(Adnkronos) – Un paradiso di tolleranza, prosperità e paesaggi spettacolari, la terra promessa, la più pura incarnazione del sogno americano. O no? In California qualcosa s’è inceppato, tanto che da anni le persone che la lasciano sono più di quelle che vi arrivano, e dall’ultimo censimento la sua popolazione risulta per la prima volta diminuita. Una delle voci più interessanti del giornalismo italiano, Francesco Costa torna a raccontare gli Stati Uniti con un nuovo libro dedicato, appunto, alla California. La fine del sogno (Strade Blu, Mondadori). Vicedirettore del giornale online Il Post e conduttore del podcast giornaliero Morning, Francesco Costa analizza le ragioni di una crisi che non è tanto lontana quanto sembra. Lo farà con la giornalista Adnkronos Elvira Terranova domani alle 18 al bookstore Flaccovio Mondadori a San Lorenzo Mercato. Ingresso libero. Il libro è in vendita nei tre bookstore Flaccovio Mondadori, oltre a San Lorenzo anche in via Roma e al CC.Forum.
Quando noi italiani pensiamo alla nazione che vorremmo diventare, cosa ci viene in mente? Probabilmente vorremmo avere un’economia in grande crescita e la piena occupazione: un paese in cui chiunque voglia lavorare possa farlo. Vorremmo avere le migliori università del pianeta e bellezze naturali adeguatamente valorizzate, prodotti culturali dall’influenza globale. Vorremmo essere il posto ideale per chiunque voglia realizzare i propri sogni, per chiunque abbia un progetto e cerchi le condizioni ideali per trasformarlo in realtà, e magari anche avere una classe dirigente progressista, sensibile, accogliente. Insomma, vorremmo essere un po’ più come la California, che infatti da secoli è considerata la fine del mondo. Ma in California qualcosa si è inceppato, tanto che da anni le persone che la lasciano sono più di quelle che vi arrivano, e dall’ultimo censimento la sua popolazione risulta per la prima volta diminuita. E’ una crisi unica al mondo, ma l’acuta analisi di Francesco Costa mostra che le sue ragioni non sono esclusivamente californiane: e si comincia a riscontrarle anche dalle nostre parti. Le città come unici possibili centri propulsivi della crescita economica. La qualità della vita distrutta dai prezzi delle case. Un radicalismo politico infantile. La divaricazione del mercato del lavoro fra chi possiede un’istruzione di alto livello e chi no. Le discriminazioni razziali. La catastrofe climatica. L’attivismo performativo. Le crescenti diseguaglianze fra generazioni. La crisi della California ci costringe a interrogarci sulla realtà che ci circonda e ci invita a stare attenti a ciò che desideriamo, perché potremmo ottenerlo.