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Mutti (Centromarca): “Chiediamo politiche che premino le aggregazioni”

(Adnkronos) – “Dobbiamo avere delle aziende dimensionalmente più grandi, che siano in grado di internazionalizzarsi e di portare l’eccellenza del made in Italy nel mondo. Per fare questo chiediamo delle politiche a sostegno che premino quelle che sono le aggregazioni di imprese, le fusioni e le acquisizioni. Inoltre, il tema della legalità per le aziende di marca è assolutamente determinante, perché quelle aziende che non rispettano la legalità fanno una competizione scorretta, sleale, sia dal punto di vista etico sia dal punto di vista economico. Abbiamo bisogno di regole che vengano rispettate e che facciano diventare sempre di più l’Italia un luogo di assoluta eccellenza, da tutti i punti di vista”. Lo afferma il presidente di Centromarca, Francesco Mutti, a margine dell’incontro, organizzato dell’associazione italiana dell’industria di marca ‘Geopolitica, società, innovazione – Scenari e priorità per l’Industria di Marca’, promosso alla Triennale di Milano in concomitanza con l’assemblea dell’associazione.  

“L’imprenditoria necessita di percorsi di lungo termine – riprende Mutti – Al governo chiediamo una riduzione di quella burocrazia che rischia di essere solamente cartacea e di rendere sempre più sostenibile il sistema economico italiano. Le prospettive delle aziende di marca sono importanti perché rappresentano l’identità e il valore del made in Italy – analizza il presidente di Centromarca – Generiamo valore per le aziende e anche per il sistema Paese nella misura in cui sapremo valorizzare quello che sono le grandi eccellenze del made in Italy”.  

Le aziende di marca hanno attraversato un momento difficile a causa dell’inflazione: “Si sono fatte carico di gran parte dell’aumento dei costi – spiega Mutti – L’aumento medio dei costi nel biennio 2021-2023 è stato mediamente intorno al 55%, la maggior parte di questi costi sono stati assorbiti dalle aziende che hanno scaricato verso valle solo una minima parte. Questo si è visto anche con una fortissima contrazione di quelli che sono stati gli utili delle aziende. Oggi, dopo un lungo cammino di ristrutturazione di costi e di aumento di competitività, è tempo veramente di riguardare il futuro per portare il made in Italy nel mondo”, conclude. 

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