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Meloni torna al lavoro e prepara vertice a tre: “Avanti ancor più determinata”

(Adnkronos) – “Sono pronta a proseguire il mio lavoro con ancora maggiore determinazione”. E’ la promessa che Giorgia Meloni affida a un video in versione ‘selfie’ sui suoi canali social, dove annuncia di aver fatto ritorno a Palazzo Chigi dopo la pausa estiva. Volto sorridente, camicia gialla a valorizzarne l’abbronzatura, la premier ironizza sull’attenzione che si era innescata dopo che, lasciata la masseria pugliese di Ceglie Messapica la notte di giovedì 22 agosto, era letteralmente sparita dai ‘radar’: “Eccomi qua. Sono ricomparsa. Richiamate tutte le unità”, scherza infatti la presidente del Consiglio nel video. Togliendosi anche un sassolino dalla scarpa dopo che “alcuni attentissimi osservatori hanno definito” la sua ‘la difficile estate della Meloni’. So che invece le estati difficili sono quelle di altri – scandisce la premier -, di chi le vacanze non ha potuto farle: voglio dire a loro e a tutti gli italiani che farò buon uso di questa energia che ho potuto mettere da parte in questi giorni”. 

Anche perché ad attenderla ci sono giornate complicate e un’agenda fittissima, tra nodi da sciogliere e partenze in vista. Intanto a Palazzo Chigi, dove la premier arriva attorno alle 11.30, Meloni incontra il ministro Raffaele Fitto, con le valigie ormai metaforicamente pronte per Bruxelles: la sua investitura dovrebbe arrivare nel prossimo Consiglio dei ministri. La riunione è in agenda venerdì alle 17 a Palazzo Chigi, i riflettori saranno accesi soprattutto sul vertice di maggioranza che vedrà riunita Meloni con i suoi due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, dopo un’estate in cui non sono mancati fendenti.  

La riunione a tre servirà soprattutto a fare il punto sulla manovra con il consueto nodo delle risorse da sciogliere, con la risoluzione del rebus stavolta resa più ardua sia per il ritorno delle regole di Maastricht, seppur riformate, sia perché l’Italia è sotto procedura per deficit eccessivo quindi dovrebbe tagliare il disavanzo strutturale almeno dello 0,5% annuo per i prossimi sette anni, circa 10 miliardi l’anno.  

A volere riconfermare le misure della precedente manovra e le spese inderogabili, il conto partirebbe da oltre 20 miliardi di euro. Tra le principali voci, il taglio del cuneo a 14 milioni di lavoratori (10,7 mld) e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef (circa 4 mld); i sostegni per la Zes che pesano per 1,9 miliardi; per le missioni internazionali almeno 1 mld; per la detassazione del welfare aziendale e dei premi di produttività oltre 800 milioni. Per reperire risorse e coprire le poste, il governo punta soprattutto sulla spending review -croce di certo non delizia dei singoli ministeri-, sugli stanziamenti di misure abolite (come l’Ace) e sulle entrate fiscali. Ma se la legge di bilancio sarà il piatto principale della réunion, di certo saranno anche altre le portate del menu, alcune a rischio di restare indigeste.  

C’è il tema della cittadinanza, che Tajani ha promesso di sollevare, con il dibattito sullo ius scholae che nei giorni scorsi ha generato non poche frizioni, il nodo balneari, con la sentenza della Corte di giustizia europea che incombe, i dissidi sull’autonomia sulla rotta Lega-Fi e infine, ma certo non ultimo, il dossier regionali, con i tre leader pronti a tirare acqua ciascuno al proprio mulino. E mentre si profila un nuovo braccio di ferro su Campania e Veneto, con Meloni che non sarebbe disposta a concedere margini di manovra per il dopo Zaia, si ragiona in queste ore anche sulla possibilità di portare in Cdm un provvedimento sull’election day per Liguria, Umbria ed Emilia Romagna, al voto in autunno. Il nodo, viene spiegato da fonti di governo, al momento non sarebbe ancora sciolto: ci sarebbero problemi tecnici, in particolare per l’Umbria, per poter prevedere un giorno X -in ballo le date del 27-28 ottobre ma anche il 17 novembre- per portare le tre regioni, insieme, alle urne. 

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