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Memorie di viaggi di Paolo Ruiz. Messico

La maggior parte della gente va in Messico per una vacanza, una fuga dall’inverno canadese verso le assolate spiagge di Acapulco, Puerto Vallarta, Cancun. Quello che mi ha spinto a visitare questa terra ricca di storia così diversa dalla nostra è stato invece il desiderio di esplorare le mitiche costruzioni di due civiltà che hanno lasciato un segno indelebile delle loro conquiste e delle loro religioni. I conquistatori spagnoli hanno cercato di distruggere non solo i monumenti ma anche le testimonianze scritte con la follia spietata degli esseri ignoranti. (Anche oggi possiamo costatare negli avvenimenti che si sono svolti recentemente, e si svolgono tuttora, questa folle dottrina di distruggere anche le pietre per annullare il diverso).

La civiltà Azteca fiorì nel Messico centrale dal XIV al XVI secolo D.C., l’impero dei Maia si stendeva nel sud ed era sorta nel 2600 A.C.

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Conoscendo (impropriamente) la storia degli Aztechi e i loro riti religiosi che si basavano su sacrifici umani, scelsi di ignorare i luoghi attorno a Città del Messico per visitare invece la penisola dello Yucatan; qui i Maia offrivano sangue ai loro dei ed erano studiosi attenti delle costellazioni. Inoltre, a differenza degli Aztechi, che avevano un solo imperatore, i Maia avevano città-stato, piccoli regni, rette ognuna da un monarca. La loro civiltà si era dissolta 400 anni prima dell’arrivo degli Aztechi.

Mi soffermo soltanto sul sito di Uxmal, dove la grande varietà di costruzioni testimonia la complessità delle città dei Maia. Nella foto accanto si vede la piramide dei maghi, composta di cinque livelli, e un’altezza di 35 m. Si narra che sia stata costruita da un nano in una sola notte. Molti altri edifici degni di nota non cessano di stupire per la loro straordinaria bellezza e stato di conservazione.

L’impero Azteco e quello che rimaneva dei Maya furono distrutti dagli spagnoli guidati da Hernan Cortés, il 13 agosto del 1521.

Quando ho voluto approfondire la storia del Messico ho capito che l’impressione che mi ero fatta degli Aztechi era completamente sbagliata. Leggendo “Il sogno messicano” di J.M.G. Le Clezio (premio Nobel 2008), ho scoperto che gli aztechi erano profondamente religiosi. La loro vita era sottomessa all’ordine stabilito dagli dei e al regno dei pretire. La loro religione aveva già decretato la loro fine: gli dei sarebbero arrivati dall’Est. E quando gli spagnoli sbarcarono da “dove nasce il sole”, furono convinti che gli dei erano infine arrivati. Troppo tardi capirono che il massacro non era voluto dagli dei, ma da uomini senza scrupoli alla ricerca di terre da conquistare e ricchezze da portare in Spagna.

“È questa fatalità che dà all’avventura dei Conquistatori la sua grandezza tragica…

Paralizzati, spaventati, incapaci di reagire, di parlare, gli Indiani vivono un vero incubo che li imprigiona nella loro magia e li conduce alla morte.”

Da “Le rêve mexicain” di Le Clezio.

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