(Adnkronos) – “A differenza di quanto accade nel resto del mondo, negli ospedali italiani non si inseriscono cristallini artificiali, come quelli che da 8 anni ho ai miei occhi. Sono cristallini che hanno un vantaggio enorme: cancellano ogni tipologia di difetto visivo, io riesco a vedere senza correzioni per distanza, a guidare la macchina, usare il pc e leggere un libro o un giornale senza problemi. Mi preoccupa la scarsa attenzione alle esigenze dei pazienti, la mancanza o la perdita della vista è il più grande handicap che può capitare, soprattutto per una persona di una certa età. Non dico che non ci sia la sensibilità verso questi pazienti ma oggi a causa della pandemia per il Servizio sanitario nazionale le priorità sono altre”. Lo afferma Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi).
“Noi abbiamo un problema enorme con la burocrazia – sostiene – perché nonostante gli strumenti a disposizione, ad esempio per la cura della degenerazione maculare, che solo dieci anni fa non aveva soluzione, dei 700mila pazienti affetti dalla malattia solo il 10% è in grado di accedere alle giuste cure. Io penso che ci sia bisogno di uno sforzo in più e che occorra cominciare a responsabilizzare i pazienti, che devono attivarsi per ottenere una cura della vista adeguata, soprattutto quando i pazienti sono bambini”.
“Da dieci anni – sottolinea Piovella – proponiamo un aumento di 1.000 euro per la chirurgia della cataratta, che servirebbe ad adottare nuove tecnologie grazie alle quali poter organizzare l’intervento in modo diverso. Se in passato visitavo un paziente e dopo mezz’ora ero già in grado di sottoporlo ad intervento in sala operatoria, oggi non è più così. Devo lavorare sul paziente un mese, fare una preparazione dell’occhio per ottenere risultati che prima non erano possibili. Quindi abbiamo bisogno di attenzione, di ascolto e soprattutto informare i pazienti e familiari, affinché capiscano che oggi ci sono qualità e servizi non paragonabili a quelli di dieci anni fa”.
Per Piovella, però, anche la visita oculistica negli ospedali deve cambiare. “Oggi – sostiene – a causa delle lunghe attese le liste sono chiuse”. Inoltre, il paziente al momento della visita “dovrebbe fare contestualmente esami come l’Oct dell’occhio, ovvero la tomografia ottica a radiazione coerente. Questo non avviene mai: bisogna prenotare l’esame Oct per il quale spesso si è costretti ad attendere 3 mesi. Così è impossibile fare una diagnosi in tempo reale. E se non si cambia passo, l’assistenza sanitaria in Italia diventerà come quella di un Paese da terzo mondo” conclude.