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Pd, nelle 4 mozioni i caratteri del nuovo partito

(Adnkronos) – Il nuovo Pd dovrà essere “aperto”, “inclusivo” e “di prossimità”. Ma anche “paritario”, magari con una “cosegreteria” o comunque con vertici “duali” uomo/donna, e mai più “verticista”. Dovrà dare più peso agli iscritti senza, però, emarginare figure come i simpatizzanti, i sostenitori o i finanziatori. Sono piene di indicazioni (e di aggettivi) le mozioni congressuali appena depositate a norma di Statuto e finalmente consultabili da tutti.  

I quattro candidati definiscono con decisione il futuro dem con molti tratti comuni (l’attenzione all’ambiente e al mondo del lavoro, l’impegno per la lotta alle disuguaglianze e sui diritti, il ritorno del finanziamento pubblico) e proposte che riguardano la vita interna del partito e l’intera società. Vediamo le più interessanti o quelle che sembrano destinate a una discussione più accesa. La mozione di Elly Schlein ha come titolo ‘Parte da noi’. Nel capitolo dedicato al fisco si legge: “Chi ha di più deve essere chiamato a contribuire in misura maggiore”.  

Il documento tratteggia una riforma fiscale in cui, tra l’altro, si chiarisce che “anche il tema dei grandi patrimoni deve essere affrontato in un’ottica redistributiva”. Ampio spazio ai diritti, a partire da quelli delle donne: “Attuare pienamente la legge 194 ed andare anche oltre, garantendo una percentuale di medici non obiettori in tutte le strutture”. Poi, Ru486 “accessibile gratuitamente nei consultori”. Una sezione è dedicata alle tematiche Lgbtq+: “Vogliamo che il matrimonio sia un istituto aperto a tutte e tutti, con il pieno riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali”, si legge tra le altre cose.  

Tra le proposte anche “l’educazione affettiva e sessuale” nelle scuole. La mozione Schlein chiede anche la “regolamentazione legale della cannabis”. Sul fronte interno la candidata formula un lungo pacchetto di proposte e propone la “incompatibilità tra incarichi di partito e funzioni pubbliche e amministrative”. L’intenzione, in generale, è quella di coinvolgere sempre di più la base. Smarcandosi leggermente dai suoi competitors si schiera sì per il finanziamento pubblico, ma “su base volontaria” tramite una maggiorazione del 2×1000″. 

Leadership, anche qui Elly si differenzia: propone la “cosegreteria con alternanza di genere” e poi conferma la formula attuale delle primarie aperte “anche con voto on line sia agli scritti che ai sostenitori registrati”. Anche Stefano Bonaccini, nella sua ‘Energia popolare’, tocca varie tematiche. Sulla vita interna del Pd introduce diverse novità, come la “Convenzione annuale del Pd” o gli “Osservatori democratici permanenti” per il rapporto con la società.  

Sulle “grandi scelte”, si legge, “dovrà sempre essere organizzato un referendum vincolante tra tutti gli iscritti”. La mozione propone una sorta di ritorno a ‘Frattocchie’, con “una scuola di politica per formare la nuova classe dirigente” e anche “corsi e attività dedicate per formare le competenze dei nuovi amministratori locali”. Anche Bonaccini invoca un “meccanismo di finanziamento pubblico di stampo europeo” per i contributi statali.  

Ma prevede “lo sviluppo di forme di finanziamento” con l’istituzione “di una figura nuova e distinta rispetto a quella del tesoriere chiamata a stimolare militanti, attivisti e simpatizzanti al versamento del 2X1000”. Fisco, tra le proposte Bonaccini quella di “un’unica imposta realmente progressiva su tutti i redditi” e “una riforma complessiva” che “riduca la tassazione del lavoro, soprattutto se a tempo indeterminato, e aumenti quella sulla rendita e sulla ricchezza”. 

Sui diritti anche Bonaccini è per “istituire il matrimonio egualitario” e, tra l’altro, per “riformare il sistema delle adozioni superando ogni discriminazione”. Paola De Micheli si propone come la “sindacalista degli iscritti”, al cui voto assegna valore doppio. La sua mozione è quindi focalizzata sull’organizzazione del partito, ma non solo. Anche ‘Concretamente’ (il suo documento) invoca un ritorno al finanziamento pubblico.  

E’ anche l’unica che prende deliberatamente di mira le correnti: per queste è previsto un numero minimo di iscritti Pd, un versamento annuale di solidarietà, 10 giornate di formazione e cultura politica all’anno e una specie di ruolo delle associazioni tematiche, un “luogo che viene consultato in maniera permanente dalla segreteria”. De Micheli è anche l’unica che prevedere una sorta di registro anti lobby: “Tutti i parlamentari e i dirigenti Pd dovranno rendere noto sul portale della Trasparenza democratica i loro incontri con eventuali lobbisti e stakeholders”.  

Tra i capitoli della mozione, quello sulla ‘Fine del partito maschilista’ prevede “posizioni più rappresentative duali” e “un voto di interdizione sulle candidature” per la Conferenza delle donne in segreteria. Sul lavoro De Micheli propone di “riscrivere lo Statuto dei lavoratori” con “il riconoscimento dei diritti universali a tutte le tipologie di lavoro”.  

Gianni Cuperlo è tra i più netti nelle proposte sull’organizzazione interna. Anche lui è per il ritorno del finanziamento pubblico e come Schlein dice no al doppio incarico per il leader (“dirigere il partito non deve essere l’autobus per andare altrove”), mentre propone che “il segretario o la segretaria del Pd venga scelto dagli iscritti mantenendo le primarie aperte per la scelta del candidato premier”. Tra le varie proposte c’è la costituzione dei ‘Comitati per l’alternativa’. Cuperlo è l’unico che esplicitamente nella sua mozione dice: “Va superato il Jobs act”.  

 

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