MONTRÉAL – Nel mondo molte sono le tradizioni che celebrano l’Equinozio vernale; una ricorrenza universale da sempre vissuta e sentita nell’intimo di ogni individuo e della società. Questo spiega la diversità di tante tradizioni. Quel che noi ricordiamo cristianamente con la Pasqua è una ricorrenza la cui origine si perde nella notte dei tempi. Originalmente celebrava la primavera di Flora-Aprilia (dal latino “aperire”, cioè aprire in referenza all’apertura delle corolle dei fiori). Civiltà differenti, e differenti culti religiosi, interpretarono e assimilarono l’archetipo equinoziale spiegato dalle loro particolari dottrine religiose. L’Equinozio vernale anticamente veniva celebrato con il risveglio della natura, il cui mistero era ricordato dal mito di Attis, dio della vegetazione, la quale si rinnovava col sacrificio ed il sangue della divinità versato ad ogni Equinozio vernale. La natura, assieme alla divinità, risorgeva dalla morte. A questo proposito ricordo l’inquietante e imbarazzante mito di Attis e della dea Rea-Cibele. Rea-Cibele fu Madre-vergine del dio Attis. Alla morte precoce di quest’ultimo, la dea addolorata intervenne per riportarlo in vita. Attis risorse dopo tre giorni! A ricordo di quest’evento, la dea istituì un rito funebre di morte e rinascita dal 15 al 28 marzo! Poiché i simboli archetipali evocano verità immanenti, questi vengono interpretati e vissuti attraverso diverse dottrine e società. È ciò che avvenne col Cristianesimo: l’equinozio vernale (primavera) celebrò una nuova fede, quella Cristiana. Dopo la morte terrena del Cristo, le sue spoglie furono poste in una cripta, da cui risorse trionfante…Ineffabile mistero che, nella sua immanenza, è riflesso nella natura con l’umile chicco riposto nel seno della Madre Terra, che presto anche lui germoglierà. Purtroppo, l’ondata riformatrice dei “tempi nuovi”, completata con il Concilio Vaticano II, ha contribuito non poco al processo di “modernizzazione’’. Assieme a vari altri temi, furono alterati o cancellati rituali e “abitudini” di alto significato simbolico considerati forme folcloristiche oscurantiste. Quelli di una certa età ricordano benissimo le secolari usanze, ripudiate perché giudicate sorpassate o residui “paganeggianti’’. Sempre più invadente incalza il profano, alterando e contraffacendo simboli, principi e significati, una volta celebrati e osservati con fede. Molti ancora ricordano l’antica usanza di allestire sull’Altare Maggiore un Santo Sepolcro, con un tappeto di biondi germogli di grano, simbolo della germinazione spirituale; fra tutti i semi era prescelto il grano, in quanto simbolo eucaristico e cibo terreno dell’umanità. Questa vecchia usanza, a cui la Comunità intera partecipava, era un simbolo concreto di profonda spiritualità.
Ogni famiglia, nell’approssimarsi della Pasqua, religiosamente coltivava al riparo la propria zolla di piantine di grano che alla fine, “prezioso tassello’’, andava a comporre il Mosaico di Vita sull’Altare. Le civiltà agresti non filosofavano, non speculavano, però, nella loro grande semplicità, con cerimonie simili reiteravano un tempo ideale particolare, pervaso da un’atmosfera che nessun libro o filosofo può definire! Nel mio vissuto ricordo del periodo pasquale l’ansia di noi bambini; qualcosa di particolare aleggiava nell’aria. Alle cerimonie preparatorie si affiancava il famoso digiuno, concepito come un modesto sacrificio personale, necessario al fine di associarsi umilmente al “Gran Sacrificio’’ nella Settimana Santa. Tutto si presentava attonito e assorto nell’attesa; le campane non squillavano; tristi drappi coprivano statue e simboli sacri a proteggerli da “occhi profani’’, come a preservare il “Gran Mistero’’ celato dall’enigmatico “velo viola’’. Poi, finalmente, il Sabato Santo: i “Veli’’ cascavano, le campane a stormo squillavano gioiose. Prima dell’avvento del consumismo e dello sfrenato edonismo, Pasqua veniva celebrata solennemente; in modo particolare nel mondo rurale. L’evento era accompagnato da osservanze religiose e manifestazioni di fede, a cui si aggiungevano abitudini folcloristiche ancestrali. La Pasqua del passato non era solo celebrata, ma anche vissuta; in ogni famiglia fervevano preparativi e rituali che precedevano il sacro evento; finanche la cucina vi partecipava con le sue particolari pietanze e leccornie. Tutto concorreva a celebrare la Resurrezione ed il risveglio della natura. In ogni focolare, su ogni tavola apparivano le tanto attese, fragranti “pigne’’ e pastiere di grano: pietanze propiziatorie che le nostre mamme preparavano da antiche ricette. Leccornie per noi bambini e offerte augurali, nella scia di antiche usanze a propiziare il ciclo novello!
Buona Pasqua a tutti!