ROMA – Sempre più italiani, soprattutto giovani, lasciano il Bel Paese per andare a vivere all’estero. I dati parlano chiaro. Al 1º gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. L’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente, mentre all’estero è cresciuta negli ultimi dodici mesi del 2,7%. L’attuale comunità italiana all’estero è costituita da oltre 841 mila minori (il 14,5% dei connazionali complessivamente iscritti all’Aire), moltissimi di questi nati all’estero, ma tanti altri partiti al seguito delle proprie famiglie in questi ultimi anni. Ai minori occorre aggiungere gli oltre 1,2 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni (il 21,8% della popolazione complessiva Aire, che arriva a incidere per il 42% circa sul totale delle partenze annuali per solo espatrio).È quanto emerge dall’XVII edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. Un documento che in particolare registra con preoccupazione le partenze dei giovani e sul quale interviene anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Mattarella: “Partono giovani che non fanno più ritorno e non per libera scelta” – “Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia, per contribuire alla sua crescita recando la propria esperienza, e le proprie capacità”, ha detto Mattarella nel suo messaggio inviato al presidente della fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego. “A partire sono principalmente i giovani – e tra essi giovani con alto livello di formazione – per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionatie intere famiglie. Il fenomeno di questa nuova fase dell’emigrazione italiana – continua nel suo messaggio il Capo dello Stato – non può essere compreso interamente all’interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale“. Mattarella ricorda inoltre che “in molti casi chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio. Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia”. Centrali per “provvedere a disegnare e programmare un futuro diverso, che risponda alle esigenze dei giovani e ne valorizzi capacità e competenze corrispondendo alle loro attese”, sono “il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le varie politiche adottate a livello europeo”.
La pandemia ha frenato gli espatri. Le partenze per espatrio avvenute durante il 2021 sono state 83.781, la cifra più bassa rilevata dal 2014, quando erano più di 94 mila. Questo perché, si legge nel Rapporto, la pandemia da Covid ha impattato sul numero degli spostamenti dei nostri connazionali, riducendoli drasticamente. Rispetto al 2021 risultano 25.747 iscrizioni in meno, una contrazione, in un anno, del -23,5%. L’identikit di chi è partito per espatrio da gennaio a dicembre 2021 è prevalentemente maschio (il 54,7% del totale), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9% tra i 35 e i 49 anni), celibe/nubile (66,8%). I minori scendono al 19,5%. I coniugati si attestano al 28,1%”.
Quasi 4 su 5 italiani vanno in Europa. Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania. Nonostante la riduzione del numero delle partenze si rilevano ben 183 destinazioni differenti: 48 europee, 47 africane, 44 dell’Asia, 24 dell’America settentrionale e 14 latinoamericane, 6 dell’Oceania.
Le regioni da cui si emigra di più. Il 53,7% (poco più di 45 mila) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero nell’ultimo anno lo ha fatto partendo dal Settentrione d’Italia, il 46,4% invece dal Centro-Sud. La Lombardia (incidenza del 19,0% sul totale) e il Veneto (11,7%) continuano ad essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono: la Sicilia (9,3%), l’Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Tuttavia, dei quasi 16 mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione all’oltreconfine” si legge nel Rapporto Migrantes.