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Maria Grazia Mattarella Ferrari
Maria Grazia Mattarella Ferrari si racconta

INTERVISTA ESCLUSIVA

La Signora Maria Grazia Mattarella Ferrari, consorte dell’Ambasciatore d’Italia in Canada Andrea Ferrari, sottolinea: “La Comunità Italiana di Montreal è molto integrata nel tessuto sociale canadese, ma, allo stesso tempo, fiera delle proprie origini italiane”

 

OTTAWA – La luce llumina le vetrate con una magnifica vista dell’ampio parco che circonda la Residenza ufficiale dell’Ambasciatore Italiano in Canada a Gatineau, a pochi chilometri dal centro della Capitale. Gli eleganti divani, nei toni del grigio, rigorosamente italiani, fanno da sfondo al nostro incontro con Maria Grazia Mattarella Ferrari, che ci accoglie con un caloroso sorriso per un’intervista esclusiva. “È la prima in assoluto – sottolinea è un vero piacere incontrare Il Cittadino Canadese”. Sul vassoio un ottimo espresso e gli immancabili Ferrero Rocher. È la prima volta che la moglie di un Ambasciatore si racconta, il suo è un racconto vero e coinvolgente, che riavvolge il nastro della sua vita personale e professionale, consapevole di avere una grande responsabilità, nel rappresentare l’Italia in Canada, “un Paese che apprezzo ed amo molto”.

 

È qui da più di due anni, che cosa l’ha colpita del Canada e dei Canadesi?

“Mi piacciono moltissime cose di questo Paese. I Canadesi sono gentili, corretti, Ottawa la adoro perché sei nel bosco e, allo stesso tempo, in città. La natura è protagonista, non esiste l’inquinamento, parcheggi la macchina senza difficoltà, la qualità della vita è davvero molto alta”.

 

Com’è stato l’incontro con la Comunità Italiana di Montréal?

“Quando sono stata a Montréal per la prima volta, eravamo nella fase finale del Covid, la città soffriva, era ancora chiusa con i suoi negozi e le sue attività. Poi, tornandoci, ho visto una città bellissima, viva, ho trovato una Comunità italiana molto integrata nel tessuto sociale canadese, ma, allo stesso tempo, molto fiera delle proprie origini, tanto che tutti parlano perfettamente l’italiano”. 

 

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Alla luce delle sue esperienze maturate sino ad oggi, qual è il ruolo del coniuge di un Ambasciatore?

“Ho iniziato trent’anni fa, nel ’92, erano quasi tutti uomini diplomatici e le donne coniugi,  oggi tutto è cambiato. Il ruolo del coniuge è determinante, la mia è stata una scelta e ne sono ben contenta. Sono avvocato, ho incontrato Andrea: o mi sposavo o continuavo a fare l’avvocato. E così sono partita per la Malesia. Faccio un bellissimo lavoro, quello di rappresentare l’Italia all’estero, che significa tutto per me, e sono onorata di rappresentare il mio Paese che amo moltissimo, ne sento tutta la responsabilità ed il piacere di farlo”. 

 

Quali sono le sedi che hanno preceduto il Canada?

“La prima, dal ’92 al ‘ 96, è stata in Malesia, dove sono rimasta colpita dall’incontro di tre differenti culture, religioni e lingue legate dall’inglese, sono tutti integrati, è un bellissimo paese, un po’ caldo. Per me, l’inizio è stato un po’ faticoso perché, venendo dal Liceo classico ed avendo scelto Giurisprudenza, non parlavo inglese, poi mi sono messa a studiare l’inglese”.

 

L’incontro con la cultura dei luoghi?  “A Budapest, con l’Ungheria che usciva dall’Unione Sovietica, ho visto il primo supermercato con il carrello: una città bellissima, dove sono stata molto bene. Poi siamo dovuti tornare a Roma in 20 giorni per un incarico. Quindi Pechino, esperienza favolosa, cibo ottimo, ho studiato il cinese per sei mesi, la lingua è determinante, il cinese, purtroppo, è stata una barriera. Successivamente Doha, Qatar, dove sono stata benissimo, abbiamo incontrato molti libanesi, coppie di coniugi cristiano – musulmani, esiste il rispetto. Le racconto un aneddoto. La Comunità italiana era piccola, ho avuto il piacere di organizzare la festa di Carnevale italiana per bambini con gli animatori come in Italia, un grande successo in tutte le tre edizioni. Poi partenza per Roma, Cuba ed oggi in Canada”.

 

Della Sicilia che cosa porta nel cuore? “Tutto, la storia, il cibo, i pregi, i difetti, il sangue: il senso di appartenenza alla propria terra è tutto. I miei nonni paterni e materni sono siciliani, i miei nonni paterni sono di Castellamare del Golfo, mio padre è nato a Palermo e mia madre a Palermo. Essendo siciliana, conosco bene la Sicilia, anche se sono nata e cresciuta
a Roma”.

 

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