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Le due New York City viste tramite due riviste

A New York City ci sono residenti provenienti da oltre 150 paesi di tutto il mondo, e dei suoi 8,8 milioni di abitanti il 36% è nato fuori degli Stati Uniti. È una vera Torre di Babele con 800 tra lingue e dialetti parlati. Ma, alla fine, la distinzione si riduce tra due personalità: i lettori del “New York” e quelli del “New Yorker”. Il più giovane, il “New York”, è nato nel 1968 ed ora pubblicato ogni due settimane da Vox Media. La diffusione è di oltre 400.000 copie per numero ed il costo in edicola è di 7 dollari. Il “New Yorker”, invece, è stato fondato nel 1925, è pubblicato da Condé Nest ed ha una diffusione settimanale di 1,2 milioni di copie. Il suo costo in copertina è di 9 dollari.

 

Il “New York” sfoggia un “nuovo giornalismo” (definito come prospettive soggettive), mentre il New Yorker” è molto più tradizionalista con il giornalista “invisibile”. Mentre la “giovane” rivista si concentra sull’area metropolitana, il “veterano” ha una visione più internazionale e lunghi articoli, ma in compenso ha quasi una vignetta per pagina: alcune comiche, altre leggermente divertenti, ed alcune incomprensibili. 

 

L’incongruenza è che “New York,” che ha tendenze conservatrici, è pubblicato da un gruppo editoriale piuttosto liberale. Al confronto, “New Yorker” è molto più progressista (molto critico con l’ex presidente Usa Donald Trump), ed è pubblicato da una casa editrice come Condé Nast, piuttosto conservatrice (il fondatore, Condé Montrose Nast, è noto per aver creato riviste rivolte ad un pubblico di ceto medio-alto).

 

I lettori delle due riviste sono di conseguenza diversi: più attratti verso la cultura di massa i lettori del “New York”, più di tendenze intellettuali gli abbonati del “New Yorker” (ultimamente pochi pagano l’elevato costo di copertina delle riviste, se non quando le si acquista in aeroporto). Anche se non ci sono ricerche a proposito, si stima che una buona percentuale di lettori si sovrapponga, il che conferma la reputazione della metropoli di “melting pot” (“miscuglio uniforme di umanità”).

 

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