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Libero scambio, Trudeau incalza l’Europa

Ma il Parlamento della Vallonia, in rappresentanza di una delle tre minoranze linguistiche del Belgio, ha già bocciato l’intesa commerciale: ratifica più lontana

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Ottawa – “Se, in una o due settimane, l’Europa non è capace di firmare un’intesa commerciale progressista con un Paese come il Canada, con chi pensa di poter fare affari nei prossimi anni?”. E poi: “È arrivato il momento che l’Europa decida a cosa serve l’Unione Europea”. Nell’era post-Brexit, infine, un eventuale stralcio dell’accordo vorrebbe dire che “l’Europa ha scelto una strada poco produttiva, sia per i suoi cittadini che per il resto del mondo, e questo sarebbe desolante”. È il monito, durissimo, che il Premier Justin Trudeau ha rivolto a Bruxelles, a proposito del Ceta, l’Accordo di libero scambio tra il Canada e l’Unione europea, in occasione, giovedì scorso, della visita a Ottawa del Primo ministro francese, Manuel Valls. La Francia, dal canto suo, ha ribadito “senza ambiguità” il suo sostegno all’accordo di libero scambio: “Si tratta di un accordo equilibrato e mutualmente vantaggioso: un’opportuità da non farsi sfuggire”, ha spiegato il Premier transalpino. Che non ha perso occasione di sottolineare, invece, il “grande disaccordo” della Francia nei confronti dell’accordo che Bruxelles sta negoziando con gli Stati Uniti, il Ttip. Infine, il leader socialista ha espresso grande apprezzamento per gli sforzi dimostrati dal governo canadese in questo percorso negoziale, tra cui la piena apertura dei propri mercati interni alla concorrenza delle aziende europee. Per l’approvazione definitiva del Ceta, dopo 7 anni di trattative serrate, l’accordo necessita della firma di tutti e 28 gli Stati membri. Una firma, che, inizialmente prevista per il 27 ottobre, rischia però di slittare a data da destinarsi. Sempre la settimana scorsa, infatti, il Parlamento della Vallonia, in rappresentanza di una delle tre minoranze linguistiche del Belgio, ha bocciato l’intesa commerciale, adducendo come motivazione la difesa degli interessi del territorio vallone contro le multinazionali. La bocciatura rispecchia la posizione dei socialisti belgi, che al pari di altre forze di sinistra di diversi paesi d’Europa, come i socialdemocratici in Germania, sono scettici sugli accordi di libero scambio tra UE e altre grandi economie. Due cose, a questo punto, sono chiare: da una parte l’Unione europea rischia di perdere credibilità come negoziatore commerciale su scala globale, dall’altra le istituzioni si ritrovano a dover fronteggiare un’allergia sempre più diffusa (con Bulgaria e Romania in prima fila) rispetto ad accordi su larga scala.

L’IMPATTO ECOCOMICO DELL’ACCORDO – Con l’approvazione dell’accordo commerciale, Unione europea e Canada aprirebbero i loro mercati ai rispettivi beni, servizi e investimenti, anche tramite appalti pubblici. Una valutazione d’impatto ex ante condotta nel 2008 stimava un aumento annuale delle entrate in termini reali di circa 11,6 miliardi di EUR per l’UE e 8,2 miliardi di EUR per il Canada nei sette anni successivi all’attuazione dell’accordo. Prevedeva inoltre un sostanziale contributo alla liberalizzazione degli scambi di servizi, all’aumento del PIL (50% degli aumenti totali per l’UE e 45,5% degli aumenti per il Canada).

RAPPORTI COMMERCIALI UE-CANADA – Nel 2014 l’UE è stata il secondo partner commerciale del Canada, dopo gli Stati Uniti, rappresentando circa il 9,4% del totale delle esportazioni e importazioni di merci del Canada. Nello stesso anno, l’UE ha esportato verso il Canada merci per 31,7 miliardi di EUR e ha assorbito merci canadesi per un valore di 27,4 miliardi di EUR, mentre il Canada si è classificato al 12° posto tra i partner commerciali internazionali dell’Unione.
Tra le principali merci oggetto degli scambi tra i due partner rientrano macchinari, mezzi di trasporto e prodotti chimici. (V.G.)

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