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Lavoro, il Papa riceve la Cgil: “Fate rumore per chi non ha voce”

(Adnkronos) – “Il sindacato è chiamato ad essere voce di chi non ha voce. Fate rumore”. Il Papa incontra per la prima volta in udienza la Cgil guidata dal segretario generale. Bergoglio esprimendo apprezzamento per Maurizio Landini, esordisce a braccio: “Bravo quel ragazzo!”. “In particolare – esorta Francesco – vi raccomando l’attenzione per i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti. Vi ringrazio per ogni iniziativa che favorisce politiche attive del lavoro e tutela la dignità delle persone”. 

L’attenzione del Pontefice va anche al fatto che “in questi anni di pandemia è cresciuto il numero di coloro che presentano le dimissioni dal lavoro. Giovani e meno giovani sono insoddisfatti della loro professione, del clima che si respira negli ambienti lavorativi, delle forme contrattuali, e preferiscono rassegnare le dimissioni. Si mettono in cerca di altre opportunità. Questo fenomeno non dice disimpegno, ma la necessità di umanizzare il lavoro. Anche in questo caso, il sindacato può fare opera di prevenzione, puntando alla qualità del lavoro e accompagnando le persone verso una ricollocazione più confacente al talento di ciascuno. Cari amici, vi invito ad essere “sentinelle” del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili. La gente ha sete di pace, soprattutto in questo momento storico, e il contributo di tutti è fondamentale. Educare alla pace anche nei luoghi di lavoro, spesso segnati da conflitti, può diventare segno di speranza per tutti. Anche per le future generazioni”. 

Dice ancora il Papa: “Grazie per quello che fate e che farete per i poveri, gli immigrati, le persone fragili e con disabilità, i disoccupati. Non tralasciate di prendervi cura anche di chi non si iscrive al sindacato perché ha perso la fiducia; e di fare spazio alla responsabilità giovanile. Vi affido alla protezione di San Giuseppe, che ha conosciuto la bellezza e la fatica di fare bene il proprio mestiere e la soddisfazione di guadagnare il pane per la famiglia”. 

Con il sindacato guidato da Landini, Bergoglio condivide comuni preoccupazioni. “Ci sono ancora troppi morti, mutilati e feriti nei luoghi di lavoro! Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l’intera società”, denuncia il Papa. “Più che contarli al termine di ogni anno, – dice – dovremmo ricordare i loro nomi, perché sono persone e non numeri. Non permettiamo che si mettano sullo stesso piano il profitto e la persona”! 

“L’idolatria del denaro tende a calpestare tutto e tutti e non custodisce le differenze. Si tratta di formarsi ad avere a cuore la vita dei dipendenti e di educarsi a prendere sul serio le normative di sicurezza: solo una saggia alleanza – avverte – può prevenire quegli “incidenti” che sono tragedie per le famiglie e le comunità”. 

“Una seconda preoccupazione – osserva – è lo sfruttamento delle persone, come se fossero macchine da prestazione. Ci sono forme violente, come il caporalato e la schiavitù dei braccianti in agricoltura o nei cantieri edili e in altri luoghi di lavoro, la costrizione a turni massacranti, il gioco al ribasso nei contratti, il disprezzo della maternità, il conflitto tra lavoro e famiglia. Quante contraddizioni e quante guerre tra poveri si consumano intorno al lavoro! Negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti “lavoratori poveri”: persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a mantenere le loro famiglie e a dare speranza per il futuro”. 

LANDINI – “È stato per noi importante e un fattore di grande gioia vedere insieme il 5 novembre scorso in piazza San Giovanni a Roma le bandiere rosse della Cgil e quelle di tante associazioni cattoliche. Quella bellissima giornata ha reso evidente l’impegno comune e il percorso che possiamo fare insieme, laici e cattolici, per cambiare una società fondata sulla competizione, l’egoismo, lo sfruttamento, le tante forme di solitudine, per affermare, invece, il valore dell’eguaglianza, della differenza di genere, della fratellanza e del riconoscimento delle diversità quale fondamento dell’eguaglianza stessa”, ha detto dal canto suo il leader Cgil Maurizio Landini nel corso della prima udienza del sindacato con il Papa. “Come Lei ha detto ‘oggi abbiamo bisogno di costituirci in un ‘noi’ che abita la Casa comune’. 

Quindi ha chiarito Landini, “noi vogliamo essere un sindacato di strada per affermare i diritti della persona nei luoghi di lavoro e nel territorio e ci muove innanzitutto la volontà comune di essere costruttori di Pace e mettere fine a una guerra, causata dalla grave invasione russa, di cui la prima vittima è il popolo ucraino”, ha detto dal canto suo il leader Cgil Maurizio Landini nel corso della prima udienza del sindacato con il Papa. La costante ricerca del dialogo tra diversi più volte espressa da Papa Francesco, insieme all’invito alla fratellanza e del prendersi cura degli altri, aggiunge Landini, “sono la condizione per realizzare, qui ed ora, quella rivoluzione culturale e quella trasformazione sociale di cui anche noi avvertiamo il bisogno per dare un futuro al nostro pianeta”. Un cambiamento “profondo” fondato su un “nuovo umanesimo e non sulla logica del mercato e del profitto”, sul superamento dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. “Ci convince – prosegue Landini – quella idea di ecologia integrale che è una nuova visione economica, sociale ed ambientale che pone al centro la persona, i suoi diritti e l’ambiente respingendo la cultura dello scarto”. 

E tornando alla guerra, Landini ricorda anche quei conflitti in corso da tempo in Africa, Medio Oriente e America Latina condividendo la riflessione di papa Francesco su una “terza guerra mondiale combattuta a pezzi”. E per questo, ribadisce ancora, “siamo contrari alle politiche di riarmo perché è il momento di investire sulla pace, sulla diplomazia e sulla qualità della vita. È il momento che tutti si operino per far tacere le armi, per un cessate il fuoco almeno nel periodo di natale cattolico e quello ortodosso finalizzato a conquistare un negoziato”. 

È il momento dunque, questo, per la Cgil, di rilanciare l’appello promosso nel 1955 da Einstein e Russel, che chiedeva a tutti i governi del mondo “di rinunciare alla guerra e ‘trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutte le controversie'”. Ma non solo pacifismo anche accoglienza e solidarietà perché “guerre, crisi ambientale, carestie, ingiustizie sociali colpiscono in primo luogo i Paesi più poveri costringendo tante persone, a lasciare le proprie terre e fuggire sperando in un futuro migliore”. 

E rivolto ai migranti il cui tema continua a infiammare il dibattito politico aggiunge: “In un Paese come l’Italia dove calano le nascite ed aumentano gli anziani, in cui ogni anno sono di più i giovani italiani costretti ad andare all’estero a lavorare che i migranti che si fermano nel nostro Paese, non è vero che gli stranieri ci rubano il lavoro. Solidarietà e accoglienza sono necessarie tanto più oggi, quando crescono le disuguaglianze basate, certo, sul reddito e sulle quantità di ricchezza, ma anche sulla qualità della vita, sull’accessibilità alle risorse naturali, terra, cibo, acqua, sulla possibilità di difendersi dai disastri ambientali”. 

 

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