Piove, grandina, anzi, diluvia sul bagnato per Justin Trudeau, sempre più in caduta libera nei sondaggi (il distacco dal Partito Conservatore è del 21%, secondo Abacus Data), per la gioia di Pierre Poilievre, che ormai viaggia a vele spiegate e col vento in poppa. Le suppletive si stanno rivelando un vero e proprio martirio per i liberali, ma rappresentano anche la cartina di tornasole di un’opinione pubblica fortemente critica con il governo di Ottawa. Lo scorso 24 giugno la batosta dal collegio di Toronto-St.Paul’s, roccaforte liberale dal 1993: a prendere il posto della deputata dimissionaria Carolyn Bennett è stato il tory Don Stewart, che ha ottenuto il 42,11% dei voti (+16,81%) contro il 40.40% (-8,82%) della rivale grit Leslie Church. Solo 663 i voti in più per il primo, è vero, ma il dato che balza all’occhio è l’impennata di voti per i Conservatori e il calo allarmante per i Liberali. Segno tangibile di un malessere ‘liberale’ diffuso, capillare e profondo. Il 16 settembre il tracollo nel distretto montrealese di LaSalle-Émard-Verdun, feudo liberale con l’ex Ministro David Lametti sin dalla sua creazione nel 2015, ora espugnato dal Bloc Quebecois (mentre nel collegio di Elmwood-Transcona l’Ndp è riuscito a mantenere il seggio con la vittoria di Leila Dance).
Anche in questo caso, appena 248 voti in più per il neodeputato blocchista Louis-Philippe Sauvé sulla candidata liberale Laura Palestini, ma, ancora una volta, l’emorragia di voti liberali è sconvolgente: Louis-Philippe Sauvé (BQ) ha raccolto il 28.02% (+5,93) dei consensi, contro il 27.23% (-15,69) della liberale Laura Palestini, il 26.05% (+6,70) del neodemocratico Craig Sauvé e l’11.59% (+4,14) del conservatore Louis Ialenti. A determinare la debacle è stato anche il voto degli Italo-Canadesi: alla luce dell’affluenza generale, pari al 39.66% (-20.94%), e dei 91 candidati in lizza (un record assoluto in una suppletiva federale), è plausibile pensare che alcuni connazionali siano rimasti a casa e che altri abbiano disperso il loro voto (un tempo liberale a prescindere) a vantaggio, soprattutto, dell’altro candidato di origine italiana, Louis Ialenti. Morale della favola: due deputati in meno a sostegno di un governo minoritario, e quindi fragile già in partenza, debilitato anche dalla recente decisione del neodemocratico Jagmeet Singh di stracciare l’accordo di legislatura siglato nel marzo del 2022. A tenere in vita Trudeau, in occasione della mozione di sfiducia del Partito conservatore (“La Camera non ha fiducia nel Primo Ministro e nel governo”, dovrebbe recitare il testo), in calendario questa settimana, dovrebbe essere il Bloc Québécois di Yves-François Blanchet, a condizione, però, che il governo liberale aumenti le pensioni degli anziani. L’esecutivo liberale ha già approvato un incremento del 10% della previdenza per la vecchiaia (OAS) per i pensionati di età superiore ai 75 anni, ma il Bloc chiede che l’aumento venga esteso a tutti gli anziani di età superiore ai 65 anni (a beneficiarne sarebbero 1 milione di canadesi, di cui 100 mila quebecchesi). Una misura (16 miliardi in 5 anni) che zavorrerebbe ancora di più un debito pubblico già in profondo rosso. Un compromesso, alla fine, si troverà e il governo tirerà a campare, magari anche per un anno intero, fino alle elezioni già fissate per ottobre 2025. Ma sarà un governo destabilizzato, logoro e sfiancato, che perderà pezzi lungo la strada, in un lacerante conto alla rovescia verso una sconfitta sempre più plausibile.
Il primo ad abbandonare la nave in tempesta è stato un liberale Doc come Pablo Rodriguez: dalla settimana scorsa non è più né Ministro né deputato liberale. Siederà in Parlamento come indipendente, in attesa di sfidare Denis Coderre per la leadership del Partito Liberale del Québec. Un’uscita di scena, quella di Rodriguez, che è fortemente simbolica e che non può essere derubricata a semplice e banale ‘scelta professionale’. Rodriguez è stato un esponente di spicco del Partito Liberale: rappresenta gli elettori del collegio di Honoré-Mercier dal 2004 (al netto del quadriennio 2011-2015), è stato whip del governo, Ministro del Patrimonio, Capogruppo liberale in Parlamento, lieutenant del Québec e Ministro dei Trasporti. Rodriguez ha fatto la storia del Partito Liberale del Canada, è stato per anni il braccio destro di Trudeau in Québec. Il suo addio è solo l’ultimo temporale che contribuisce a rendere sempre più bagnato, viscido e scivoloso il percorso politico di Justin Trudeau.