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Mario Venditti: “Ogni giorno imparo qualcosa”

Revisore contabile dei bilanci d’impresa… con l’Italia nel cuore

Venditti_ Mario

di Vittorio Giordano

Montréal – È nato a Montréal, i suoi genitori sono originari di Vinchiaturo, prov. di Campobasso: sua madre è arrivata in Canada agli inizi degli anni ’60 e suo padre nel 1970, dopo che la sua prima moglie è passata a miglior vita. È cresciuto nel quartiere di Ahuntsic-Cartierville, poi nel 1991 il trascloco a Laval. Sua sorella è un architetto, mentre suo fratello lavora nel settore della tecnologia informatica. Ha altri due fratellastri in Canada e una sorellastra in Italia. Nel 2000 è convolato a nozze con Rosa, originaria di Avellino. Hanno due figli, Massimo e Matteo, e vivono a Saint-Laurent. Stiamo parlando di Mario Venditti, 45 anni, professionista contabile, specialista in imposte d’imprese, oggi partner alla Raymond Chabot Grant Thornton. ll suo ufficio si trova nel cuore della città, al 600 Rue de la Gauchetière O, nel quartier generale della società. È laureato in Contabilità alla Concordia University, dove ha conseguito anche la Specializzazione. “Da piccolo – ci ha raccontato Mario per telefono – la strada dove abitavo era tutta italiana: nel negozio di alimentari, così come in farmacia, incontravo sempre compaesani”. Mario si è rimboccato le maniche da giovanissimo: “Ho cominciato a lavorare a 17 anni in un supermercato – ci ha raccontato Mario nel corso di un’intervista –: in questo modo sono riuscito a pagarmi gli studi per 6 anni. Per un anno e mezzo, poi, ho gestito i conti di un’azienda che oggi è una nostra cliente. Fino all’approdo alla Raymond Chabot Grant Thornton: avevo 25 anni”. Qui ha fatto tutta la trafila: “In 8 anni, da junior sono diventato partner: sono 20 anni che lavoro per la stessa compagnia”. Una scelta professionale, ma anche di vita: “Sono rimasto tutto questo tempo per l’atmosfera che si respira, il buon rapporto con i colleghi e le sfide che affrontiamo ogni giorno: diversi clienti, diverse tematiche, il mio lavoro non è mai lo stesso. Ogni giorno è un nuovo giorno, diverso da quello precedente, ed ogni mattina c’è qualcosa da imparare. Ed è proprio questo che alimenta il mio entusiasmo e accresce la mia voglia di fare bene”. Quello di Mario è un lavoro di squadra: “Faccio parte di un team formato da 8 partners, con uno staff di 50 persone. Mi occupo soprattutto di revisione di bilanci di imprese che operano nei settori più disparati, dall’immobiliare alla costruzione e alla manifattura, dalla distribuzione alla tecnologia dell’informazione. Verifico che sia tutto corretto negli adempimenti amministrativi e fiscali. Fornisco anche consulenze in materia finanziaria e tributaria alle imprese, così come alle persone fisiche”. Una manna dal cielo, visto che la contabilità nasconde sempre qualche insidia. “Con i miei clienti ho sviluppato nel tempo una relazione di stima e fiducia reciproca: si affidano alle nostre analisi e si aspettano suggerimenti congrui e appropriati. Ho clienti di cui curo gli interessi da quando ero junior”. Fatta salva l’autonomia deontologica: “Anche se le aziende ci pagano, è nostro dovere preservare l’indipendenza professionale. Ma non c’è nessun timore: sanno che facciamo il nostro lavoro con competenza e rispettano i nostri consigli”. Nella Belle Province, del resto, lo stato è molto ‘esigente’: “In Québec, rispetto al resto del Canada, come persone fisiche paghiamo le aliquote più alte, mentre come imprese siamo nella media nazionale e paghiamo meno imposte che negli Usa”. Non solo lavoro: Mario pensa spesso all’Italia: “Non sono mai stato a Vinchiaturo: i miei genitori non sono mai ritornati nel paese natio. Poi sono arrivati i figli, è iniziata la scuola, ma spero di portarci al più presto la mia famiglia. Sono certo che i miei ragazzi se ne innamoreranno all’istante: sarà un colpo di fulmine”. Perché essere italiani è uno stile di vita: “Quello che ci caratterizza come italiani, e che cerco di trasmettere ai miei ragazzi, sono valori come la famiglia, il lavoro, il rispetto per la nostra lingua, la nostra cultura e le nostre tradizioni. Mi piace la gastronomia itaiana, nell’abbigliamento seguo lo stile italiano, i miei ragazzi giocano a calcio e tifano Juventus. Abbiamo cresciuto i nostri figli parlando loro in italiano, anche se col tempo lo hanno perso, pur continuando a capirlo”. L’unica speranza sono proprio loro, le nuove generazioni: “Tutte le organizzazioni come quella di Vinchiaturo sono gestite da adulti, ma le attività organizzate non attraggono i più giovani: per trasmettere la nostra cultura penso sia importante coinvolgere sempre di più i nostri figli”. Perché l’Italianità rappresenta da sempre la chiave del successo di professionisti brillanti come Mario Venditti.

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