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Lavoriamo, Cabrini, lavoriamo…

In occasione della cerimonia della lotteria “Tirage du cœur” del 24 agosto, la Fondazione Santa Cabrini mi ha chiesto di parlare dell’Ospedale Santa Cabrini. Mi sono stati concessi solo pochi minuti per descrivere ciò che distingue il Santa Cabrini da tutte le altre strutture sanitarie. È stato un compito arduo: così poco tempo per esprimere ciò che questo ospedale significa per me, per i miei colleghi, per tutte le Comunità di Montréal-Est.

Mentre riflettevo sul messaggio, i miei pensieri tornavano tutti allo stesso punto di partenza: Francesca Saverio Cabrini, “questa piccola grande donna”, come ha scritto Papa Francesco nella sua testimonianza per commemorare il centenario della morte della Patrona di tutti gli emigranti.

La giovane Francesca Cabrini sognava di diventare missionaria in Cina, ma nessuna Congregazione la voleva a causa della sua salute cagionevole. Troppo fragile, troppo malata, troppo debole, le dicevano sempre. Come si può affidare ad una persona così fragile un compito così gravoso? Ma l’insegnante trentenne, una volta presi i voti, non ha mollato; nulla avrebbe potuto placare il suo amore missionario. Esasperato, il vescovo di Lodi, Mons.

Gelmini si spazientì e le disse: “Vuole fare la missionaria? Non conosco nessuna Congregazione pronta ad aprirle le porte. Prenda le giovani ragazze che ha formato e ne fondi una!”. Nacque così l’Ordine delle Suore Missionarie del Sacro Cuore. Dopo aver aperto molte scuole e orfanotrofi ed alcuni conventi in Lombardia in meno di sette anni, Francesca continuava a sognare l’Oriente. La Cina l’attirava sempre. L’Ordine delle Suore Missionarie del Sacro Cuore si espanse con una rapidità strabiliante. Stabilitasi a Roma, Francesca ottenne, contro ogni previsione, un’udienza da Papa Leone XIII, che però non le prestò ascolto. “Non l’est, ma l’ovest”: decise il Papa. “Lavoriamo, Cabrini, lavoriamo”, aggiunse Leone XIII.

Con sei amici, nel marzo 1899 attraversò l’Atlantico per raggiungere New York, dove vide il caos, la povertà e l’estremo disagio degli Italiani. Sbarcavano a migliaia, anno dopo anno, sulle banchine della metropoli americana per fare fortuna. Rapidamente disillusi, troppo spesso disprezzati, erano

250 000 nei quartieri popolosi, tra operai, stivatori, muratori e minatori a venticinque centesimi al giorno, operai delle ferrovie d’estate, disoccupati d’inverno.

La comunità di Francesca Cabrini crebbe rapidamente: ospedali, scuole e orfanotrofi vennero istituiti nelle principali città degli Stati Uniti per aiutare i poveri, i non istruiti, i malati, gli abbandonati e, in particolare, gli immigrati italiani. Il suo lavoro divenne indispensabile per gli immigrati italiani. Negli anni successivi viaggiò in tutte le Americhe e in Europa, fondando sessantasette istituti, una per ogni anno della sua vita, in otto Paesi. “Lavoriamo, Cabrini, lavoriamo…”.

Nel 1946, trent’anni dopo la sua morte, fu canonizzata da Pio XII e divenne così la prima Santa degli Stati Uniti.

Mentre preparavo il mio discorso per la cerimonia della lotteria Tirage du cœur, mi è venuta in mente una frase di Papa Francesco su Santa Francesca-Saverio Cabrini, che “ci ha insegnato ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare i nostri fratelli e sorelle”.

Ho capito che questa era l’essenza dell’Ospedale Santa Cabrini: un ospedale per terapie intensive e ordinarie di breve e lunga degenza, un centro traumatologico e oncologico, un’istituzione che si distingue da tutte le altre per il suo patrimonio ricco e unico, un ospedale che pratica una medicina moderna e specializzata, che accoglie, cura, protegge e integra i nostri fratelli e sorelle provenienti da tutta la Comunità di Montréal-Est.

Il nostro ospedale celebra il nome di Santa Francesca-Saverio Cabrini perché porta con sé l’eredità di questo senso di responsabilità verso la Comunità e il dovere di proteggere i più deboli.

La vocazione comunitaria incarnata da Madre Cabrini ispira un forte senso di appartenenza in ognuno dei 1 500 dipendenti dell’Ospedale Santa Cabrini. E quando ci si sente così, si è sostenuti da uno scopo, si è spinti da un’energia, da un’ambizione e da un desiderio che, come Francesca Cabrini, permette alle persone comuni di fare cose straordinarie.

Lavoriamo Cabrini, lavoriamo…

 

A cura del Dr. Daniel Kaud

Specialista in Medicina Interna – Ospedale Santa Cabrini

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