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L’intervista di Giulia Verticchio: il diritto costituzionale e deontologico di esprimere un parere medico

ROMA – Il Dott. Giuseppe Barbaro, cardiologo da 37 anni a Roma, aveva l’anno scorso commentato la situazione sanitaria con queste argomentazioni: “I vaccinati rischiano di sviluppare malattia sintomatica da varianti in quanto hanno anticorpi contro una proteina spike che è diversa da quella della variante mutata. Il rischio è quello di subire un’intensificazione dell’infezione virale anticorpo-mediata (ADE: Antibody-Dependent Enhancement) rispetto al non vaccinato che, al contrario, può avere un’infezione asintomatica con sviluppo dell’immunità naturale e memoria immunologica. Continuare a vaccinare è irrazionale. Porterà allo sviluppo di varianti sempre più vaccino-resistenti e chi ne farà le spese saranno proprio i vaccinati”.

Questo commento è stato in seguito censurato. Il Dott. Barbaro ci spiega: “L’Università La Sapienza mi ha sospeso per 7 giorni per aver dichiarato una realtà scientifica, confermata da numerosa e valida documentazione. Ci sarebbe molto da dire sull’integrità scientifica dell’Ateneo”. Specifichiamo che il potenziamento anticorpo-dipendente ADE è un fenomeno nel quale il legame tra un virus e gli anticorpi non neutralizzanti migliora il suo ingresso nelle cellule ospiti e talvolta anche la sua replicazione, portando ad un aumento sia dell’infettività che della virulenza. Il Dott. Barbaro aveva commentato anche le decisioni politiche italiane con queste riflessioni: “Dissento profondamente con l’imposizione del vaccino a tutti i medici, in quanto non rispettosa del libero pensiero del medico e della sua capacità di critica. Si tratta di un vaccino ancora in fase sperimentale, pieno di incognite, trasformato in atto di fede. Sembra che gli anticorpi si sviluppino tardivamente per cui è necessario un richiamo dopo 1 mese, senza la sicurezza che anche questo richiamo determini lo sviluppo di un titolo anticorpale protettivo. Non sono contrario ai vaccini, ma alla somministrazione di farmaci il cui profilo di efficacia e sicurezza è ancora sub iudice.

Vorrei far presente alcuni punti: 1) Il vaccino viene somministrato senza un’accurata valutazione clinica pre-vaccinale con tampone. È ben noto che se un soggetto ha l’infezione in corso, non deve essere vaccinato; 2) Anche se il tampone è negativo, si dovrebbe fare il test sierologico per valutare la presenza di anticorpi per pregressa infezione. Anche in questo caso, non si dovrebbe somministrare il vaccino, ma monitorare il soggetto nel tempo ed effettuare eventualmente una somministrazione se il titolo anticorpale decresce; 3) Anamnesi allergologica: chi ha avuto reazioni allergiche a farmaci o a precedenti vaccini dovrebbe essere escluso dalla somministrazione; 4) il consenso informato permette la somministrazione del vaccino nella consapevolezza anche di reazioni letali senza rivalsa nei confronti della Pfizer o dell’azienda sanitaria che lo somministra (scudo penale). In questi termini mi sembra di percepire una scaltra strategia per aggirare una palese violazione del codice di Norimberga. Il dubbio, diceva Cartesio, è uno dei nomi dell’intelligenza e il clinico Augusto Murri diceva che il dubbio è parte integrante del processo di decisione clinica.

Il medico, fino a prova contraria, è un intellettuale e come tale libero di ragionare, dubitare e criticare certi dogmi. Mi sembra un ritorno all’epoca dell’Inquisizione”. In seguito a queste affermazioni, il Dott. Barbaro ha subìto altri provvedimenti e ci spiega gli ultimi sviluppi: “Il 7 aprile 2022 sarò convocato dall’Ordine dei Medici per rispondere del mio operato basato sul principio di precauzione da me sempre praticato come espressione della corretta condotta professionale. L’esercizio del diritto di critica professionale nei confronti dei sieri sperimentali, come di ogni trattamento sanitario, non deve essere considerato come illecito disciplinare. Esso infatti è applicazione dell’articolo 1 del codice deontologico, che prevede l’indipendenza del medico nelle sue decisioni in funzione della tutela della salute e della vita del paziente e dell’articolo 48 dello stesso codice in termini di prevenzione (affermato anche dal primo comma dell’articolo 15), che prevede la corretta informazione al paziente dei rischi cui potrebbe andare incontro nel ricevere un farmaco sperimentale. L’esercizio della professione medica non può prescindere dal principio di precauzione che deve sempre ispirare la buona pratica clinica. Chi viola il codice deontologico, in questo caso, è proprio l’Ordine dei Medici”. I

l Dott. Barbaro è specialista in Medicina Interna e in Cardiologia ed è responsabile del Servizio di Cardiologia ed Ecocardiografia del Dipartimento di Medicina Interna, Scienze Endocrino-Metaboliche e Malattie Infettive del Policlinico Umberto I° di Roma e consulente cardiologo per l’area di Chirurgia e Traumatologia del Dipartimento di Emergenza. È specializzato nello studio delle complicanze cardiovascolari associate a malattie virali (ad es. HIV) ed alle complicanze della terapia antiretrovirale (HAART). È autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e di quattro libri. È iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri dal 1984. 

La redazione de Il Cittadino Canadese non condivide necessariamente il pensiero qui espresso, di cui si prende piena responsabilità l’intervistatrice Giulia Verticchio.

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