Un’iniziativa dei Giuristi Italo-Canadesi del Québec e del Com.It.Es di Montréal

Grande successo per il docu-film Paolo Vive, che il 19 marzo ha emozionato quasi 150 Italo-Montrealesi accorsi al Piccolo Teatro del CLDV per abbracciare la regista siciliana Debora Scalzo

MONTRÉAL – Emozioni forti, una commozione palpabile e un orgoglio senza fine: è il cocktail di sentimenti che il 19 marzo scorso ha pervaso i cuori e le menti di 145 Italo-Montrealesi accorsi al Piccolo Teatro del Centro Leonardo da Vinci per abbracciare la regista siciliana Debora Scalzo, in occasione della proiezione di Paolo Vive. L’iniziativa dell’Associazione dei Giuristi Italo-Canadesi del Québec (AGICQ) e dal Comitato degli Italiani all’Estero (Com.It.Es) di Montréal, con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Montréal, ha visto la partecipazione di diverse autorità e personalità, come la deputata federale Patricia Lattanzio, il Console Generale Enrico Pavone, il Console Commerciale Fortunato Mangiola, il Senatore della XVI Legislatura italiana Basilio Giordano, i Consiglieri di Saint-Léonard Dominic Perri e Angela Gentile, il giudice in pensione della Corte Municipale di Montréal Antonio Discepola, ed il giudice della Corte del Québec, divisione penale, Salvatore Mascia. A fare gli onori di casa sono stati Philippe Messina, presidente dell’AGICQ, e Anna Colarusso, presidente del Com.It.Es, che hanno introdotto alla platea prima il Console Enrico Pavone e poi Debora Scalzo. “La strage di Via D’Amelio – ha detto il rappresentante della Farnesina – ha segnato profondamente la storia dell’Italia. Questo docu-film non è solo un ricordo di quel terribile giorno, ma una testimonianza viva del coraggio, della determinazione e dell’integrità di un uomo che ha dedicato la propria vita alla lotta contro la mafia. Grazie al lavoro della regista Scalzo, possiamo riscoprire la forza e la resilienza di Borsellino e dei suoi compagni di lotta, ma anche l’importanza di mantenere viva la memoria storica e di trasmettere ai giovani le lezioni di giustizia e coraggio che derivano dal suo esempio”. “È stato duro lavorare a questo progetto – ha detto, dal canto suo, Debora Scalzo – ma da donna siciliana ne sono orgogliosa perché finalmente ho potuto portare all’estero la vera Sicilia, la Sicilia che non è la mafia, ma è Paolo Borsellino e la sua lotta per la legalità e la giustizia. Il video della strage non c’è: le immagini mi sono state negate da diverse testate giornalistiche perché le interviste sono forti e non ho voluto tagliarle, preferendo dare spazio a chi ha vissuto quei momenti e a chi è stato lasciato da solo.



Questo docu-film è anche un omaggio a mio nonno Lorenzo, ex agente di scorta che ha lavorato con vari magistrati, come il giudice Cesare Terranova, tra i primi a lottare contro la mafia”. Il docu-film su Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992 insieme alla scorta, ripercorre, in 153 minuti, la vita e l’eredità del magistrato palermitano, attraverso interviste e testimonianze inedite. Dopo una prima parte filmica, con l’attore Bruno Torrisi nei panni del giudice Borsellino che ripercorre i luoghi della sua vita tra dignità, orgoglio e nostalgia, si susseguono i racconti toccanti degli altri ‘protagonisti’: Luciano Traina, fratello di Claudio, uno degli agenti della scorta morto nella strage; Claudia Loi, con la lettera inedita in memoria della sorella Emanuela, anche lei parte della scorta; Giovanni La Perna, il primo poliziotto arrivato in via D’Amelio; Grazia Lizzio, figlia dell’ispettore capo Giovanni Lizio ucciso a Catania appena 8 giorni dopo la strage di via D’Amelio; Pierangela Giuffrida, la chef siciliana che ha detto no alla mafia; Fiammetta Borsellino, intervistata da Lucilla Andreucci di Libera dalle Mafie di Milano; Antonio Vullo, agente della scorta di Borsellino e unico sopravvissuto alla strage; Roberta Gatani, nipote di Paolo Borsellino, che ha fondato con lo zio Salvatore Borsellino la Casa di Paolo; Bruno Torrisi che torna in scena intervistato da Lucio Di Mauro; e la lettera finale Paolo Vive di Salvatore Borsellino. L’idea di un montaggio ridotto al minimo, con un’inquadratura continua quasi in piano sequenza, senza l’inserimento di video o immagini, suggerisce un approccio cinematografico molto fluido e diretto, dove l’azione si sviluppa senza interruzioni o tagli, dando un senso di realismo e immediatezza. Una scelta precisa, studiata e voluta per convogliare tutta l’attenzione dei telespettatori sul senso profondo e autentico di ogni testimonianza. Una scelta coraggiosa e vincente. (V.G.)