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Fondato nel 1992, il Museo è situato nell'ex residenza dei cappellani. Foto: Gilbert Langlois, Musée des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu di Montréal
L’Hôtel-Dieu: uno sguardo alla sua storia

 L’Italia e il suo scultore Carlo Catelli protagonisti assoluti dello sviluppo storico-artistico della città

 

Veduta aerea dell’antico complesso conventuale degli Hospitalières de Saint-Joseph. Archivi di RHSJM/Aircam

 

Come preannunciato nel numero del 13 dicembre 2023, Il Cittadino Canadese presenta il reportage sul Musée des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu che permette di ripercorrere la storia di Montréal

 

MONTRÉAL – Parlare dell’Hôtel-Dieu significa raccontare la storia di Montréal. Le due storie si intrecciano. Non è un caso, infatti, che nella sua prima forma – un piccolo ambulatorio all’interno del forte dei primi coloni – sia stato realizzato nello stesso anno in cui è stata fondata la città, nel 1642. Per essere successivamente ricostruito come ospedale dopo la sua inondazione, all’esterno della fortezza, dall’infermiera laica francese Jeanne Mance, nel 1645. Co-fondatrice, altresì, assieme a Paul de Chomedey de Maisonneuve, di quella che oggi è considerata una delle città più importanti e più belle del Nord America, Montréal. Per 31 lunghi anni fu l’unica amministratrice, che, grazie alle sue spiccate doti manageriali e gestionali, consentì l’espansione progressiva dell’Ospedale in concomitanza allo sviluppo della colonia. In questo senso, decisivo fu il contributo delle suore francesi Religieuses
hospitalières de Saint-Joseph (Religiose Ospedaliere di San Giuseppe), da lei coinvolte, che arrivarono nel 1659. Dopo la morte di Jeanne Mance, saranno proprio le suore di San Giuseppe – fino al 1967, anno in cui fu ceduto al governo del Québec – a guidare e a dirigere la struttura ospedaliera. Inizialmente situato nel Vecchio Porto sulla rue Saint-Paul, dove attualmente si trova il Museo di Archeologia e Storia Pointe-à-Callière, l’ospedale fu trasferito, a causa di tre terribili e devastanti incendi (1695, 1721 e 1734), nella sua sede attuale, vicino al Mont Royal – all’angolo tra Avenue des Pins e Rue Saint-Urbain – nel 1861. Il complesso ospedaliero comprendeva anche una cappella, la Casa Madre delle Suore, un orfanotrofio, un giardino e un frutteto circondato da una cinta muraria. Nel corso degli ultimi 60 anni, dopo la sua provincializzazione, sono stati aggiunti nuovi padiglioni per ampliarlo. L’Hôtel-Dieu è, pertanto, non solo testimone, ma protagonista attivo di tutta la storia di Montréal, in particolare dell’evoluzione dell’assistenza ospedaliera e della medicina di questa città. Nel 2016 l’ospedale è stato dismesso in seguito all’apertura del nuovo centro ospedaliero dell’UdeM (CHUM).

Una data importante da ricordare è il 1992, anno in cui, per celebrare il 350° anniversario della città e del primordiale edificio ospedaliero, è stato inaugurato il Musée des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu (foto 1), sito al 201 des Pins Avenue West. Gli obiettivi specifici che declinano la sua missione sono: trasmettere la storia di Montréal e della sua fondazione, pubblicizzare l’Hôtel-Dieu, esporre il patrimonio materiale e immateriale delle Hospitalières de Saint-Joseph, dare testimonianza dell’evoluzione della sanità e delle scienze della salute. Abbiamo avuto la possibilità di visitarlo, accompagnati dall’appassionato nonchè competente  curatore e Direttore Generale, Paul Labonne.

“Oggi il museo gestisce la Collection des Hospitalières – ci ha raccontato – composta da oltre 30.000 reperti che permettono di ripercorrere quattro secoli di storia. Ci sono oggetti risalenti all’epoca della Nuova Francia attestanti l’arrivo delle suore a Montréal; sono presenti anche documenti d’archivio di valore eccezionale come quelli firmati dal Re francese Luigi XIV. Voglio evidenziare che non sono molti i musei nella Provincia che possano esporre testimonianze di tale rilevanza e importanza”.

 

Più di 600 suore riposano nella cripta che è cambiata molto poco nel tempo. L’angelo, a destra, è un’opera di Carlo Catelli. Foto: Musée des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu di Montréal

 

Con emozione palpitante abbiamo iniziato il nostro tour e non appena entrati, sulla destra, ci siamo subito trovati davanti al primo significativo reperto storico: un’imponente scala in legno, l’Escalier de l’Hôtel-Dieu de La Flèche (foto 4), regalo della città francese di La Flèche alla metropoli quebecchese (1963). In seguito, è stata restaurata nel 1989, grazie all’iniziativa della Société de immobilière du patrimonie architectural di Montréal (SIMPA), e donata dal Comune al Museo nel 1990. Di indubbia bellezza e maestosità, ha un valore fortemente simbolico. L’autore di questa scalinata è, infatti, Jérôme le Royer de la Dauversière, fondatore della Societé Notre-Dame de Montréal e colui che promosse la fondazione di Ville-Marie, la futura Montréal.

 

Questa scala proviene dall’antico Hôtel-Dieu de La Flèche (Francia), fondato nel 1634 da Jérôme Le Royer de La Dauversière, procuratore della Société de Notre-Dame de Montréal. Foto: Gilbert Langlois, Musée
des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu di Montréal

 

Ritratto di Jeanne Mance, fondatrice di Montréal e dell’Hôtel-Dieu di Montréal. L. Dugardin, olio su tavola
di legno, fine XIX secolo, collezione di RHSJM

 

Continuando il nostro percorso, ci siamo imbattuti nell’ala L’ancien et le nouveau monde, dove abbiamo potuto ammirare numerose testimonianze risalenti al periodo in cui i francesi sbarcarono a Montréal. Documenti firmati direttamente dal Re Luigi XIV, armi, oggetti e manoscritti appartenuti a Paul de Chomedey de Maisonneuve e a Jeanne Mance. Abbiamo potuto constatare il ruolo fondamentale di quest’ultima nella nascita e nello sviluppo della città. “All’epoca, l’Hôtel-Dieu – ha proseguito Paul Labonne – era barricato per difendersi dai frequenti attacchi degli Irochesi, la popolazione autoctona. La cappella era adibita a deposito di artiglieria”. La novità, scoperta grazie ad alcuni documenti recentemente rinvenuti e depositati presso il Musée de la civilisation de Québec, è che Jeanne Mance ha donato “22.000 livres – l’equivalente di 700.000 mila dollari odierni – per reclutare un centinaio di coloni dalla madrepatria con l’obiettivo di proteggere la colonia e portare avanti il progetto fondativo religioso”. Si è trattato di un contributo fondamentale senza il quale sarebbe stato molto problematico lo stesso imponente sviluppo socio-economico-culturale di Montréal. Oggi la tomba di Jeanne Mance (foto 7) si trova, assieme a quelle di altre 600 suore (foto 3), nella cripta situata in quella che, per diverse centinaia di anni, è stata la cappella dell’ospedale. Nel 2017, quest’edificio è stato acquistato dal Comune per essere utilizzato per eventi e ricevimenti. Nel medesimo settore, abbiamo anche visionato molteplici e antichi strumenti medici e arnesi scientifici utilizzati dalle suore per curare i malati e per preparare le medicine, le loro divise e le loro tuniche, una riproduzione della stanza in cui vivevano, oggetti liturgici e decorativi e numerosi utensili della loro vita quotidiana. (foto 9)

 

Statua di un apostolo, modellata in gesso nel 1862 da Carlo Catelli. Sebbene sia indicato il nome di San Filippo, si tratterebbe, invece, dell’apostolo San Mattia la cui arma è un’ascia. Foto: Gilbert Langlois

 

Questa stele indica l’ubicazione della tomba di Jeanne Mance e delle tre prime suore di San Giuseppe arrivate a Montréal nel 1659. Foto: Musée des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu di Montréal

 

Proseguendo il percorso del museo, abbiamo contemplato diverse opere mozzafiato dell’artista italiano Carlo Catelli. Zio del famoso Carlo Onorato Catelli, produttore di pasta molto conosciuto in Canada, faceva parte del gruppo originario di 50 famiglie italiane che emigrarono e si stabilirono a Montréal nel 1845. Con lui si ebbe una vera e propria rivoluzione artistica: se prima i canadesi lavoravano il legno per la realizzazione dei loro lavori, con l’artista italiano viene introdotto il gesso (plâtre), materiale molto più flessibile e facile da lavorare. Come si può vedere dalla statua di St. Philippe (foto 6), l’utilizzo di questo nuovo materiale rendeva possibile creare un effetto maggiormente dinamico: il mantello, la barba, i boccoli e perfino le ossa delle mani sembrano in movimento. Altri dettagli ci permettono di cogliere appieno l’espressività della figura rappresentata: labbra morbide e naturali, sguardo profondo, il gioco di luce e ombra… Eccellente capolavoro! Per l’acquisizione di queste opere per l’Hôtel-Dieu decisivo è stato il ruolo di Monsignor Ignace Bourget, vescovo della diocesi di Montréal dal 1840 al 1876. Fortemente attratto dalle realizzazioni dell’artista, acquistò, nel luglio del 1862,  diverse statue, scolpite dallo scultore italiano, tra cui dodici raffiguranti gli apostoli di Gesù, e le collocò nella cappella del Grand Séminaire. Oggi costituiscono uno dei rari set ancora esistenti realizzati dall’atelier di Catelli. Bourget si recò in diverse occasioni a Roma e si ispirò proprio alla Città eterna per altri progetti. Il suo braccio operativo fu l’architetto Victor Bourgeau che, sotto le direttive del metropolita, esercitò un monopolio artistico nella circoscrizione vescovile di Montréal. Fu proprio lui a plasmarla – mettendo sapientemente insieme diversi stili: neogotico, neoromantico e neobarocco – erigendo grandi complessi conventuali come l’Hôtel-Dieu per le Hospitalières de Saint-Joseph e il convento delle Sœurs Grises (Suore Grigie), ma anche la Cathédrale Marie-Reine-du-Monde, costruita in scala 1/3 avendo come riferimento la Basilica di San Pietro.

 

1909, tre suore passeggiano nel vialetto del loro giardino. Archivio delle Religieuses Hospitalières de Saint-Joseph di Montréal

 

Maschere per anestesia e bottiglia per anestetici, stetoscopio di metà Ottocento, siringa e oftalmoscopi sono tra i dispositivi medico-sanitari della collezione delle Hospitalières

 

Questo nostro breve reportage può solo in parte esprimere le profonde emozioni e i forti sentimenti che abbiamo provato durante il nostro pregnante percorso al Musée des Hospitalières de l’Hôtel-Dieu. Abbiamo cercato di offrirvi soltanto una panoramica per stimolarvi alla sua visita. Non è solo un’eccezionale occasione per i turisti, ma soprattutto per i montrealesi e i quebecchesi per alimentare il proprio senso di appartenenza alla città, alla sua storia, alla sua cultura. Fino al prossimo dicembre, oltre alla mostra permanente, è possibile anche ammirare un’esposizione temporanea che racconta la storia dell’occupazione di Mont Royal da parte delle popolazioni indigene locali, prima, e, successivamente, dai francesi e dagli inglesi.

Il museo è aperto dal martedì al venerdì dalle 10:00 alle 17:00. I giardini solo in estate.

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