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Papa, ultimo giorno in Ungheria: “Triste vedere le porte chiuse ai migranti”

(Adnkronos) – Ultimo giorno del 41esimo viaggio apostolico del Papa in Ungheria, cuore dell’Europa. Stasera Bergoglio sarà di nuovo a Roma. Il Pontefice, dopo aver lasciato la Nunziatura Apostolica, si è trasferito in auto alla Piazza Kossuth Lajos per la celebrazione della messa. All’arrivo, dopo alcuni giri in papamobile tra i fedeli convenuti, il Papa ha iniziato la Celebrazione Eucaristica nella IV Domenica di Pasqua. Presenti anche la Presidente ungherese Katalin Novak e il Primo Ministro Viktor Orban. 

”È triste e fa male vedere porte chiuse: le porte chiuse del nostro egoismo verso chi ci cammina accanto ogni giorno; le porte chiuse del nostro individualismo in una società che rischia di atrofizzarsi nella solitudine; le porte chiuse della nostra indifferenza nei confronti di chi è nella sofferenza e nella povertà; le porte chiuse verso chi è straniero, diverso, migrante, povero”, scandisce forte e chiaro il Papa nel corso della messa.  

Bergoglio parla anche delle chiusure da parte della Chiesa: “Perfino le porte chiuse delle nostre comunità ecclesiali: chiuse tra di noi, chiuse verso il mondo, chiuse verso chi ‘non è in regola’, chiuse verso chi anela al perdono di Dio. Per favore: apriamo le porte! Cerchiamo di essere anche noi – con le parole, i gesti, le attività quotidiane – come Gesù: una porta aperta, una porta che non viene mai sbattuta in faccia a nessuno, una porta che permette a tutti di entrare a sperimentare la bellezza dell’amore e del perdono del Signore. Ripeto questo soprattutto a me stesso, ai fratelli Vescovi e sacerdoti: a noi pastori. Perché il pastore, dice Gesù, non è un brigante o un ladro ,non approfitta, cioè, del suo ruolo, non opprime il gregge che gli è affidato, non ‘ruba’ lo spazio ai fratelli laici, non esercita un’autorità rigida”.  

Bergoglio, che due giorni fa ha avuto un faccia a faccia con il primo ministro ungherese, il sovranista Viktor Orban presente alla messa del Papa, si rivolge anche a chi ha responsabilità politiche: “Incoraggiamoci ad essere porte sempre più aperte: ‘facilitatori’ della grazia di Dio, esperti di vicinanza, disposti a offrire la vita, così come Gesù Cristo, nostro Signore e nostro tutto, ci insegna a braccia aperte dalla cattedra della croce e ci mostra ogni volta sull’altare, Pane vivo spezzato per noi. Lo dico anche ai fratelli e alle sorelle laici, ai catechisti, agli operatori pastorali, a chi ha responsabilità politiche e sociali, a coloro che semplicemente portano avanti la loro vita quotidiana, talvolta con fatica: siate porte aperte”. 

Francesco sottolinea: “È bello trovarci insieme: i Vescovi e i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici; ed è bello condividere questa gioia insieme alle Delegazioni ecumeniche, ai capi della Comunità ebraica, ai rappresentanti delle Istituzioni civili e del Corpo diplomatico. Questa è cattolicità: tutti noi cristiani, chiamati per nome dal buon Pastore, siamo chiamati ad accogliere e diffondere il suo amore, a rendere il suo ovile inclusivo e mai escludente”. “E, perciò, – ammonisce – siamo tutti chiamati a coltivare relazioni di fraternità e di collaborazione, senza dividerci tra noi, senza considerare la nostra comunità come un ambiente riservato, senza farci prendere dalla preoccupazione di difendere ciascuno il proprio spazio, ma aprendoci all’amore vicendevole”. 

“Lasciamo entrare nel cuore il Signore della vita, la sua Parola che consola e guarisce, per poi uscire fuori ed essere noi stessi porte aperte nella società. Essere aperti e inclusivi gli uni verso gli altri, per aiutare l’Ungheria a crescere nella fraternità, via della pace”, esorta il Papa. “Essere aperti e inclusivi gli uni verso gli altri, per aiutare l’Ungheria a crescere nella fraternità, via della pace. Gesù buon Pastore – dice Francesco- ci chiama per nome e si prende cura di noi con infinita tenerezza. Egli è la porta e chi entra attraverso di Lui ha la vita eterna: Egli dunque è il nostro futuro, un futuro di ‘vita in abbondanza’. Perciò, non scoraggiamoci mai, non lasciamoci mai rubare la gioia e la pace che Lui ci ha donato, non chiudiamoci nei problemi o nell’apatia. Lasciamoci accompagnare dal nostro Pastore: con Lui la nostra vita, le nostre famiglie, le nostre comunità cristiane e l’Ungheria tutta risplendano di vita nuova!“. 

 

Al termine, il cardinale Péter Erdő, Arcivescovo Metropolita di Esztergom-Budapest, indirizza un saluto e un ringraziamento al Papa. Quindi, Francesco guida la recita del Regina Coeli con i fedeli presenti in Piazza Kossuth Lajos. 

La Piazza nella quale della messa, è dedicata a Lajos Kossuth, eroe nazionale, leader ispiratore della rivoluzione ungherese del 1848, è situata nel centro di Budapest, nel V distretto. Ospita nel suo spazio l’edificio neogotico del Parlamento ungherese, simbolo della capitale, il Museo Etnografico e il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale. Si tratta della prima messa a cui partecipano tutti, dall’Ungheria e da tutto il confine. 

 

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