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Pino Buffone, una vita dedicata alla scuola

La Nomina

È il primo Direttore dell’Istruzione Italo-Canadese del Distretto OCDSB

 

Pino Buffone

“La scuola rappresenta un macrocosmo della società in cui viviamo. Sono un mediatore, bisogna ascoltare le opinioni degli altri, ma, se non esiste dialogo, non si costruisce un terreno comune su cui lavorare”

 

OTTAWA – Una vita dedicata alla scuola. Pino Buffone è il primo Direttore dell’Istruzione Italo–Canadese del Distretto OCDSB (Ottawa – District School Board). Ha ricoperto ruoli-chiave nella sua lunga carriera, come Insegnante, Preside, Sovrintendente. Poi l’incarico di Direttore del Distretto di Renfrew County, a pochi chilometri dal Québec. Infine, ad agosto, la nomina prestigiosa nella Capitale.  “È un sogno che si avvera”,  ha sottolineato con un sorriso ed in perfetto italiano. Abruzzese, i genitori di Roccamontepiano, in provincia di Chieti, fiero delle sue origini italiane, ci ha spiegato: “In famiglia siamo cresciuti in una cultura dei due mondi, italiano e canadese ”. Una figlia, Sara, passione per il calcio, che l’ha portata, grazie ad una borsa di studio, a giocare negli Stati Uniti, come difensore, con la squadra dell’Università di Oral Roberts, a Tulsa, in Oklahoma. Durante l’intervista ha sottolineato più volte che uno dei suoi obiettivi è far conoscere la Cultura italiana agli studenti canadesi: “Sono felice – ha spiegato – di avere instaurato una partnership con l’Ambasciata Italiana, con la Comunità Italo–Canadese ed organizzazioni culturali italiane come la Società Dante Alighieri di Ottawa”.

 

È la prima volta che un italiano ricopre quest’incarico cosi prestigioso. Qual è il contributo che darà come Direttore dell’Istruzione?

“Sono stato nominato ad agosto, ritornare al Distretto di OCDSB, dove sono stato studente, è stata una grande emozione. Il nostro School Board, costituito da ben 148 scuole,  74.000 studenti, 14.000 tra docenti e personale, rappresenta i due terzi delle scuole, ed è il quinto di tutto l’Ontario. Le mie qualità di mediatore sono note, posso lavorare, in modo armonico, con gruppi e persone di opinioni molto diverse. Oggi, c’è la paura di perdere la propria identità, invece bisogna ascoltare l’altro. Ma, se non esiste il dialogo, non si costruisce un terreno comune su cui poter lavorare”. 

 

Che cosa significa educare oggi, in un mondo globalizzato, e quali sono le sfide da affrontare dopo la pandemia?

“La scuola rappresenta un macrocosmo della società in cui viviamo. La prima sfida è trovare un terreno comune su cui lavorare con gli studenti e le famiglie: viviamo in un mondo dove la differenza estrema di opinioni rende piu difficile il dialogo. La seconda sfida è lavorare sulle problematiche che abbiamo riscontrato, dopo la pandemia, soprattutto tra i più piccoli, che hanno dovuto imparare a socializzare di nuovo, lavorando con i loro insegnanti in classe. La terza sfida è la mancanza di personale, insegnanti, autisti di autobus, assistenti dell’educazione. Per questo, stiamo collaborando con la Comunità su iniziative e programmi specifici: scuola e Comunità stanno lavorando all’unisono”.

 

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Che ruolo ha il programma IB nel tuo Distretto?

“L’IB (International Baccalaureate) è un progamma molto importante per il nostro Distretto ed è presente in due scuole: la Colonel By Secondary School e la Merivale. È un programma specializzato, rigoroso, di cui abbiamo bisogno nelle scuole superiori. È un errore avere un solo percorso nella scuola superiore: ci devono essere molte opportunità di scelta per gli studenti  come gli scambi, la tecnologia, i programmi di atletica per formare i cittadini di domani”.

 

Nelle vostre Linee Guida, cosa significa Global aware e Digital fluent?

“Nel nostro piano strategico, creato dieci anni fa, che ho ripreso in tutti i suoi punti, voglio sviluppare, nei nostri ragazzi, una mentalità aperta al mondo, con scambi internazionali tra studenti, professori, contatti con culture diverse. È un principio che li aiuterà nel rispetto della cultura dell’altro. Vogliamo arrivare, entro cinque anni, ad un computer per ogni studente, ad oggi ce n’è uno quasi ogni tre. L’uso del cellulare deve essere usato con giudizio, sotto la guida dell’insegnante, come fonte di apprendimento e non come motivo di distrazione”.

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