Mi spiace non essere in grado di assimilare tutto il contenuto di un articolo del professore universitario ed ex giornalista RAI Michele Mezza, ma mi sono identificato nel titolo: “Quale TV Italiana ci potemmo permettere nel 2027?”. Questo perché non sono un intellettuale, ma un giornalista “trade” (specializzato) a cui piace sentirsi come uno specchio che riflette quello che ha davanti.
E davanti a me c’è una RAI che non è diversa da quelle passate: cioè l’espressione del governo del momento, ma negli ultimi 30 anni peggiorata. I dirigenti sono diventati più romacentrici, come d’altra parte i politici che considerano estero quello che sta fuori Roma. E questo vale pure per il governo dell’internazionalista Mario Draghi, che ha supervisionato una RAI che è ulteriormente peggiorata.
Visto che la RAI è un dispensario di poltrone e che pochi sono interessati all’aspetto internazionale, lascerei la parte romacentrica così com’è, e mi concentrerei su di un nuovo aspetto internazionale che avrebbe il vantaggio di non essere ambito dai “figli di”, e quindi volto verso i tanti talenti che l’Italia ora esporta all’estero.
In effetti, entro il 2027 vedrei due RAI, una nazionale finanziata dal canone, che resta in balia dei politici, ed una internazionale, puramente commerciale e con vari compiti tra cui la vendita di contenuti all’estero, diffusione dei canali nazionali fuori dell’Italia, gestione e programmazione di un canale proprio (RAI Italia), un reparto per la produzione e coproduzione (contenuti vendibili anche alla RAI nazionale).
Le due RAI dovrebbero essere indipendenti l’una dall’altra e gli accordi tra le due entità dovrebbero essere di natura puramente commerciale.
La parte più difficile sarà quella di isolare la RAI internazionale dagli interessi della politica (che sicuramente si manifesteranno appena l’operazione avrà successo), iniziando dalla sede che dovrebbe essere a Milano.