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Navalny morto in carcere, Cremlino: “Cause da accertare”

(Adnkronos) – Il dissidente russo Aleksei Navalny è morto nella colonia penale a regime speciale di Kharp, nella regione artico di Yamalo Nenets, dove era rinchiuso. Lo ha riferito l’agenzia Tass, secondo cui il dissidente ha avvertito un malore dopo una passeggiata, ma nonostante siano state eseguite “tutte le misure di rianimazione necessarie”, queste “non hanno dato risultati positivi”.  

Fonti hanno riferito alla televisione di stato Rt, secondo quanto rende noto il sito di opposizione Meduza, che Navalny sarebbe morto per un’embolia.  

Alexey Navalny “si è sentito male durante una passeggiata ed ha quasi immediatamente perso conoscenza”, si legge in una nota della locale amministrazione dei Servizi penitenziari federali russi, secondo quanto riporta il sito Meduza. “Gli addetti medici dell’istituzione sono arrivati subito – prosegue la nota – ed è stata chiamata una squadra per le emergenze mediche. Sono state tentate tutte le misure di rianimazione, ma non hanno portato risultati positivi. E i dottori di emergenza hanno confermato la morte del detenuto. Si sta stabilendo la causa della morte”. 

Mercoledì Navalny era stato trasferito in cella di isolamento per la 27esima volta dall’inizio della sua detenzione. Avrebbe dovuto passare nella ShiZO 15 giorni, un record anche per il vessatorio sistema penitenziario russo. L’11 era appena terminato un altro periodo di isolamento di dieci giorni. In totale, Navalny ha trascorso 308 giorni in isolamento dall’inizio della sua detenzione, nel gennaio del 2021. 

Il capo dello staff di Navalny, Leonid Volkov, ha detto di non avere conferme della morte del dissidente russo in carcere. Ma, in un tweet, ha spiegato di interpretare la notizia del decesso come una “confessione” da parte delle autorità russe che ”lo hanno ucciso”. ”Le autorità russe hanno reso pubblica la confessione di aver ucciso Alexey Navalny in prigione. Non abbiamo alcun modo per confermarlo o per dimostrare che ciò non è vero”, ha affermato. 

Il presidente russo Vladimir Putin è stato informato della morte in carcere di Alexei Navalny, ha confermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo quanto riporta la Tass. Quanto alle cause della morte ”saranno accertate dai medici”. ”Il Servizio penitenziario federale sta verificando e indagando” sull’accaduto, ha aggiunto Peskov, sottolineando che ”non serve un’indicazione speciale del Cremlino in merito”. 

“Qualsiasi cosa si pensi di Navalny come politico, è stato brutalmente assassinato dal Cremlino. Questo è un fatto ed è una cosa da sapere a proposito della vera natura dell’attuale regime russo”. Lo ha scritto su X il presidente della Lettonia, Edgars Rinkevics. 

“Ovviamente, è stato ucciso da Putin, come migliaia di altri sono stati torturati”, ha detto anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aggiungendo: ”A Putin non importa chi muore, purché mantenga le sue posizioni”. 

Navalny, 47 anni, era stato condannato a oltre 30 anni di carcere. A dicembre il leader dell’opposizione russa era scomparso dal carcere Kovrov durante un trasferimento durato 20 giorni fino al carcere di Kharp situato a 1.900 chilometri a nord-est di Mosca. A gennaio era ricomparso in un video: si era collegato in video a un’udienza di un tribunale dove ha presentato denuncia contro l’amministrazione penitenziaria russa per le sue condizioni di detenzione, aveva riferito Mediazona, un media indipendente russo, in un post su ‘X’ pubblicando delle foto di Navalny. 

Da poco aveva chiesto ai russi di recarsi a votare per le elezioni presidenziali il prossimo marzo a mezzogiorno in punto della domenica di voto, azione non perseguibile ma utile a esprimere il dissenso contro Putin. Dalla colonia penale a regime speciale di Kharp, nella regione di Yamal Nenets, il dissidente aveva rilanciato l’idea dell’oppositore di San Pietroburgo Maksim Reznik. 

“La cosa più importante è che questa sarà una protesta davvero nazionale. Non si svolgerà solo in ogni città, ma in ogni distretto di ogni città”, aveva scritto Navalny il primo febbraio. Si tratta di una idea “legale e sicura al cento per cento” che le autorità non potranno in alcun modo impedire. “Cosa possono fare, chiudere i seggi a mezzogiorno? Organizzare un voto delle dieci per Putin? Annotarsi il nome di tutti coloro che si presentano a mezzogiorno?” aveva ironizzato come al solito. 

Poche ore dopo l’annuncio della candidatura di Putin alle presidenziali, Navalny aveva ribadito la necessità di votare chiunque fuorché Putin. Cartelloni stradali erano comparsi in tutta la Russia con gli auguri per le feste del nuovo anno, messaggi apparentemente innocui con un QR Code che rimandava al sito web “Russia senza Putin”, con un messaggio politico in vista delle elezioni presidenziali del prossimo marzo e voto per chiunque non sia Vladimir Putin. I sostenitori di Aleksei Navalny hanno reso nota la loro strategia mentre le autorità hanno subito iniziato a rimuovere i cartelloni. Poco dopo, il trasferimento del dissidente, iscritto nella condanna la scorsa estate, oltre il circolo Polare artico. Da dove comunque continuava a rappresentare un pericolo politico per Putin. 

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