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Omar Camporese: “Sinner sbaglia, ma ormai la Davis è un torneo come un altro”

(Adnkronos) –
“Ora è il momento di giocare e smetterla con le polemiche. L’Italia è forte, può schierare due squadre ed è favorita sulle avversarie. Canada, Cile e Svezia non sono al nostro livello. Si giochi per vincere con i migliori del momento. Lo scorso anno siamo arrivati a un passo dal traguardo con Sonego e Musetti. Ma che nostalgia per la “vecchia” Coppa Davis”. Omar Camporese ha giocato in Davis con un gomito fuori uso. Anche i suoi compagni di squadra di allora (come Paolino Canè) sono scesi in campo con infortuni menomanti. Erano le punte della nazionale italiana che agli inizi degli anni ‘90 contendeva i passaggi del turno alla Germania di Becker e Stich, agli Stati Uniti. Imprese e sconfitte, su tutto l’amore per la Davis. Altri tempi, altro tennis. Altro sport. 

“Poco importava l’avversario o le condizioni di forma, la Davis ai miei tempi era una priorità, il punto centrale della nostra programmazione annuale e ora non è più così -sottolinea l’ex azzurro a ‘La Ragione’. Non concordo con la scelta di Jannik Sinner, è la seconda volta che si nega alla maglia azzurra ma è il format che fa la differenza, ha tolto tutta quella passione, quel romanticismo che c’era intorno alla Davis. Alcaraz non la gioca quest’anno, nel 2022 Djokovic e Nadal hanno fatto la stessa scelta. Ormai è un torneo come gli altri, per noi invece valeva quanto una Coppa del Mondo”.  

Le polemiche tra Pietrangeli e Panatta, poi tra Fognini e il capitano di Davis, Volandri. Clima da eterna resa dei conti, uno stillicidio rovinoso nell’era forse più ricca di talento nella storia del tennis italiano: “E’ davvero un peccato ma i conflitti, le incomprensioni, i rancori possono esserci e gli errori sono stati fatti”, aggiunge Camporese.  

“Semplicemente dico che le divergenze possono essere chiarite in privato, anziché sui social. Ai miei tempi litigai con Adriano Panatta che preferì schierare Nargiso in Davis contro l’Austria. Adriano venne a New York per parlare a quattr’occhi con me, ci chiarimmo, siamo ripartiti meglio di prima. Certo, nessuno ha il suo carisma, ma è la moda di usare i social per accusarsi a vicenda che mi lascia assai perplesso”, aggiunge l’ex tennista bolognese, tre titoli Atp vinti, arrivato sino al numero 18 al mondo, partite epiche contro Lendl (battuto a Rotterdam) e Becker (cinque set tiratissimi all’Australian Open 1991, partita da oltre cinque ore e cinque set anche in Coppa Davis) tra fine anni ‘80 e inizio ‘90 e un rapporto speciale con la Coppa Davis. 

Dall’esordio nel 1989 contro lo svedese Pernfors a Malmoe, in campo con la racchetta di John McEnroe, “anche se la mia esibizione migliore è stata a Bolzano contro lo spagnolo Emilio Sanchez. Mi riusciva praticamente tutto. Ora è tutto svanito, i singolari incrociati, i tre set su cinque. Anche il nostro calendario era fitto, non so perché ma è svanita la magia della maglia azzurra. Davvero un peccato”. 

 

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