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Pechino 2022, chiusi i primi Giochi invernali senza neve

(Adnkronos) – Archiviate le Olimpiadi Invernali di Pechino 2022 si guarda alla prossima edizione dei Giochi di Milano-Cortina 2026, anche dal punto di vista climatico. La cerimonia di domenica 20 febbraio 2022 ha messo i sigilli alla prima edizione senza neve della storia delle Olimpiadi Invernali e ci si chiede se nell’inverno 2026 ci sarà la neve o meno a Milano e Cortina. Impossibile dirlo oggi. È però palese come gli inverni negli ultimi anni sul Nord Italia siano via via meno freddi e, spesso, anche più secchi. L’analisi delle ultime stagioni fredde realizzata da 3Bmeteo fornisce una chiave di lettura dell’evoluzione degli inverni italiani sulle regioni settentrionali: fa meno freddo, nevica di meno, persino la nebbia è meno frequente. Un trend consolidato che si è rafforzato soprattutto a partire dagli anni 2000 (contro gli inverni mediamente più freddi e nevosi fino agli anni 80), ma che trova nell’ultimo decennio, in particolare dal 2012 in avanti, un’ulteriore accelerazione. Certo non mancano parentesi fredde e nevose, ma sono in netta minoranza rispetto a fasi asciutte e, soprattutto, sopra la media termica. Le ondate di freddo sono statisticamente meno frequenti e di durata più breve rispetto ai periodi con temperature oltre la media già solo rispetto al trentennio 1971-2000. 

MILANO – CORTINA, I DATI – Analizzando gli ultimi inverni di Milano e Cortina d’Ampezzo balza all’occhio subito che, in entrambi i casi, il bilancio complessivo è di temperature sempre sopra la media sia per quanto riguarda le minime sia le massime, rispetto al trentennio 1971-2000, o nel migliore dei casi ci si avvicina alla media. 

Tuttavia, se le temperature medie su base mensile a Milano risultano talora anche di 3-5°C superiori alla norma, a Cortina l’anomalia è ancora maggiore fino ad arrivare anche a oltre 6-8°C di scarto (su base mensile). Notevoli per esempio i mesi di gennaio e febbraio 2020, quando la massima mensile media di Cortina si aggirava attorno ai 6°C a fronte di una media che dovrebbe essere di -2°C. Nel medesimo periodo, le massime di Milano erano mediamente 10°C a gennaio e ben 13°C a febbraio a fronte di una massima media rispettivamente di 6 e 9°C (sempre in riferimento al trentennio 71-2000). Tra le maggiori anomalie si nota anche come negli ultimi 4 inverni la media mensile delle minime di Milano sia sempre stata positiva, in genere compresa tra 1°C e 3°C, con addirittura picchi di 5°C nel dicembre 2019 e febbraio 2020. La media del trentennio 71-2000 è invece di 0°C a dicembre e febbraio, -1°C a gennaio. 

Analizzando le precipitazioni, nonostante un trend più secco, si notano anche fasi dove invece le giornate di pioggia sono state superiori alla media, in particolare quelle del 2012-2013, 2017-2018 e 2020-2021. La frequenza aumenta nel caso di Cortina, consistentemente con il fatto che spesso le correnti da Nord consentono deboli nevicate cosiddette ‘da sfondamento’, dall’Austria fin verso l’ampezzano. Deboli appunto, e quindi l’accumulo complessivo spesso risulta modesto. Questo non implica anche fasi nevose importanti, ma risultano meno frequenti (fermo restando che statisticamente per le Alpi le precipitazioni maggiori si registrano in autunno e primavera, mentre d’inverno risultano più occasionali e meno intense). Nevica inoltre meno a Milano rispetto agli inverni prima degli anni 90: nelle ultime 4 stagioni si sono verificati al più due nevicate per inverno sul capoluogo meneghino, con accumuli in genere modesti.  

PERCHÈ SUCCEDE – Nel caso specifico del Nord Italia riscontriamo due contributi principali: il riscaldamento globale per il quale le masse d’aria che arrivano dall’Atlantico e dalle latitudini subtropicali (Canarie-Africa) sono mediamente più calde rispetto a prima del 2000. In seconda istanza il posizionamento delle basse e alte pressioni, spesso ma non sempre, ha penalizzato nelle ultime stagioni invernali le precipitazioni sul Nord Italia. In particolare, l’ingerenza degli anticicloni sul Mediterraneo, e sull’Europa occidentale, ha ostacolato oltremodo l’ingresso delle piovose perturbazioni atlantiche sulle nostre regioni settentrionali, con conseguente tempo stabile e relativamente mite per il periodo. Nell’ultimo decennio, spesso abbiamo assistito alla presenza dei cosiddetti ‘anticicloni di blocco’ posizionati tra Spagna, Francia e a tratti anche sulla Gran Bretagna, per i quali sulle nostre regioni settentrionali hanno soffiato correnti secche da Nord con tempo non solo asciutto, ma anche mite per effetto del foehn. Non sono mancati inverni più dinamici, piovosi e, se pur solo in parte, freddi: in particolare quelli del 2012-2013, 2013-2014, 2017-2018 e 2020-2021, ma si tratta di parentesi via via più sporadiche in un contesto mediamente più caldo. Vi sono stati inverni dove il vero freddo ha raggiunto più agilmente il Nord Italia, in particolare il 2012-2013, il 2017-2018 e il 2020-2021, tuttavia le anomalie termiche verso il freddo risultano meno significative rispetto alle anomalie termiche sopra la media: vale a dire che le temperature sopra la media sono più frequenti e spesso molto più discostate dalla norma rispetto a quando si hanno temperature sotto la media. 

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