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Novembre: mese di magia e folclore

Dai meandri della storia, residui di antica religiosità

 

La prima immagine è un altorilievo sull’entrata del comune di Pomezia con l’effigie della dea Pomona nelle sembianze di una rurale che reca sulla testa una cesta colma di “pomi” e frutta varia, a segno di augurio e abbondanza. Nella seconda immagine vediamo la dea Pomona e i suoi attributi: la frutta. Nella terza immagine c’è la Fiamma novembrina: simbolo di ascesi spirituale. Sia questa Fiamma simbolo augurale di PACE per i vivi e di LUCE per tutti i defunti.

 

Come già menzionato in altri miei articoli, nell’antica Roma il primo calendario romano istituito da Romolo prevedeva che il ciclo annuale prendesse il via a marzo. L’anno era di dieci mesi e terminava col decimo, dicembre. Novembre era il nono e penultimo mese dell’anno. A seguito dell’aggiunta di gennaio e febbraio da parte di Numa Pompilio, seguito dalla riforma di Giulio Cesare e un ritocco da parte di Papa Gregorio XIII, l’anno diventò di dodici mesi e Novembre divenne l’undicesimo mese del ciclo annuale di dodici mesi (malgrado il significato del suo nome di “nono” mese). È il mese autunnale per eccellenza: piovoso, con gli alberi che diventano brulli e con le prime brinate mattutine è foriero della stagione invernale. Novembre costituiva una fase importante dell’anno agrario. Da tempi remoti era il periodo del rendiconto dei raccolti. Fino a qualche decennio fa, a novembre terminavano i contratti agrari e si faceva la spartizione dei beni agricoli, dove ancora esisteva il rapporto di mezzadria. Novembre, considerato mese “triste e uggioso”, è invece anche un periodo pregno di simbolismi magici e religiosi tramandati dal folclore. L’avvento del Cristianesimo mal sopportava le varie tradizioni pagane e si affannò per sradicarle. Non soddisfatto di aver sostituito per sincretismo le Pomonalie (31 ottobre- 1º novembre) con la festa dedicata a Tutti i Santi (nel mondo nordico “All Hallow Eve”), anche le antiche Parentalie romane del 2 novembre (incontro con gli antenati) furono sostituite con la “celebrazione dei defunti”. Una festa cristiana; e tale rimane anche oggi. Nella Roma antica, a fine ottobre e inizio di novembre veniva celebrata Pomona, divinità dei frutti e i Parentalia, ossia: l’incontro con gli Avi. Le tradizioni novembrine antiche riflettono lo stato d’animo di una civiltà, quella indoeuropea, espressa dal calendario solare. Perciò, se non proprio nella stessa data, ma nello stesso periodo dell’anno, ambientate a differenti clima e latitudini, le stesse ricorrenze venivano ricordate e celebrate con nomi differenti. Da notare, altresì, che anche il calendario cristiano, “obtorto collo”, non trascura la dimensione magica di questo periodo dell’anno. Famosa è la leggenda dell’ “estate di S. Martino”, che parla di un buon cavaliere, Martino appunto, che, in una fredda e piovosa giornata di Novembre, donò metà del suo mantello a un viandante lacero e infreddolito. Un atto di generosità che il cielo ricambiò: smise di piovere e il sole tornò a scaldare l’aria, come fosse estate. Da qui l’estate di San Martino (in Canada “l’estate degli indiani”).

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Con S. Martino la leggenda ricorda la fine dell’annata agricola, corrispondente al giorno dedicato al Santo, l’11 Novembre…  quando ogni mosto diventa vino! (Miracolo del sincretismo religioso!?). Poiché pertinente, faccio notare che l’origine del nome della cittadina laziale dell’Agro Pontino, Pomezia, trae il suo nome augurale dal periodo in cui ebbero luogo le festività inaugurali di insediamento dei coloni (28 ottobre e  novembre 1939), che storicamente coincidevano con le antiche celebrazioni dedicate alla dea Pomona (Pomonalie), divinità della frutta. Negli ultimi decenni, la voga sfrenata dell’americanismo ha portato l’Europa alla “scoperta” di Halloween: antica celebrazione diventata una macabra caricatura all’americana, vuota di ogni riferimento originario; una pietosa nemesi storico-folcloristica, che gli italiani “moderni” credono di riscoprire come “originale”. Infatti, la festa di Halloween fu importata negli USA dai coloni anglosassoni e dagli irlandesi, cioè dagli europei, quando già costituiva solo il residuo folcloristico di antichi rituali agricoli religiosi precristiani. Anche nel caso dell’Anno gallico, il periodo novembrino costituiva il primo mese dell’anno e segnava l’inizio della metà buia del ciclo annuale. È a Novembre che la tradizione indoeuropea situa “strani fenomeni”. La magica luna celtica in questo periodo dell’anno faceva “una sosta”, una parentesi magica. Il termine Halloween, da “All Hallow’s Eve”, ovvero “la notte di tutti gli spiriti sacri” del 31 ottobre (la nostra Ognissanti) è traducibile in “assemblea, riunione con i morti” (a Roma si ricordava Pomona, “Patrona pomorum”,  Signora dei frutti); mentre il termine “Samain-Samahim”  (incontro con gli Avi) ricordava i Parentalia romani (il nostro 2 Novembre). La Chiesa fu avversa a queste credenze e le combattè senza quartiere. Non riuscendo a sradicarle, inserì il “Giorno dei defunti” dopo la festa dedicata a tutti i Santi. Col tempo le antiche convinzioni ataviche, già ancorate negli spiriti, si adattarono al 2 Novembre cristiano. Oggi, nel frastuono e nell’edonismo in cui sguazza la nostra società, il frettoloso giudizio su questo mese lo fa apparire senza personalità, eppure per gli antichi questo fu il periodo magico per eccellenza.

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