Di Paolo Ruiz
Le tragedie greche mi hanno sempre affascinato e non manco mai di assistere alle rappresentazioni classiche quando vado in Italia. Tutto è cominciato quando mio padre, che allora lavorava come pompiere, mi ha portato dietro le quinte del teatro greco di Siracusa durante la rappresentazione del “Prometeo incatenato” di Eschilo.
Ho incontrato Vittorio Gassman, più tardi Anna Proclemer e poi Salvo Randone, i più grandi attori di quel tempo. Era immancabile quindi un viaggio nella Grecia che aveva dato i natali ai tre grandi tragediografi: Eschilo, Sofocle, Euripide. Le tragedie mi hanno fatto capire che la ricerca della conoscenza di se stessi a volte può svelare i segreti più scuri del nostro passato, quelli che sarebbe meglio lasciare sepolti nel subcosciente. Quei segreti condussero Edipo, uccisore del padre e sposo della madre, alla sua rovina.
Come dimenticare quello che i Greci ci hanno lasciato e insegnato? La prima democrazia, lo spirito dell’avventura e della scoperta, il commercio, grandi opere di architettura e scultura, (basti ricordare le sculture di Fidia nel Partenone, la Venere di Milo, il Laocoonte.) Lo spazio però non mi consente di elencare tutte le conquiste della Grecia Antica, né di esprimere tutte le emozioni provate durante quel viaggio. Mi soffermo solo sul Partenone e le sculture delle metope, che sono lastre di marmo poggiate sulle colonne doriche ornate da bassorilievi e statue.
Salivo i gradini dell’Acropoli verso il Partenone. Il marmo delle colonne sembrava riflettere il sole mattutino. Immaginai tutte le metope che Lord Elgin aveva fatto traspor- tare a Londra, dove adesso si trovano. Il tempio acquistò una completezza virtuale, divenne intero nella mia immaginazione, con i colori e lo splendore originali dell’era di Pericle, che aveva affidato a Fidia la sua costruzione. Mi ricordai dei grandi pensatori di quel tempo: Platone, Eschilo, Sofocle, Euripide, Pitagora e i suoi teoremi, Anassàgora che studiò i rapporti tra i pianeti e le stelle.
Quel momento aveva il sapore dell’eternità; mi liberavo dalle costrizioni che il passare inesorabile del tempo impongono alla nostra vita terrena, percepivo l’armonia di luci e di forme nella perfezione del monumento.
Non posso ignorare la disputa su quelle metope: Da recente l’Italia ha consegnato alla Grecia alcune di esse. Tutte quelle che mancano sono state distrutte e quindici si trovano al British Museum di Londra. Ho potuto ammirarle in Grecia e a Londra e devo dire che sono di una bellezza straordinaria. Non posso fare a meno di sottolineare l’assenza di considerazione da parte del museo e del governo inglese nei riguardi della restituzione di quelle opere. La scusa più incredibile è che Lord Elgin le ha comprate nel 1816 e rivendute legittimamente al governo Inglese.
I Greci sostengono che gli Ottomani, che allora oc- cupavano la Grecia, non rappresentavano il governo Greco e che quindi ogni diritto di possessione è invalido. Inoltre mi pare un nonsenso affermare che si può vendere una parte di un monumento come fosse un quadro. Le Metope appartengono al Partenone, sono parte integrante del Partenone e debbono essere restituite al legittimo proprietario.