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Mario Rigante
Mario Rigante:
“Difendiamo la nostra cultura”

di Vittorio Giordano

Mario Rigante
Mario Rigante

È primo vicepresidente, direzione Québec, della BMO Banque de Montréal, una banca storica, presente nella Belle Province dal 1817, quasi 200 anni, e che si articola in 150 succursali, 2 mila dipendenti ed un milione di clienti. Vanta un’esperienza ventennale nel settore bancario e, dal suo arrivo alla BMO nel 2002, ha già occupato diverse funzioni: da vicepresidente regionale di Laval e Nord-Ovest del Québec a quello attuale di numero 2 nella Belle Province, incarico assunto nel 2014. È titiolare di un Master all’Università di Dalhousie ad Halifax ed una Laurea in Commercio all’Università Concordia. È presidente del Comitato quebecchese dell’Associazione dei banchieri del Canada e fa parte di diversi consigli di amministrazione, come quello della Camera di Commercio di Montréal metropolitana e della Fondazione “En Coeur”, organismo che presta soccorso ai bambini malati di cuore e alle loro famiglie. Di lui colpiscono la leadership e l’ambizione, ma anche l’umanità di chi ha a cuore la soddisfazione dei clienti.

Stiamo parlando di Mario Rigante, 46 anni, banchiere italo-cananadese di origini pugliesi, figlio di genitori arrivati in Canada negli anni ‘50, da Bisceglie. Un
banchiere ‘per errore’: voleva diventare contabile. Non è ancora andato nel Belpaese ed ha scoperto tardi l’amore per l’Italia. Un giorno, ad Halifax, al “Pier 21”, guardando negli occhi la madre, ha ‘capito’ i sacrifici dei genitori ed ha ritrovato l’amore per le sue radici.

LE ORIGINI PUGLIESI – “I miei genitori sono arrivati in Canada da Bisceglie (Puglia) negli anni ’50 – ci ha raccontato Mario nei suoi uffici di rue Saint-Jacques – e si sono sposati nella Chiesa della Consolata. Dopo aver abitato a St-Michel, hanno traslocato a Laval, dove risiedono da 40 anni. Papà ha cominciato come ‘pressatore’ in un’azienda di abbigliamento da uomo, mentre mia madre faceva la sarta. Dopo aver lavorato al Comune occupandosi della condizione di lavoro dei funzionari, ha gestito una videoteca (VHS) fino alla pensione. Ho due fratelli e una sorella, tutti nati qui. I genitori sono immigrati che non conoscevano la lingua ed erano senza soldi: oggi i loro 4 figli sono tutti laureati, sistemati e sposati. Un successo incredibile. Non credo che sarebbe successo lo stesso in Italia, soprattutto nel Sud”.

DA CONTABILE A PRIMO VICEPRESIDENTE DI BMO – “Sono banchiere per errore, non era programmato: andavo all’università e nel 1992, anno di recessione, ho cominciato a lavorare per una banca. Di formazione sono contabile, ma non sono riuscito a trovare un lavoro che rispecchiasse i miei studi. Allora ho cominciato a lavorare alla cassa. Ho pensato: farò questo fino a quando finirò gli studi. Ma nel frattempo mi sono innamorato del mio lavoro, perché mi piaceva parlare con la gente e lavorare in gruppo. Dopo 11 anni trascorsi in un’altra banca come direttore ai servizi finanziari, sono passato a BMO, dove lavoro da 14 anni. Qui ho fatto tutta la trafila, fino ad assumere la vicepresidenza”.

DA 30 ANNI AL FIANCO DI VINCENZA TUFANO  “Ho incontrato mia moglie Vincenza Tufano all’High school. Siamo sposati da 22 anni nella Chiesa ‘Madonna della Difesa’; ), la conosco da quando avevo 16 anni, abbiamo 3 figli (18 la ragazza, 14 e 10 i ragazzi. Ci conosciamo da 30 anni. Mia figlia parla e capisce l’italiano; i maschietti, invece, non sono andati al Picai il sabato mattina, hanno preferito l’hockey. Mia moglie parla italiano, i suoi genitori sono di Caserta. Non è stato un colpo di fulmine: per conquistarla ho dovuto convincerla. Oggi scherziamo: lei dice che ha fatto un buon investimento, io dico che l’ho fatto io. Si occupa di gestione delle risorse umane”.

NELLA VITA PRIVATA TANTO HOCKEY – “Mi piace sciare e da 8 anni faccio il vice allenatore di una squadra di hockey. Non sono mai stato appassionato di calcio. A scuola, tutti i miei amici giocavano a hockey o a baseball. Anche i miei figli preferiscono l’hockey. La BMO è legata alla MLS con l’Impact, il Toronto FC e i White Caps: non pratico, ma seguo il calcio, anche quello internazionale”.

AL “PIER 21” LA RISCOPERTA DELLE RADICI – “Ho sviluppato l’amore per la cultura italiana un pò tardi. Innanzitutto mi chiamo Mauro; ma, visto che a scuola mi prendevano in giro con ‘Tomorrow’, al primo anno ho chiesto al Prof. di chiamarmi Mario. I miei genitori mi parlavano sempre dei sacrifici fatti, ma io non capivo. Ho studiato alla Dalhousie University di Halifax: nel 2007, alla laurea, ho invitato sia i miei genitori che i miei suoceri. Insieme siamo andati a visitare il molo – oggi Museo – ‘Pier 21’, in cui sbarcarono migliaia di italiani. Quando ho visto la reazione di mia madre in mezzo alle foto delle navi, ho capito. Di colpo, ho sentito tutto il dolore di anni di sacrifici. Soprattutto quando mi ha raccontato l’episodio dell’addio col padre: mio nonno aveva accettato di lasciarla andare, ma poi, quando la nave aveva già preso il largo, ha cambiato idea ed ha cominciato ad implorarla a squarciagola di scendere. Era troppo tardi. È lì che ho sentito qualcosa, ho avuto una scossa. Da allora non sono più riuscito ad essere indifferente. Adesso voglio essere d’aiuto ed assicurarmi che i miei figli ed i miei nipoti capiscano cosa hanno fatto i loro genitori, nonni e bisononni per costruire la nostra Comunità. Voglio fare tutto il possibile per assicurarmi che la Casa d’Italia continui a raccontare la nostra storia. Appena arrivato in Canada, mentre andava a comprare il latte, mio padre è stato malmenato, solo perché immigrato. Mia mamma andava al lavoro senza conoscere la lingua e le strade: sapeva solo che, quando vedeva un provolone appeso, doveva scendere dall’autobus. Un giorno, senza quel provolone, ha fatto il giro della città prima di arrivare al lavoro. Ho capito solo tardi le loro difficoltà. Oggi sono molto fiero delle mie origini. Non sono mai stato in Italia: sono stato la prima volta in Europa due anni fa, a Parigi, l’anno scorso in Grecia; e adesso è arrivato il momento di andare in Italia”.

BMO: UNA BANCA INTERNAZIONALE – “La Banca BMO è presente in Canada, in Nord America ed anche in Paesi come India, Cina e Gran Bretagna”. Una banca internazionale, dunque: “In Nord America siamo nella top 10, in Canada siamo quinti per assests. La nostra banca ha la priorità di curare il servizio alla clientela attraverso un rapporto umano: siamo banchieri, ma soprattutto persone, e vogliamo trattare i nostri clienti prima di tutto come persone”.

L’ITALIA PUO’ PUNTARE IN ALTO – “Con la globalizzazione, l’Italia non è più slegata dal resto del mondo: in Cina la crescita sta rallentando e questo ha un impatto anche altrove. L’Italia dovrebbe concentrarsi di più sul debito pubblico, ma quando penso alla sua innovazione, ingegneria, tecnologia, aviazione, vedo eccellenza e competenza. Se continua così, l’Italia può puntare in alto. Le opportunità ci sono, ma è necessario un maggiore rigore finanziario”.

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