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Prioritario trattenere l’acqua in eccesso per un utilizzo più efficiente

GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA  2023

L’acqua deve essere al centro dell’azione per l’ambiente e il clima. Le disfunzioni nell’intero ciclo dell’acqua sta compromettendo il progresso di tutte le principali questioni globali. Dalla salute alla fame, dalla parità di genere all’occupazione, dall’istruzione all’industria, dai disastri alla pace.

Per questo è necessario “accelerare il cambiamento”: è questo il tema della Giornata mondiale dell’acqua 2023, che si celebra come tutti gli anni il 22 marzo. Dal 1993, ogni anno, in questo giorno, in tutto il mondo si celebra il “World Water Day”.

La ricorrenza è stata istituita dalle Nazioni Unite sulla base delle decisioni prese l’anno prima a Rio de Janeiro durante la United Nations Conference on Environment and Development, meglio nota come il Summit della Terra, la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull’ambiente. Lo scopo è quello di catalizzare azioni concrete per promuovere la consapevolezza dell’importanza di tutelare le risorse idriche.

Per la Giornata mondiale dell’acqua, l’Onu ha lanciato la campagna globale “Be the change”. Il simbolo è un colibrì e vuole sottolineare l’importanza delle azioni individuali e su piccola scala per realizzare un cambiamento globale. La scelta di questa specie di uccello viene da una storia presa dalla tradizione del popolo Quechua, originario dell’attuale Perù. “Un giorno nella foresta scoppiò un incendio. Tutti gli animali si salvarono. Si fermarono ai margini dell’incendio, guardando le fiamme con terrore e tristezza. Sopra le loro teste, un colibrì volava avanti e indietro verso il fuoco, più e più volte. Gli animali più grandi chiesero al colibrì cosa stesse facendo. “Sto volando verso il lago per prendere l’acqua e aiutare a spegnere il fuoco”. Gli animali risero di lei e dissero: “Non puoi spegnere questo fuoco!”. Il colibrì rispose: “Faccio quello che posso”.

Una ricorrenza che assume un valore particolare quest’anno per l’Italia, alle prese con il secondo anno consecutivo di carenza d’acqua. Il 2022 è stato uno degli anni più estremi mai registrati sia per il caldo sia per la mancanza di precipitazioni. A fine anno, il saldo pluviometrico mostrava un deficit del 30%. E quest’anno non è iniziato meglio, anzi: il rischio siccità è sempre più alto, i livelli dei fiumi soprattutto al Nord sono quelli che si dovrebbero riscontrare ad agosto e la neve in montagna è il 67% in meno della media degli ultimi 10 anni. Come limitare l’impatto peggiore della crisi idrica? La chiave potrebbe essere migliorare la gestione delle acque in città. Insieme al riutilizzo dei reflui in agricoltura. Questa pratica ha un potenziale enorme in quanto permetterebbe di raccogliere 22 miliardi di metri cubi d’acqua l’anno. Vale a dire 3 volte la capacità dei 374 grandi invasi che sono in servizio oggi. Oltre a mitigare la siccità, queste soluzioni consentirebbero anche di difendere i nuclei urbani da inondazioni e allagamenti causati da precipitazioni estreme, sempre più comuni nel Belpaese. Gli interventi prioritari dovrebbero dunque puntare a trattenere l’acqua in eccesso invece di disperderla. Il WWF quest’anno ci ricorda come l’acqua che beviamo costituisca solo una piccola parte di tutta quella che consumiamo ogni giorno. In Italia la media di consumo giornaliero a persona è di circa 236 litri. Dato che si scontra con la media europea che invece è di circa 165 litri.

A questi numeri, che indicano il consumo diretto, si devono aggiungere i “litri nascosti” necessari per produrre beni e servizi. Se compriamo una maglietta in cotone, mangiamo una bistecca o beviamo una birra stiamo consumando acqua, spiega il WWF, e in Italia consumiamo in media circa 130 miliardi di metri cubi all’anno, una delle impronte idriche più alte d’Europa, con una media di 6.300 litri a persona al giorno. Nel mondo vi sono 1.386 miliardi di km³ di acqua: Tuttavia il 97% di questa acqua è salata, e solo il 3% è acqua dolce di ghiacciai, falde acquifere e laghi: due miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a queste fonti di acqua dolce, e vivono in condizioni di carenza idrica. I dissalatori d’acqua potrebbero essere una possibile soluzione al problema, vista la quantità di acqua salata che abbiamo a disposizione ma, oltre ad essere costosissima, la tecnologia è anche potenzialmente pericolosa per l’ambiente, poiché produce una quantità elevata di salamoia ipersalina. I ricercatori stanno testando nuove tecnologie di desalinizzazione, come l’osmosi inversa, ma per ora non hanno ancora trovato un metodo sufficientemente economico ed efficiente che possa essere implementato su larga scala e, soprattutto, adottato dai Paesi più poveri.

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