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L’invenzione del calendario

Quando l’uomo cominciò a coltivare la terra (tra il 10.000 e l’8.000 a.C.), passò cioè da una vita nomadica alla sedentarietà, non bastò più misurare il tempo in funzione dell’alba e del tramonto. Fu la rivoluzione agricola di quel periodo, il Neolitico, che rese necessario un sistema che indicasse il susseguirsi delle stagioni. Nacque così il calendario per stabilire il tempo della semina, la transumanza del bestiame, la raccolta e la conservazione di cibo per i periodi di siccità. Gli antichi Egizi basarono il loro calendario sull’agricoltura e divisero l’anno in tre stagioni: inondazione (del Nilo), ritiro delle acque, semina e raccolto (3.900 a.C.).

 

Quando i riti religiosi diventarono importanti per la società, fu necessario introdurre la settimana. La prima menzione di tale divisione si ebbe in Mesopotamia nel 1.800 a,C., sotto il regno di Hammurabi, re di Babilonia. Per concludere, i Caldei e gli Assiro-Babilonesi inventarono la suddivisione del giorno in 24 ore, l’ora in 60 minuti, il minuto in 60 secondi. (VIII secolo a.C.)

 

Perché la terra faccia un giro completo attorno al sole, ci vogliono 365,2422, giorni, cioè ¼ di giorno in più della cifra intera. Questo ci obbliga ad aggiungere un giorno ogni 4 anni.

 

I calendari usati dalle varie civiltà variano a seconda delle loro esigenze e credenze religiose, obbligando un aggiustamento che certe volte costringeva ad eliminare 4 mesi. Alcuni si basano sulle fasi lunari.

 

Quello che usiamo ancora oggi è il calendario Gregoriano. Vi sorprenderà conoscere la storia della sua invenzione… tutta italiana!

 

Il calendario Romano aveva solo 10 mesi e 304 giorni, gennaio e febbraio non esistevano; l’anno cominciava a marzo. Questo complicava la ricorrenza dei riti religiosi e le attività dei contadini. Cesare, imperatore e dittatore romano, raccolse gli studiosi più conosciuti del suo impero e cambiò la base del calendario, che da lunare divenne solare. Era l’anno 46 a.C. quando decise che il nuovo conteggio della lunghezza dell’anno dovesse basarsi su 365,25 giorni con l’aggiunta di un giorno ogni 4 anni (il 23 febbraio si ripeteva). L’anno di Cesare però, era sfasato di 11 minuti e 14 secondi. Il nome dato al settimo mese è un omaggio a Giulio Cesare: Julius, luglio.

 

Nel 1582, il 24 febbraio, il papa Gregorio XIII decretò una nuova riforma del calendario togliendo 10 giorni dal 1.582, e il 1700, 1800, 1900, 2100 non dovevano essere considerati anni bisestili.

 

Oggi tutto il mondo usa questo calendario, anche se in altre religioni e paesi, come la Cina, si usa ancora il calendario lunare, oltre al gregoriano per gli scambi commerciali.

 

Un accenno interessante alla misura del tempo.

 

Il tempo si misurava con la meridiana, un bastone che proiettava la sua ombra su un quadrante che segnava l’ora. Più tardi si cominciò ad usare la clessidra, prima ad acqua, troppo scomoda, poi con la sabbia. Vi è stato un tempo in cui persino Galileo usava un metodo inconsueto per conoscere la durata dei suoi esperimenti: il battito del cuore. Ora ci sono meccanismi più complessi e più precisi: gli orologi. Adesso per misurare il secondo si utilizza l’oscillazione della radiazione emessa dall’atomo di cesio-133 e corrisponde all’intervallo di tempo durante il quale l’atomo oscilla 9.192.631.770 volte. Su questa caratteristica costante si basa l’orologio atomico, il più preciso e affidabile.

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