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Primi segnali di stanchezza: Legault perde consensi

Tra i cittadini comincia a serpeggiare un crescente malcontento verso le misure sanitarie imposte dal governo. Il partito di François Legault scende nelle intenzioni di voto, a beneficio soprattutto del Partito Conservatore di Éric Duhaime

QUÉBEC – La luna di miele tra i Quebecchesi e Legault comincia a mostrare qualche crepa. Per la prima volta dall’inizio della pandemia, infatti, il partito del Premier, la CAQ, mostra una significativa flessione nei consensi. Ma a guadagnarci, non sarebbero né i Liberali né i Pechisti, ma i Conservatori di Éric Duhaime. A certificarlo è l’ultimo sondaggio Léger-Le Journal realizzato nello scorso weekend e reso pubblico mercoledì.

L’84% contrario al coprifuoco. Gli elettori, in particolare, non hanno mai digerito l’ultimo coprifuoco, con l’84% che si è detto d’accordo con la sua abolizione.

CAQ al 42%, un calo del 4%. Liberali al 20%. Nei giorni in cui il Québec batte nuovi record sui ricoveri, la Coalition Avenir Québec (CAQ) di François Legault subisce un calo di quattro punti rispetto alla precedente rilevazione di dicembre. Non solo. Cala di ben 5 punti anche il tasso di soddisfazione per l’operato del governo: “Per l’esecutivo – spiega Jean-Marc Léger – è un vero e proprio campanello di allarme: è la prima volta dall’inizio della pandemia che assistiamo ad una perdita di consensi così netta”. A beneficiarne maggiormente è il Partito Conservatore del Québec (PCQ), che guadagna addirittura 6 punti percentuali nelle intenzioni di voto. Nella regione metropolitana di Québec, il partito di Éric Duhaime registra addirittura un clamoroso 22% (altrove, invece, resta piuttosto marginale). La CAQ, dal canto suo, perde adesioni soprattutto tra i 35-54enni (-13%) e tra gli uomini (-6%). Nonostante il vento contrario, François Legault resta comunque “ancora molto popolare”, aggiudicandosi il 42% delle intenzioni di voto, con il 45% degli elettori che lo considera ancora come il miglior Primo Ministro possibile. Il partito Liberale di Dominique Anglade stenta a decollare ed a tornare il partito-mainstream di una volta: le intenzioni di voto si fermano al 20%, e tra i francofoni non va oltre un deludente 12%. Il Parti Québécois (10%), dal canto suo, si ritrova testa a testa con i Conservatori (9%), mentre Québec Solidaire (3%) cresce di un solo punto percentuale rispetto a dicembre.  Se le elezioni si fossero tenute questa settimana, dunque, la CAQ avrebbe sicuramente mantenuto la maggioranza all’Assemblea Nazionale, e probabilmente anche incrementato il numero dei seggi. Però le elezioni provinciali di ottobre sono tutt’altro che scontate. La prossima campagna elettorale sarà determinante. E sarà la pandemia a dettare i temi del dibattito. Il confronto è già cominciato e si protrarrà per mesi.

Ok alla tassa anti-vax. Criticata da molti esperti per ragioni etiche o legali, l’idea di imporre una tassa sulla salute raccoglie il 61% dei consensi. Il sostegno è ampio anche per il passaporto vaccinale necessario per l’accesso ai negozi SAQ e SQDC e, più in generale, per un’eventuale  vaccinazione obbligatoria.

Gli anti-vax duri e puri sono il 4%. Infine, secondo Léger, gli anti-vax duri e puri rappresenterebbero solo il 4% della popolazione: una minoranza risicata, ma molto rumorosa. Lo zoccolo duro dei Quebecchesi che hanno rifiutato, rifiutano e rifiuteranno a prescindere di essere vaccinati non va oltre il 4%, compresi coloro che non possono ricevere il siero per una condizione medica pregressa. Ma chi sono gli anti-vax Quebecchesi? La maggior parte è senza figli e con una bassa istruzione, il 27% simpatizza per  il Partito Conservatore del Québec. Eppure, “tre quarti dei membri del Partito Conservatore del Québec sono vaccinati – osserva Jean-Marc Léger -: le persone, quindi, sono più frustrate per le misure restrittive che per la campagna di vaccinazione”.

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