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“Paolo Vive”: il docufilm di Debora Scalzo arriva a Montréal

Il ricordo di Paolo Borsellino, indomito magistrato vittima della mafia

 

La locandina del docufilm Paolo Vive

 

Il 19 marzo, alle 18:00, presso il Piccolo Teatro del Centro Leonardo da Vinci di Montréal, è in programma la proiezione, in presenza della regista Debora Scalzo, del docufilm dedicato al magistrato Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia. Il film, significativamente intitolato Paolo Vive, è un omaggio alla sua figura e al suo lascito. L’evento è organizzato dall’Associazione dei Giuristi Italo-Canadesi del Québec (AGICQ) e dal Comitato degli Italiani all’Estero (Com.It.Es) di Montréal, con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia

 

MONTRÉAL – La strage di via D’Amelio del 1992, che costò la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta, ha lasciato un segno indelebile nella storia italiana. Paolo Vive, diretto dalla regista siciliana Debora Scalzo, ripercorre la vita e l’eredità del magistrato, interpretato dall’attore Bruno Torrisi. Attraverso interviste e testimonianze inedite, tra cui quelle di Antonio Vullo, unico agente di scorta sopravvissuto, e Luciano Traina, il poliziotto che arrestò Giovanni Brusca – esponente di spicco di Cosa Nostra, noto con il soprannome u’ scannacristiani per la sua ferocia – il film rende omaggio a Borsellino e invita le nuove generazioni a mantenere vivi i valori di giustizia, integrità e coraggio che il giudice incarnava, fino al sacrificio estremo della sua vita.

 

Bruno Torrisi nelle vesti di Polo Borsellino

 

Dopo essere stato proiettato in diversi paesi europei e sudamericani, il documentario ha raggiunto anche il Nord America con tappe a New York, Washington, Los Angeles, Vancouver e Montréal. L’evento nella città quebecchese, che vede la partecipazione della regista, si tiene il 19 marzo, alle 18:00, presso il Piccolo Teatro del Centro Leonardo da Vinci, grazie all’iniziativa dell’AGICQ e del Com.It.Es, con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia. Il docufilm è distribuito a livello internazionale in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).

 

Debora Scalzo

 

Debora Scalzo: una visione artistica poliedrica

Debora Scalzo non è solo regista, ma anche scrittrice, sceneggiatrice e designer di moda. Ama definire il suo lavoro come “un intreccio di parti di me che si fondono nel mio percorso artistico”, pur riconoscendo che “la scrittura è il punto di partenza di tutto. Scrivere è la mia essenza, il modo in cui do voce alle storie che sento il bisogno di raccontare. Però il cinema mi permette di trasformare quelle parole in immagini e di farle vivere in una dimensione ancora più intensa. Ogni forma d’arte che abbraccio è un tassello fondamentale del mio percorso”.

 

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Nell’intervista rilasciata a Il Cittadino Canadese, Scalzo ha espresso entusiasmo per la sua visita in Canada: “È la mia prima volta qui e sono davvero felice di scoprire Montréal, una città che mi sembra straordinaria”.

 

Paolo Borsellino: un simbolo senza tempo

Quando le abbiamo chiesto se “Paolo vive ancora oggi?”, la regista ha risposto: “Paolo Borsellino non può essere semplicemente confinato nel passato. Il suo impegno per la giustizia, la legalità e la lotta alla mafia trascende il tempo. In un certo senso, Paolo vive ancora oggi attraverso le sue idee, il suo esempio e il coraggio che ha avuto nel portare avanti la sua missione. Il suo spirito e il suo messaggio continuano a ispirare molte persone e a darci forza per proseguire la lotta contro ogni forma di ingiustizia e sopraffazione. La sua eredità continua a ispirare chi crede nella giustizia e nella legalità”.

 

Parlando della percezione della figura di Borsellino fuori dall’Italia, ha aggiunto: “La sua morte è conosciuta anche all’estero, ma con una percezione diversa. In Italia, è una ferita ancora aperta, parte della nostra storia e identità. All’estero, invece, è vista come il simbolo universale della lotta alla mafia e al sacrificio per la giustizia”.

 

Un dovere morale e una scelta artistica

Scalzo ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinta a realizzare Paolo Vive: “La memoria di Paolo Borsellino deve restare viva. Il suo sacrificio per la giustizia non può essere dimenticato. Con Paolo vive voglio contribuire a diffondere il suo messaggio di legalità e coraggio, soprattutto alle nuove generazioni. Essere siciliana significa portare dentro di me la storia e il dolore della mia terra, ma anche la sua forza e il desiderio di riscatto. Paolo Borsellino è un simbolo di questa lotta, e raccontare la sua storia è un dovere morale. Con Paolo Vive, voglio onorare la sua memoria e dimostrare che la Sicilia è terra di legalità, coraggio e dignità. Le mie radici sono una parte imprescindibile della mia identità artistica. Racconto la mia terra con il rispetto e l’amore che merita, senza filtri, senza mistificazioni, mostrando sia le sue ombre che la sua straordinaria bellezza”.

 

Parlando della tecnica cinematografica adottata, la regista ha spiegato: “Ho scelto un linguaggio visivo immersivo, alternando immagini di repertorio, testimonianze dirette e una narrazione emotiva. Non ho voluto includere il video della strage, perché Paolo Vive è già un docufilm molto forte, dove le testimonianze esclusive dei familiari e delle personalità intervistate raccontano quei momenti con estrema intensità. Ho voluto dare spazio alle loro parole, perché credo che la verità vada raccontata senza censure. Per questo motivo, ho scelto di dare spazio ai contributi video e fotografici mai visti prima, ricevuti direttamente dai familiari delle vittime, sia di Paolo Borsellno che degli agenti della scorta”.

 

Il documentario è strutturato in due parti: “Nella prima, c’è uno short movie con il grande Bruno Torrisi nei panni di Borsellino, immaginando il suo ritorno in vita dopo 30 anni, direttamente da via D’Amelio”. Da lì prende il via  “il docufilm vero e proprio, composto da testimonianze ininterrotte, per dare massimo risalto alle parole più che alle immagini”.

 

Un filo conduttore: verità e umanità

Concludendo l’intervista, Debora Scalzo ha riflettuto sul tema centrale del suo lavoro: “C’è un filo conduttore ben preciso che unisce tutte le mie realizzazioni: la verità, l’umanità e la profondità delle emozioni. Ogni storia nasce da un bisogno autentico di raccontare qualcosa che lasci il segno, che faccia riflettere e che possa in qualche modo smuovere le coscienze”. L’elemento che la contraddistingue è “l’amore per la vita, la giustizia, la mia terra e le persone care. Anche nei racconti più duri, c’è sempre uno spiraglio di luce, perché credo che la speranza sia un motore potente. Il punto di unione di tutto ciò che faccio è l’autenticità: racconto storie che sento nel profondo, che mi appartengono, e che spero possano arrivare dritte al cuore di chi le ascolta”.

 

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