di Alessandra Cori
L’Italia stanzia 25 milioni di euro per la promozione dei propri cibi e bevande certificate
Il Parlamento europeo ha dato il proprio via libera, alla fine del mese di febbraio, alla riforma delle regole Ue sui prodotti a indicazione geografica, ovvero i prodotti alimentari, i vini e le bevande alcoliche Dop e Igp. Si tratta di un settore ormai chiave dell’economia agroalimentare europea, visto che conta circa 3.500 prodotti registrati per un giro d’affari di oltre 80 miliardi. Una riforma che è di grande importanza per l’Italia che, con un totale di 855 cibi e vini certificati, è il Paese numero uno in Europa per prodotti Dop (Denominazione origine controllata), Igp (Indicazione geografica protetta) e Stg (Specialità tradizionale garantita), a cui si aggiungono 35 bevande alcoliche Ig, per un totale di 890 indicazioni geografiche. Dal punto di vista economico, il settore cibo Dop e Igp ha invece nel Bel Paese un valore-produzione di 8,85 miliardi, un valore al consumo di 17,4 miliardi e un valore-export di 4,65 miliardi. Gli occupati delle filiere Dop e Igp sono 550mila, 176 i consorzi di tutela riconosciuti e 89 mila gli operatori filiere Dop e Igp.
Un sistema, quello delle indicazioni geografiche, che Bruxelles ha varato nel lontano 1992, quando il segmento dei prodotti alimentari di qualità era considerato una “nicchia” e che, anche grazie ai positivi interventi normativi della Commissione, si è sviluppato diventando nel tempo un pilastro dell’economia agroalimentare europea con significative ricadute positive sui territori d’origine dei prodotti. Ed è proprio nell’ottica di un nuovo sviluppo che Bruxelles ha avviato questa revisione delle regole. Un processo nel quale l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano. Infatti, le nuove norme che entreranno in vigore nella prima metà di aprile, faranno evolvere un sistema senza eguali al mondo, capace di generare valore senza investire risorse pubbliche.
Le principali novità sono il rafforzamento dei poteri dei consorzi di tutela, veri motori dello sviluppo di Dop e Igp ma anche la lotta alle pratiche sleali, la promozione del turismo ad indicazione geografica, la rafforzata tutela dalle contraffazioni a livello internazionale, online e nel sistema dei domini Internet che potranno essere geo localizzati e sospesi. Il sistema della qualità, inoltre, sarà tutelato anche nei casi in cui i prodotti Dop e Igp vengano utilizzati come ingredienti di altri prodotti alimentari. Non mancherà nel nuovo regolamento un riferimento a quella che sta diventando una parola d’ordine a Bruxelles: la semplificazione. Le richieste di nuove registrazioni o di modifica dei disciplinari di produzione non potranno, infatti, richiedere più di un anno di tempo. Tra i pregi del nuovo provvedimento anche quello di chiarire i casi di evocazione come il Prosek Croato o l’Aceto Balsamico sloveno. In futuro una menzione tradizionale come quella croata o slovena non potrà mai ricalcare neanche in parte una denominazione d’origine registrata.
“L’obiettivo del nuovo regolamento – ha commentato il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida- è quello di difendere i prodotti certificati dai tentativi di imitazione ed emulazione. Dobbiamo continuare a puntare sulla qualità e l’eccellenza che ci caratterizza da sempre e sulla distintività che rende così particolari le nostre produzioni agroalimentari al punto da diventare uniche sul mercato globale. È fondamentale difendere i nostri produttori e il Sistema Italia”.
È proprio sulla scia di queste nuove norme europee che il Ministero dell’Agricoltura ha dato il via libera, lo scorso 8 marzo, all’accesso ai fondi da 25 milioni di euro messi a disposizione per la promozione nazionale e internazionale delle Dop e Igp. A presentare il decreto lo stesso ministro Francesco Lollobrigida, secondo il quale il lavoro svolto dai consorzi “permetterà, davvero, di garantire, in prospettiva, una crescita dell’economia nazionale”. Tra le attività finanziabili rientrano campagne di informazione, azioni in materia di relazioni pubbliche, promozione e pubblicità, partecipazione a fiere ed esposizioni di rilevanza nazionale ed internazionale. Ringraziando “tutti quelli che, anche in maniera trasversale, si sono mossi per difendere le indicazioni geografiche e le Dop come concetto che definisce un prodotto di qualità legato indissolubilmente a un disciplinare, a una produzione di carattere territoriale”, il Ministro ha aggiunto che “le proiezioni ci dicono che si può arrivare ad incrementare il mercato del nostro export dai 4 agli 8 miliardi nei prossimi anni continuando a lavorare così”.