot sostituire il giudice, ma assisterlo lavorando sotto la sua stretta supervisione. Dopo tutto, non vorremmo che qualcuno fosse abbandonato a se stesso, come capitato a me con il robot all’aeroporto.

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