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Meno tasse per chi fa figli, è una strada percorribile?

(Adnkronos) –
Meno tasse per chi fa figli. La suggestione, che potrebbe diventare una proposta del governo, e in particolare del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti secondo quanto scrive il Foglio, si lega alla necessità di spingere con la politica economica, e nello specifico con la leva fiscale, la natalità. Un tema centrale, guardando agli andamenti demografici, alla sostenibilità del welfare e del sistema previdenziale, e alle esigenze del tessuto produttivo. 

Un’ipotesi del genere, solo per essere presa in considerazione, andrebbe analizzata nelle modalità, negli aspetti tecnici, a partire dalla compatibilità costituzionale e dalla sostenibilità economica. Il primo passo, nella sostanza, è la verifica di cosa vorrebbe dire ‘niente tasse’.  

Oggi nel sistema fiscale esistono sgravi e detrazioni legate ai figli e, finora, si è sempre ragionato, di governo in governo, su quali potenziare e quali tagliare, con un occhio agli effetti prodotti e uno alle risorse necessarie. Una rapida ricognizione delle misure esistenti, parziale e sommaria, spazia dalle detrazioni per i figli a carico, alle deduzioni fiscali su colf, badanti, baby sitter, alle detrazioni fiscali per asili nido e bonus asilo nido, fino all’assegno di natalità. 

Per andare oltre, per ridurre il numero delle tasse da pagare a chi fa figli e non lavorare solo sull’entità di uno sgravio, servirebbero soldi, tanti, e una serie di accorgimenti per non pregiudicare i principi base dell’imposizione fiscale che sono tutelati nella Costituzione. 

Il primo aspetto, quello delle risorse che sarebbero necessarie, implica una serie di domande. A quale platea si pensa? Niente tasse per chiunque faccia figli a prescindere dal reddito? Un figlio o più figli? E quanti? E di quali tasse si sta parlando? E’ evidente che per pensare a una misura sostenibile finanziariamente i paletti dovrebbero essere tanti, per ridimensionare il perimetro entro il quale far ricadere una misura che altrimenti, anche mettendo da parte progressività ed equità, finirebbe per sfasciare i conti pubblici. Il rischio opposto, come per tutte le misure che si pensano universali, è di produrre una misura che produce un beneficio diffuso a pioggia e un risultato solo simbolico.  

L’altro aspetto, quello dei principi, è altrettanto rilevante. Basta dare un’occhiata allo Statuto dei diritti del contribuente. Contiene (art. 1 “Principi generali”) disposizioni generali dell’ordinamento tributario in attuazione dei principi costituzionali di uguaglianza di tutti i cittadini nei confronti delle disposizioni di legge (art. 3 Cost.); di riserva di legge in materia di prestazioni patrimoniali (art. 23 Cost.); di capacità contributiva e progressività del sistema tributario (art. 53 Cost.); di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione (art. 97 Cost.). Già solo fermandosi qui, i margini per una misura del genere si fanno stretti. 

Finora, si sta parlando di una indiscrezione giornalistica. Per renderla una strada percorribile, qualsiasi passo concreto nella direzione di un taglio delle tasse efficace a sostegno della natalità andrebbe ponderato con grande attenzione. (Di Fabio Insenga)  

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