(Adnkronos) – “Nel mio rifugio mi interrogo sul senso di molte cose. La notizia della morte di Davide Rebellin ha riacceso molte paure oltre ad aver causato il dolore per l’assurdità di una vita strappata senza alcun senso. Quanti ancora ne verranno ammazzati prima che ci si metta una mano sul cuore e si capisca che così non si può andare avanti?”. Lo scrive l’ultracyclist Omar Di Felice, impiegato da qualche giorno nella traversata dell’Antartide in bici (con slitta di quasi 100 kg) sui suoi canali social.
Di Felice manda il suo messaggio nel quarto giorno dell’avventura, unica finora nella storia delle traversate, bloccato dalla neve: “le ultime 48 ore sono state surreali. Chiuso nella tenda l’unica cosa che sono riuscito a fare è stata liberarla ogni due ore dalla neve che si accumula a causa dei fortissimi venti. Ogni operazione è resa impossibile dall’incessante grido dei venti catabatici”. Ma penda a Davide Rebellin, morto oggi sotto un camion a 51 anni e a un mese dalla cessazione della sua attività agonistica.
“Non ditemi che è un problema di regole, o di ciclisti indisciplinati!. Diamine, è stato assassinato un uomo! Domani potrà toccare a me, o a chiunque di voi: padri, madri, figli, amici, fratelli, conoscenti. E siamo ancora qui a disquisire di regole e ca**ate? Oggi passano in secondo piano i chilometri fatti e quelli che mancano. La durezza di questa natura mai potrà eguagliare la barbarie dell’essere umano moderno”, conclude Di Felice.